Disoccupazione, disoccupazione giovanile e scoraggiati. Livelli mai visti prima

ROMA – Raggiungono livelli mai visti prima, livelli mai toccati da quando l’Istat ha cominciato questa rilevazione nell’ormai lontano 1977, i disoccupati in età compresa tra i 15 e i 24 anni di età mentre si conferma sui massimi storici il tasso di disoccupazione per la popolazione nel suo complesso, al 12,50%, come il mese scorso. E su un numero complessivo di italiani disoccupati che ammonta a 3,189 milioni di persone uno su tre non ha ancora compiuto trent’anni.

Istat. Occupati in calo

Nonostante la più volte annunciata, evocata ed implorata ripresa il mercato del lavoro continua a vivere una fase di profonda depressione. Secondo i dati provvisori resi noti oggi dall’Istat a ottobre 2013 gli occupati sono 22 milioni 358 mila, pressoché invariati rispetto al mese precedente e in forte diminuzione rispetto all’anno precedente. Su base annua si sono perse 408 mila unità con un calo dell’1,8%.

Il tasso di occupazione, cioè il rapporto tra gli occupati e la popolazione di riferimento, è quindi pari al 55,5%, in calo di 1,0 punti rispetto a dodici mesi prima. 

Istat. Disoccupati, quasi 300 mila in più. Mai così alto il tasso di disoccupazione

Secondo l’Istat il numero di disoccupati in Italia è pari, ad ottobre, a 3 milioni 189 mila, invariato rispetto a settembre ma con un aumento brutale di quasi il 10 per cento rispetto allo scorso anno. Più 9,9% su base annua corrispondenti ad un aumento di 287 mila disoccupati.

Dopo questa emorragia di lavoro il tasso di disoccupazione resta fermo al 12,5%, come nel mese precedente ma in aumento di 1,2 punti percentuali nei dodici mesi. 

Il livello di 12,5 per cento del tasso di disoccupazione è il livello più alto mai registrato in Italia dall’inizio delle rilevazioni nel 1977.

Istat. Scoraggiati. Un esercito

Il numero degli inattivi, ovvero il numero di persone che non fanno parte delle forze di lavoro in quanto non classificate come occupate o in cerca di occupazione, assomma al numero di 14,7 milioni di unità. Amaro l’approfondimento sui motivi dell’inattività.

2,5 milioni di inattivi infatti non cercano lavoro per motivi famigliari mentre ben 1,9 milioni di persone non cercano perché ritiene di non riuscire a trovare nulla.

Un esercito di scoraggiati che conta più abitanti di molte grosse città italiane.

Disoccupazione giovanile. Nuovi record

Tocca nuovi record la disoccupazione giovanile nel nostro Paese confermandosi ancora una volta come la grande piaga sociale dei nostri anni. I disoccupati di età compresa tra 15 e 24 anni sono 663 mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 41,2%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,8 punti rispetto allo scorso anno. Egualmente drammatico il dato per la classe di età compresa tra 18 e 29 anni con “il tasso di disoccupazione che si attesta al 28,0% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione 68 mila (+17,2%, pari a 157.000 unità). In questa classe di età i disoccupati rappresentano il 14,0% della corrispondente popolazione (7 milioni 621 mila)”.

Giovannini ottimista. Squinzi “Beato lui”

Ha mostrato un cauto ottimismo sui dati Istat il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che ha affermato che queste cifre non sono sorprendenti e come la “loro stabilità ci lascia sperare che nei prossimi mesi anche l’occupazione possa aumentare. L’importante è far ripartire l’occupazione e riattivare il mercato del lavoro. Le azioni di questi mesi stanno cominciando ad avere effetti, anche se non si vedono nei dati aggregati”. 

Al cauto ottimismo del Governo risponde lapidaria Confindustria con il presidente Giorgio Squinzi che commenta l’Ottimismo di Giovannini, “Beato lui”.

Cgil. Cambiare la politica economica

La segretaria nazionale della Cgil, Serena Sorrentino esprime forte preoccupazione per i dati resi noti dall’Istat. Questi numeri confermerebbero “la necessità di cambiare la politica economica investendo sul lavoro” mentre non “è comprensibile l’ottimismo del ministro del Lavoro in assenza di scelte straordinarie”. 

Per la Cgil è necessario “sbloccare il turn over nella pubblica amministrazione, cambiare le norme previdenziali che bloccano le uscite e intervenire sulla fiscalità, diminuendo il carico sia per le imprese che assumono e investono sia per i redditi da lavoro e da pensione. Questo consentirebbe, infatti, di far ripartire un po’ i consumi”. 

 

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