Martini, Filcams: ‘l’Universo Terziario deve contare di più, dare voce a chi non ne ha’

Aperti i lavori del XIV Congresso Nazionale

ROMA – Si è aperto nel pomeriggio il XIV congresso della Filcams Cgil Nazionale, la più grande categoria della Cgil per numero di iscritti attivi. Gli oltre 800 delegate e delegati si sono ritrovati a Riccione per il più importante appuntamento democratico, al quale si arriva dopo lo svolgimento di 5170 assemblee, che hanno coinvolto oltre 130mila iscritti (1/3 degli iscritti), e oltre a centinaia di lavoratrici e lavoratori non iscritti, determinando il risultato finale di una adesione del 97,88% al documento presentato dalla maggioranza del Comitato direttivo della Cgil.

Il segretario generale, Franco Martini, nella sua approfondita relazione, ha voluto mettere in risalto l’importanza del settore Terziario: “Vogliamo essere una categoria che rivendica la giusta attenzione, il giusto peso nelle scelte della confederazione, siamo una categoria impaziente di veder proiettata nella storia della Cgil che ancora deve essere scritta, la storia delle centinaia di migliaia di donne e uomini che formano il popolo del terziario, un popolo fino ad oggi troppo silenzioso, senza voce, fin troppo umile e paziente, fin troppo spettatore.”

In questi anni la Filcams Cgil si è inoltrata in territori forse mai esplorati, sperimentando modalità organizzative anche inedite, come nel caso degli studi professionali e più recentemente del lavoro domestico cercando di dare voce a tutti le lavoratrici e i lavoratori troppo spesso invisibili.

Martini ha analizzato le difficoltà del settore, commercio, turismo, servizio, cooperazione, ma anche le problematiche legate alla contrattazione, in un momento di continua frammentazione delle controparti, e l’importanza dei rapporti unitari tra sindacati e della strategica necessità di un vero cambio di passo nel mondo del lavoro. “Ogni giorno in Italia si perdono circa 1000 posti di lavoro!” ha affermato il segretario generale. “Fare presto deve significare anche fare bene, perché combattere la crisi non è solamente risolvere un’equazione di matematica finanziaria; combattere la crisi è soprattutto vincere le gravi ingiustizie sociali che con la crisi si sono ulteriormente accentuate. Non possiamo separare l’intervento sull’emergenza da quello sulla crescita. Abbiamo bisogno di politiche per la crescita e lo sviluppo.”

Qualche battuta anche sull’accordo sulla rappresentanza, che, secondo Martini, “come tutti gli accordi sofferti presenta anche alcuni compromessi, ma è l’inizio di un nuovo capitolo nella storia delle relazioni sindacali.”

“È un accordo però che dischiude un portone, spalanca un cancello enorme a tutte quelle categorie che fino ad oggi sono private di ogni sistema di regole e vivono in un regime totalmente discrezionale. C’è una parte del mondo del lavoro, che è la parte preponderante, che non ha regole, che stenta ad avere un luogo di identificazione della propria condizione, che vive la solitudine della dispersione e della precarietà. E’ un mondo del lavoro che non ha voce, ma che vorrebbe averla, in virtù di un giusto riconoscimento del valore del proprio lavoro e della dignità della persona che lo svolge che non ritiene essere inferiore a quella di coloro dei quali si interessa maggiormente la politica e la comunicazione.”

L’allargamento dei diritti e delle regole,  per dar vita ad una democrazia sindacale che dia voce agli invisibili, è un problema solo della Filcams?

“La Filcams deve contare sempre di più; deve contare di più l’universo terziario, quell’esercito silenzioso ed invisibile composto da centinaia di migliaia di donne e uomini, giovani, migranti, che probabilmente non hanno scritto la storia passata di questa Confederazione, ma che sicuramente potranno scrivere il futuro del nostro sindacato.”

Un futuro dove non esistono più certezze, dove bisogna inventare, sperimentare, verificare, mettere in discussione, pensare, pensare il futuro senza paraocchi o preconcetti.

“Se la Cgil, se tutto il sindacato, sapranno guardare alla ricchezza di questo pianeta” ha concluso Martini, “la parola cambiamento non sarà più un auspicio, ma una speranza concreta che potremo consegnare già oggi alle generazioni che questo pianeta riceveranno in eredità.”

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