Stipendi manager. Ridurli per aziende pubbliche ed ex municipalizzate

ROMA – Condividiamo pienamente la necessità di attuare un taglio ai compensi dei manager pubblici, soprattutto in questa fase di crisi per il Paese che vede le famiglie sempre più povere (un italiano su sei vive con meno di 640 Euro al mese) e i pensionati sempre più a disagio (sono oltre 8 milioni i pensionati sotto la soglia dei 1.000 Euro al mese). 

Un’operazione necessaria a reintrodurre principi di equità e ridurre intollerabili diseguaglianze, accorciando la distanza incolmabile tra quanto percepito dai dipendenti e dai vertici della pubblica amministrazione.

Un primo passo avanti per scardinare la concentrazione della ricchezza che, non lo dimentichiamo, nel nostro Paese vede oltre il 45% delle risorse in mano ad appena il 10% delle famiglie. Siamo convinti, anzi, che tale misura non debba limitarsi ai dirigenti pubblici, ma debba riguardare tutte le aziende ex municipalizzate e simili (a partire da Acea, A2A, Iren, Hera, ecc.). Si tratta di operazioni fondamentali: è intollerabile che, mentre tali aziende si trovano alle prese con gravi dissesti finanziari, i loro vertici continuino a percepire stipendi milionari. Chiediamo che, oltre al tetto ai compensi, si operi un ridimensionamento dei componenti dei consigli di amministrazione. Inoltre è necessario imporre una svolta nella gestione complessiva di queste aziende: basta con l’assunzione di “amici e parenti”. Nuove assunzioni, così come promozioni e avanzamenti dovranno basarsi unicamente sul merito, sulla professionalità, sulle capacità.

Altro nuovo, importante, parametro di gestione dovrà essere quello relativo alla valutazione della qualità del servizio offerto: un parametro che non può prescindere dalla soddisfazione dei clienti, basandosi, come avviene spesso, unicamente sui risultati di bilancio.

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