Istat conferma deflazione. Mai così male dal 1959

ROMA – L’Istat conferma la fase di deflazione: a gennaio il tasso ha segnato quota -0,6%, il minimo dal 1959.Un segnale concertante. 

Se i prezzi scendono in questo modo non è certo un segnale positivo. Bensì è a causa della grave crisi della domanda di mercato interna, che denunciamo instancabilmente da anni.Basti pensare che la caduta dei consumi solo nel triennio 2012-2013-2014 è stata pari al -10,7%  (vale a dire una contrazione complessiva della spesa di circa 78 miliardi di Euro).Le famiglie hanno ridotto drasticamente persino i consumi vitali e difficilmente intaccabili, come quello alimentare (-11,6% dal 2008) e quello della sanità (-23,1% sempre dal 2008).

La profonda crisi delle famiglie (attestata anche dall’andamento della povertà rilevato ieri) riporta ripercussioni sempre più drammatiche sull’intera economia.Quello che ci preoccupa maggiormente è che in questi anni, nonostante l’avanzare di segnali evidenti circa tali sviluppi, nulla o quasi è stato fatto per risollevare la situazione ed aprire una nuova fase di crescita e di rilancio della domanda interna. Non sono stati avviati investimenti per rilanciare il mercato del lavoro, né per lo sviluppo e la ricerca, né per il rilancio del turismo.

È chiaro che, se il Governo non si decide ad intervenire su questi fronti, l’intero andamento del sistema economico non potrà che peggiorare.Per questo, di fronte a dati così allarmanti, vorremmo richiamare alla responsabilità Governo e Parlamento, affinché attuino urgentemente le misure di cui il Paese ha veramente bisogno, in primis un Piano Straordinario per il Lavoro che preveda:

– il rilancio investimenti per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (in primo luogo per quanto riguarda le rete a banda larga);

– un serio programma per l’incentivazione e lo sviluppo del turismo, che sappia valorizzare l’inestimabile patrimonio di cui il nostro Paese dispone;

– un avvio di opere di modernizzazione delle infrastrutture e messa in sicurezza degli edifici pubblici, a partire da scuole e ospedali.

Sia ben chiaro che intervenire sul versante del rilancio occupazionale non significa solo restituire redditi e prospettive a milioni di disoccupati, ma anche alleggerire il carico che attualmente pesa sulle famiglie che, con stipendi e pensioni di genitori e nonni, sostengono i giovani (e no) senza lavoro.

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