Grecia. I sacrifici non sono mai abbastanza. La ristrutturazione ordinata è una favola

ATENE – Il governo greco potrebbe cedere, di fronte alla pressione montante in arrivo dai rappresentanti della ‘troika’ – Fondo Monetario Internazionale, Ue e Bce – che continuano a chiedere ‘meno Stato’ come garanzia per l’assegnazione di ulteriori aiuti ad Atene.

Sul piatto la quinta tranche da 12 miliardi di euro, facente parte dell’aiuto concesso alla Grecia un anno fa per affrontare il problema del debito,  ed un eventuale nuovo prestito da 60 miliardi per il periodo 2012-2013.
Costerà carissimo agli amici greci questo ‘aiuto’ sarebbe infatti già pronto un progetto di legge che prevederebbe la fusione o la chiusura definitiva di circa 200 degli oltre 1.800 enti pubblici in rosso con il conseguente licenziamento di molti dipendenti.
Ma il nuovo accordo di aiuti per la Grecia comprenderebbe anche un coinvolgimento senza precedenti nel sistema di raccolta fiscale del Paese e nuovi, sempre più massicci, piani di privatizzazione. Ad affermarlo è il Financial Times che in un articolo pubblicato oggi parla anche di incentivazioni ad accordi con i detentori dei titoli del debito pubblico greco.

 

Il problema della raccolta fiscale in Grecia, uno degli unici due paesi, insieme alla Spagna, dove l’evasione fiscale è stimata come maggiore di quella italiana, resta un macigno di difficile gestione. Dopo che nel mese di maggio dello scorso anno, Atene aveva evitato di un soffio il default con l’aiuto di un piano di salvataggio da 110 miliardi e nonostante il taglio del deficit di bilancio di circa un terzo, adesso viaggia intorno al 10,5% del prodotto interno lordo l’anno scorso, la raccolta fiscale e’ infatti rimasta al palo senza riuscire a condurre il Paese su di un sentiero di equilibrio sostenibile di lungo periodo.
A ciò si aggiungano i ritardi nel processo di privatizzazione che non ha garantito quel flusso di valuta fresca che le esangui casse ateniesi attendevano.
Al momento media greci annunciano che i dialoghi con la troika potrebbero terminare venerdì così da avere un verdetto da portare all’Ecofin del prossimo 6 giugno a Lussemburgo.

 

E sulla voce di una possibile ristrutturazione del debito ellenico senza scampo la affermazione del membro italiano del board della BCE. Lorenzo Bini Smaghi  ha infatti dichiarato al ‘Financial Times’ “Ristrutturare il debito o uscire dall’euro sarebbe come una condanna a morte, abolita nell’Unione europea”.  “gli effetti sarebbero drammatici”. Per Bini Smaghi coloro che sono convinti  che si possa fare una ristrutturazione ordinata sono gli stessi che ” a meta’ settembre 2008 dicevano che i mercati erano pienamente preparati al fallimento di Lehman Brothers”, la banca americana il cui crac ha messo in crisi i mercati finanziari di tutto il mondo.

 

 

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