La Grecia è disposta a vendere, non a svendere. Londra si defila

La Grecia comincia a discutere del massiccio piano di privatizzazioni richiestogli dalla trimurti costituita dalla Banca Centrale Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Unione Europea. Ammonta a 4 miliardi la richiesta ma Atene si impegnerà perché si possa attuare una valorizzazione e non una svendita.

 

 

Il ministro greco dello Sviluppo, Michalis Chyssohoidis,  ha infatti affermato la sua intenzione a ‘valorizzare i beni del Paese e non vendere tutto in fretta e a basso prezzo. Non crediate che svendiamo tutto’; questa intenzione si accompagna, giustamente, alla disponibilità ad ascoltare offerte provenienti da qualunque paese visto che il quadro europeo, infatti, non prevede imposizioni in merito alla nazionalità, Atene è disposta a prendere in considerazione proposte serie anche da gruppi non-europei.

Il premier inglese David Cameron intanto avverte i colleghi dei governi dell’Eurozona che la Gran Bretagna ‘Non sarà parte del fondo salva-Stati dopo il 2013’, il premier inglese si è inoltre detto scettico sulla partecipazione ad altre forme di sostegno ai Paesi anche a breve termine, mentre l’eventualità che la Banca europea d’investimenti (Bei) possa partecipare in prima persona alla ricapitalizzazione delle banche lo preoccupa.
Cameron raccomanda la costituzione di una grande arma contro la crisi, un ‘grande bazooka’, ovvero l’aumento del fondo salva-Stati Efsf che dai 440 miliardi di ora passi a 2.000 con un meccanismo di leva finanziaria.
Fondo da cui Londra resterebbe fuori.

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