TTIP: quando le carte smentiscono la Commissione europea e il Governo

Oggi incontro a Roma con la Commissaria UE Malmstrom, ma non c’è spazio per un vero contraddittorio

ROMA – Sembrano due mondi separati, ma in realtà si riferiscono alla stessa cosa. Si tratta degli scenari benefici creati dal TTIP, l’accordo di libero scambio tra UE e USA, così come presentati dalla Commissione europea e dal Governo italiano, e quello che effettivamente è scritto nei (pochi e insufficienti) documenti resi di pubblico dominio. Elementi che aumentano e certo non diminuiscono le preoccupazioni sulle ricadute negative che l’approvazione del TTIP potrebbe portare, a cominciare dalla questione degli standard agroalimentari che, secondo le istituzioni europee, non verranno abbassati.

Nei testi di posizionamento dell’Unione europea viene ribadito il ruolo centrale del Codex Alimentarius, l’organismo Fao/Oms deputato all’elaborazione degli standard di qualità alimentare, dai residui di pesticida nei piatti all’uso di Ogm. Considerato che spesso i criteri usati dal Codex per la qualità degli alimenti sono più permissivi di quelli europei, questo significa che ogni variazione più restrittiva potrebbe essere considerata “distorsiva del mercato” e per questo sanzionata. La mancanza poi, nel mandato negoziale, di ogni riferimento esplicito al “Principio di precauzione” è un ulteriore elemento di preoccupazione.

Per il Governo italiano le IG saranno il cavallo di battaglia da difendere nel TTIP. Una posizione che prova a distrarre rispetto al fatto che se è vero che l’apertura del mercato agroalimentare europeo porterà a un incremento delle esportazioni europee del 60%, la contropartita sarà un aumento delle importazioni statunitensi del 118% con un impatto pesante sull’agricoltura europea e italiana, tra i settori “perdenti” come evidenziato anche dal Rapporto Prometeia redatto per il Governo italiano. Peraltro la tutela delle IG sarà parziale come dimostra il CETA, l’accordo con il Canada, in cui su oltre 1400 IG riconosciute in EU, di cui 273 italiane, solo 141 sono state inserite (40 italiane) in un regime che prevede comunque la convivenza con tutto l’italian sounding (come il Parmesan) registrato prima dell’ottobre 2013 e soprattutto la reciprocità: anche sui nostri scaffali arriverà il Parmesan, ora non consentito.

“Ci sarebbe bisogno di maggiore chiarezza da parte di Commissione europea e Governo italiano” dichiara Elena Mazzoni, coordinatrice di Stop TTIP Italia, la coalizione di oltre 300 organizzazioni che si oppone al TTIP “ma purtroppo la comunicazione istituzionale si limita a promuovere il negoziato senza aprire spazi di vero e proprio contraddittorio, basti pensare che il panel definito per l’incontro di Cecilia Malmstrom di oggi a Roma prevede relatori tutti dichiaratamente a favore della conclusione del trattato”.

“Più analizziamo i contenuti dei documenti disponibili, e che si riferiscono al solo posizionamento dell’Unione visto che i testi negoziali sono inacessibili” sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della campagna Stop TTIP Italia, “più emergono dubbi e perplessità sulle posizioni a nostro modo di vedere troppo acritiche del Governo italiano: dalla trasparenza ai servizi, per passare all’agroalimentare e alla tutela degli investimenti, stiamo parlando di questioni che riguardano la vita di ogni cittadino e verso cui il Governo dovrebbe avere atteggiamento più laico e meno partigiano. Gli emendamenti presentati alla risoluzione sul TTIP al Parlamento europeo così come la stessa spaccatura emersa a Strasburgo tra le forze politiche poche settimane fa dimostra come le nostre posizioni si basino su dati di realtà”.

