Trasporti: Bollo sulle auto d’epoca. Tanta confusione

Imporre il bollo ordinario rappresenta un grave disagio a importanti settori dell’economia

ROMA – La questione del bollo per le auto storiche ha scatenato un vero e proprio putiferio negli ultimi mesi.  Secondo il Ministro nessuna regione potrà apportare modifiche a quanto deciso dalla Legge di Stabilità 2015 (alcune regioni avevano  legiferato con aumenti  agevolati  in merito al bollo per le auto e le moto d’epoca). La risoluzione del Ministero dell’Economia 4/DF del primo aprile 2015 ha chiarito che i parametri indicati nell’articolo 63, commi 2 e 3 della legge 342 del 2000 non sono più in vigore e quindi i veicoli ultra-ventennali devono pagare la tassa ordinaria. 

Ha precisato inoltre che, nella sentenza 297 del 26 settembre 2003, la Corte Costituzionale ha chiarito che lo Stato ha attribuito alle Regioni il gettito e l’attività amministrativa relativa alla riscossione e un limitato potere di agire sulle tariffe, ma non la disciplina del tributo che resta di competenza esclusiva dello Stato. Le Regioni dunque devono attenersi a quanto stabilito nella normativa introdotta con la legge di stabilità per il 2015.

Su questo parere del Ministero non tutti sono d’accordo e alcune Regioni hanno fatto ricorso alla Consulta. In quanto secondo le stesse la modifica al titolo V della Costituzione ha stabilito che, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa. La finanza locale (art. 119 Costi.) si fonda su 3 pilastri: autonomia impositiva; compartecipazione al gettito di tributi erariali, riferibili al territorio (territorialità dell’imposta); fondo perequativo per colmare eventuali squilibri tra le Regioni, derivanti dalla diversa capacità fiscale dei territori, e per assicurare gli stessi standard nell’erogazione di alcuni servizi. A questi si aggiunge la finanza straordinaria, costituita da risorse aggiuntive destinate dallo Stato a zone specifiche per sviluppo, crescita, coesione, solidarietà sociale e rimozione di squilibri economici e sociali.

In attesa di sapere dove sta la ragione, da parte nostra vogliamo far osservare che in un momento di crisi economica che è tuttora fortemente presente nel nostro Paese, molti dei possessori di auto le mantengono soltanto per affetto o per brevi passeggiate o raduni domenicali. A fronte della introduzione del bollo molto “pesante” viste le cilindrate di molte macchine del passato, opteranno per una rottamazione del loro veicolo. Questo, oltre a danneggiare il patrimonio storico costituito da auto e moto d’epoca “d’altri tempi”, molti dei quali rappresentano veri gioielli frutto delle capacità dei costruttori italiani, porterà ad una forte contrazione dell’indotto nato sulle macchie e moto d’epoca. Indotto fatto, ad esempio,  per denaro circolante nei raduni (autostrada-ristorante-benzina- pernottamento-turismo). Pensiamo a tutto quel settore dell’artigianato altamente professionalizzato, fatto di officine-elettrauti- carrozzieri-tappezzieri e ricambisti! Nell’auspicare che la Consulta dia alle Regioni la possibilità di legiferare in una materia che è di loro competenza e, quindi, di introdurre normative regionali che consentano di ripristinare un percorso di giusta  logica  di salvaguardia di un  nostro patrimonio, vorremmo che anche il Governo non ragionasse solo nei termini di “fare cassa”. Vorremmo che capisse che vi sono patrimoni comuni e che le auto e le moto d’epoca appartengono ad essi. L’equiparazione del bollo a quello delle auto “moderne” dà luogo a un  disagio che può portare un notevole danno a un settore che non riguarda solo i cosiddetti “amatori”, ma che di fatto è un indotto importante per  l’economia.

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