Inflazione. Dati ancora sottostimati. Ricadute sulle famiglie

ROMA –   L’Istat continua a rilevare un tasso di inflazione fortemente sottostimato. È evidente che qualcosa nel meccanismo di rilevazione si è inceppato, ma per il bene del Paese e dei cittadini è bene che il problema si risolva al più presto. Stando ai dati diffusi oggi dall’Istituto di Statistica le ricadute su base annua saranno pari a +319 Euro annui per una famiglia di 3 componenti.

Ovviamente, su tali stime non pesa l’incremento dell’IVA scattato ad ottobre, che avrà ricadute drammatiche sulla determinazione di tutti i prezzi e tariffe. In maniera diretta ed indiretta (vale a dire per gli aumenti sul costo del carburante e per i maggiori costi che imprese e professionisti dovranno sostenere) l’incremento dell’aliquota ordinaria determinerà un aggravio di +207 Euro annui a famiglia.

Ricadute insostenibili per un’ampia parte delle famiglie, i cui bilanci sono ridotti ormai allo stremo.  Inoltre tali rialzi avranno effetti pesantissimi sull’andamento dei consumi già in forte contrazione: dalle nostre stime emerge che nel biennio 2012-2013 la caduta complessiva della spesa delle famiglie raggiungerà quota -60 miliardi di Euro. Una contrazione che continuerà a determinare effetti fortemente negativi sulla produzione industriale e, quindi, sull’andamento dell’occupazione e della cassa integrazione. Per porre un punto a tale situazione è fondamentale che il Governo agisca con urgenza e con responsabilità, avviando le indispensabili misure di rilancio del potere di acquisto delle famiglie (a partire da una detassazione della tredicesima) e la ripresa degli investimenti per lo sviluppo e la ricerca.

Per individuare le risorse necessarie a tali operazioni basterebbe cominciare con un passo indietro sul fronte dell’IVA, riportando l’aliquota al 21%, o meglio ancora al 20%. I recenti dati sul fisco hanno infatti dimostrato quanto l’incremento IVA abbia effetti deleteri sui consumi e, quindi, sulle entrate fiscali dello Stato, diminuite di 3,7 miliardi di Euro nei primi 8 mesi del 2013.

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