Un ministero in difesa dell’euro

ROMA – Lo stato della nostra economia e il caos politico interno della maggioranza di governo, per quanto gravi, non spiegano del tutto l’attacco speculativo contro l’Italia. La speculazione contro i titoli di stato e la borsa italiani, dopo quella contro gli altri paesi del Pigs, fa parte di una strategia concertata per far saltare il sistema dell’euro e minare definitivamente le strutture dell’Unione europea.

Se la corsa al ribasso fosse dovuta soltanto ai comportamenti genuini dei mercati e degli speculatori che, come è noto, fiutano il sangue e azzannano la preda più in difficoltà, allora ci sarebbe da settimane un vero e proprio run nel confronti dei titoli pubblici e privati americani.
Infatti a Washington tutti, a cominciare dal presidente Barack Obama, parlano del rischio di un imminente default tecnico, cioè di insolvenza degli Stati Uniti di fronte ai suoi impegni di pagamento. Già a metà maggio gli Usa hanno raggiunto il tetto massimo di debito pubblico, cioè 14.300 miliardi di dollari, consentito dalla legge finanziaria votata dal Congresso. Ad agosto il Tesoro Usa dovrà pagare almeno 306 miliardi a fronte di entrate per 172 miliardi di dollari!

Gli Usa hanno ufficialmente un debito pubblico pari al 100% del Pil. In realtà è del 140% se si aggiungono i debiti degli Stati, delle città e degli altri enti locali delle federazione (20%) e quelli dei due colossi delle ipoteche e dei mutui, Fannie Mae e Freddie Mac (un altro 20%), che di fatto sono statalizzati dopo il loro salvataggio. A fine 2010 il debito aggregato (debito pubblico più quello delle famiglie e delle imprese non finanziarie) era di 242,8% del Pil per gli Usa e di 244,2% per l’Italia. Di fatto identici.
Washington sta cercando di allontanare il default con un accordo in extremis all’interno del Congresso per alzare il tetto del debito pubblico, anche se una parte del partito repubblicano sembra voler far saltare il banco. Naturalmente si stanno poi preparando anche programmi di tagli profondi alla spesa pubblica, ai servizi sociali e alle pensioni.
Comunque, per ogni evenienza è pronta la rotativa per stampare altri centinaia di miliardi di dollari, come è stato fatto in passato. A pagare, però, oltre ai cittadini americani, sarebbe il resto del mondo, non solo la Cina, inondato di nuova liquidità ballerina. Ma questo l’Europa non può farlo e non dovrebbe tollerare che altri lo facciano.
Allora chi frena i mercati nell’attaccare il dollaro e i titoli Usa e guida invece gli assalti contro l’euro e le economie dell’Ue?
I rumor di borsa parlano di massicci ordini di vendita di titoli italiani provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, sia da hedge fund che da fondi pensione. Anche i grandi investitori che, avendo acquistato titoli di Stato dei Paesi a rischio, certi di una copertura Ue, adesso che si parla insistentemente di default della Grecia, cercano ripari: comprano credit default swap per assicurarsi contro possibili perdite vendendo altri titoli, in particolare quelli bancari. L’andamento delle borse europee di questi giorni è eloquente.

Vi sono poi gli speculatori che, prendendo i titoli a prestito, giocano allo scoperto puntando sul loro ribasso. Ovviamente avendo scommesso al ribasso lavorano con tutti i mezzi affinché la loro profezia si avveri.
Potrebbe essere di interesse per la Consob e per le altre agenzie di controllo europee conoscere per esempio il comportamento dei fondi del Capital World Investors indicato nel 2009 come «il più potente controllore di titoli azionari sulle borse globali».

Il Capital World Investors detiene anche la quota maggiore, oltre il 12% della azioni, delle due maggiori agenzie di rating, Moody’s e Standard & Poor’s che tanto stanno facendo per minare la credibilità degli Stati europei.
È chiaro che la grande finanza americana ed internazionale ha sempre mal tollerato il crescente ruolo strategico dell’euro. Dal momento in cui è stata salvata dal collasso, essa ha non solo deciso di far fallire qualsiasi tentativo di creare una nuova Bretton Woods globale per una riforma finanziaria anti speculativa, ma ha anche accelerato l’attacco all’euro.

Purtroppo l’Unione europea offre il fianco. Essa non può rimanere ferma in mezzo al guado della costruzione di una vera unità: vada avanti rapidamente o si procederà verso la disintegrazione. La grande finanza scommette e lavora per la seconda opzione, convinta di eliminare una forza economica e politica concorrente e di incassare i proventi della sua liquidazione.
Noi crediamo che si debba invece andare verso un vero governo politico ed economico dell’Europa. Va sostenuta perciò la proposta del presidente della Bce Jean-Claude Trichet di creare un ministero delle Finanze della zona euro, per contrastare gli attacchi con adeguate misure contro le operazioni speculative e per definire una condivisa politica di crescita e di modernizzazione dell’intera realtà europea.
* Sottosegretario all’Economia del governo Prodi ** Economista

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