La campagna Stop TTIP Italia ha preparato un breve documento dove vengono elencate alcune delle criticità e delle contraddizioni emerse dall’analisi di documenti, ricerche e stime di impatto, scaricabile dalla pagina https://stopttipitalia.files.wordpress.com/2014/02/smitizzare-la-malmstrom-def.pdf

TTIP: quando le carte smentiscono la Commissione europea e il Governo

Oggi incontro a Roma con la Commissaria UE Malmstrom, ma non c’è spazio per un vero contraddittorio

Sembrano due mondi separati, ma in realtà si riferiscono alla stessa cosa. Si tratta degli scenari benefici creati dal TTIP, l’accordo di libero scambio tra UE e USA, così come presentati dalla Commissione europea e dal Governo italiano, e quello che effettivamente è scritto nei (pochi e insufficienti) documenti resi di pubblico dominio. Elementi che aumentano e certo non diminuiscono le preoccupazioni sulle ricadute negative che l’approvazione del TTIP potrebbe portare, a cominciare dalla questione degli standard agroalimentari che, secondo le istituzioni europee, non verranno abbassati.

Nei testi di posizionamento dell’Unione europea viene ribadito il ruolo centrale del Codex Alimentarius, l’organismo Fao/Oms deputato all’elaborazione degli standard di qualità alimentare, dai residui di pesticida nei piatti all’uso di Ogm. Considerato che spesso i criteri usati dal Codex per la qualità degli alimenti sono più permissivi di quelli europei, questo significa che ogni variazione più restrittiva potrebbe essere considerata “distorsiva del mercato” e per questo sanzionata. La mancanza poi, nel mandato negoziale, di ogni riferimento esplicito al “Principio di precauzione” è un ulteriore elemento di preoccupazione.

Per il Governo italiano le IG saranno il cavallo di battaglia da difendere nel TTIP. Una posizione che prova a distrarre rispetto al fatto che se è vero che l’apertura del mercato agroalimentare europeo porterà a un incremento delle esportazioni europee del 60%, la contropartita sarà un aumento delle importazioni statunitensi del 118% con un impatto pesante sull’agricoltura europea e italiana, tra i settori “perdenti” come evidenziato anche dal Rapporto Prometeia redatto per il Governo italiano. Peraltro la tutela delle IG sarà parziale come dimostra il CETA, l’accordo con il Canada, in cui su oltre 1400 IG riconosciute in EU, di cui 273 italiane, solo 141 sono state inserite (40 italiane) in un regime che prevede comunque la convivenza con tutto l’italian sounding (come il Parmesan) registrato prima dell’ottobre 2013 e soprattutto la reciprocità: anche sui nostri scaffali arriverà il Parmesan, ora non consentito.

“Ci sarebbe bisogno di maggiore chiarezza da parte di Commissione europea e Governo italiano” dichiara Elena Mazzoni, coordinatrice di Stop TTIP Italia, la coalizione di oltre 300 organizzazioni che si oppone al TTIP “ma purtroppo la comunicazione istituzionale si limita a promuovere il negoziato senza aprire spazi di vero e proprio contraddittorio, basti pensare che il panel definito per l’incontro di Cecilia Malmstrom di oggi a Roma prevede relatori tutti dichiaratamente a favore della conclusione del trattato”.

“Più analizziamo i contenuti dei documenti disponibili, e che si riferiscono al solo posizionamento dell’Unione visto che i testi negoziali sono inacessibili” sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della campagna Stop TTIP Italia, “più emergono dubbi e perplessità sulle posizioni a nostro modo di vedere troppo acritiche del Governo italiano: dalla trasparenza ai servizi, per passare all’agroalimentare e alla tutela degli investimenti, stiamo parlando di questioni che riguardano la vita di ogni cittadino e verso cui il Governo dovrebbe avere atteggiamento più laico e meno partigiano. Gli emendamenti presentati alla risoluzione sul TTIP al Parlamento europeo così come la stessa spaccatura emersa a Strasburgo tra le forze politiche poche settimane fa dimostra come le nostre posizioni si basino su dati di realtà”.

La campagna Stop TTIP Italia ha preparato un breve documento dove vengono elencate alcune delle criticità e delle contraddizioni emerse dall’analisi di documenti, ricerche e stime di impatto, scaricabile dalla pagina https://stopttipitalia.files.wordpress.com/2014/02/smitizzare-la-malmstrom-def.pdf

Per contatti:

Monica Di Sisto – 335 8426752

Elena Mazzoni – 328 1312595

Web: http://stop-ttip-italia.net

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