Poste Italiane. Dalla Svizzera parte la privatizzazione

ROMA – Il Ministro Saccomanni ha annunciato, a margine della riunione del World Economic Forum in Svizzera, l’intenzione di avviare il processo di privatizzazione di Poste Italiane. Il 40 per cento della ditta dovrebbe essere piazzato sul mercato entro la fine del 2014 e portare nelle esangui casse del Paese circa 4 miliardi di euro.

Draghi intanto, in una intervista, pone l’attenzione sulla debolezza della crescita che non lascia spazio a troppi ottimismi. E anche da Davos arrivano inviti alla cautela, per l’Europa ancora non è arrivata la svolta.

Poste. 4 miliardi dalla vendita di quote

Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, parlando dal World Economic Forum di Davos ha annunciato che partirà da Poste Italiane il piano sulle privatizzazioni che il Governo si appresta a lanciare. In particolare, ha dichiarato il Ministro, “Domani ci sarà il decreto del presidente del Consiglio che fa iniziare il processo di privatizzazione previsto. Per le Poste si comincia con il 40%, poi vediamo”.

Già nel corso dello scorso mese di novembre il governo aveva comunicato l’intenzione di incassare circa 12 miliardi dalla vendita di quote, e si era parlato di una quota di controllo di Sace e Grandi Stazioni, quote non di maggioranza di Enav, Stm, Fincantieri, Cdp Reti, il gasdotto Tag e il 3% di Eni.

Poste ha però l’onore di passare per prima dalle parole ai fatti.

Secondo quanto detto dal viceministro Antonio Catricalà nei giorni scorsi si ritiene plausibile la quotazione di Poste entro l’anno. La quota sul mercato dovrebbe essere tra il 30 ed il 40 per cento del capitale e dovrebbe assicurare introiti per circa 4 miliardi di euro.

Draghi. Europa ancora a rischio

Il presidente della Bce Mario Draghi,  in un’intervista ad un giornale svizzero mette in guardia dagli eccessivi ottimismi sulla fine della crisi. Secondo Draghi si vedono “segnali incoraggianti e i primi segnali di ripresa economica nell’area euro, la quale però è ancora debole e irregolare”.

Ma oltre i primi segni positivi il governatore ricorda come “i rischi di ricadute sono forti. Sarei cauto a non dare previsioni eccessivamente ottimistiche”.

L’economia della UE ha infatti ritrovato una dinamica di crescita con andamento molto disomogeneo tra i paesi membri ed un tasso medio di disoccupazione, al 12 per cento, che resta molto elevato.
Un dato incoraggiante sottolineato da Draghi è che la crescita non è basata solo sulle esportazioni, ma in parte poggia anche sulla domanda interna. Scarsi invece, sempre secondo Draghi, i rischi di deflazione nella UE.

Davos. Anche Barroso invita alla cautela

Da Davos anche il presidente della Commissione europea Jose Barroso, parlando al World Economic Forum, invita alla cautela. Secondo Barroso “Abbiamo svoltato l’angolo ma non possiamo dire di essere fuori dalla crisi con un livello tanto elevato di disoccupazione. Quindi dobbiamo continuare con le riforme per arrivare a un livello di disoccupazione accettabile”.

E soprattutto guai a mollare la presa, sempre secondo Barroso “Potrebbe esserci la tentazione di rilassarsi” e proprio per questo gli enti e gli istituti internazionali devono mantenere alta la guardia perché non si commettano nuovamente i medesimi errori del passato e si risolvano i problemi di competitività. Barroso conclude quindi che  “abbiamo imparato la lezione, ma siamo lontani dall’avere concluso il lavoro, ma non c’e’ spazio per il compiacimento”.

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