Istat: mancano ancora solide basi per la ripresa

Ripartire dal lavoro e dagli investimenti per lo sviluppo. Marginali gli effetti del taglio del cuneo fiscale

 “Segnali di moderato miglioramento economico” vengono rilevati oggi dall’Istat nella nota mensile di febbraio. Un dato che ci appare alquanto ottimista, soprattutto se osservato insieme alle stime dell’Ocse relative al nostro PIL, pari all’1% nel 2016, 2017 e 2018: il livello più basso nell’anno in corso fra i maggiori Paesi membri dell’Ocse.

Una crescita dalle basi poco solide, che stenta a decollare.

È questa la tendenza che emerge da ogni segnale relativo al nostro sistema economico. Del resto proprio l’Istat ha recentemente rilevato come il PIL italiano sia ancora inferiore del 7% al picco registrato nel 2008. Segnali che non fanno altro che alimentare quel circolo vizioso fatto di disoccupazione, contrazione della domanda interna e frenata della produzione. L’intero sistema ha bisogno di una svolta decisa.

Per questo è urgente disporre misure concrete a sostegno dell’occupazione. La vera priorità per il nostro Paese è il Lavoro.  Con questa consapevolezza bisogna ripartire stanziando risorse destinate allo sviluppo, alla modernizzazione ed alla messa in sicurezza antisismica.

I cittadini, soprattutto i più giovani, hanno bisogno di una politica che restituisca loro prospettive, speranze, redditi e futuro. Un’operazione simile sarebbe in grado di dare uno slancio deciso alla domanda interna, dal momento che, secondo quanto ha calcolato l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, se il tasso di disoccupazione si attestasse ai livelli pre-crisi, al 6% (tasso che comunque a nostro parere è ancora eccessivo), il potere di acquisto delle famiglie registrerebbe un incremento di circa +40 miliardi di Euro l’anno e i contributi dei nuovi occupati andrebbero ad accrescere il fondo pensionistico per circa 15 miliardi di Euro. 

È questa la ricetta primaria, a nostro avviso, per rimettere in moto il mercato del lavoro e l’intero sistema produttivo. Risulta insufficiente, a nostro avviso, l’ipotesi di un taglio del cuneo fiscale di cui si discute in queste ore. Soprattutto alla luce delle esperienze passate, dovremmo ben sapere che gli effetti di tale misura sull’occupazione sono del tutto modesti e marginali.

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