Leroy Merlin. Lavoratori in lotta. L’intervista

L’azienda risponde sostituendo i lavoratori in sciopero che lottano per l’aumento di stipendio, la sicurezza nei reparti e turni sostenibili

ROMA – Dopo lo sciopero del 6 maggio, i lavoratori di “Leroy Merlin” presso la zona commerciale “Porta di Roma” alla Bufalotta stanno continuando a portare avanti la propria vertenza nei confronti dell’azienda. Di seguito proponiamo un’intervista ad uno di questi dipendenti, che riassume le problematiche vissute prima e dopo l’importante giornata di mobilitazione.

D: I lavoratori della Leroy Merlin, mediamente, quanto guadagnano? Come sono organizzati i turni ?
R: Guadagniamo circa 950 euro di base, per 40 ore lavorative con una media di 6 euro l’ora. Lavoriamo sabato e i festivi, retribuiti solo con un 30% di maggiorazione, in condizioni nettamente peggiori rispetto ai feriali. I turni variano a seconda dei reparti, comunque sicuramente in 4 settimane ci toccano due volte il sabato e due volte la domenica.

D: Ci sono grosse differenze tra i reparti dell’azienda ?
R: In alcuni casi sì, infatti le cassiere lavorano 20-30 ore settimanali e spesso lo fanno anche il sabato e la domenica della stessa settimana. Di conseguenza anche i loro stipendi sono ridotti.

D: Come si è arrivati allo sciopero del 6 maggio ?
R: Ci si è arrivati perché le nostre richieste non erano state prese in considerazione dalla dirigenza.

D: Potresti riassumercele ?
R: Partendo dal fatto che 1.000 euro per 40 ore settimanali sono del tutto insufficienti, abbiamo chiesto alla dirigenza di pagare i festivi con il doppio di quanto previsto per i giorni feriali. Inoltre, vorremmo integrare il nostro stipendio con l’ausilio di buoni pasto. Ma un’altra importante questione per chi lavora in reparti come la logistica è quella della sicurezza in quanto si è costretti ad operare in condizioni spesso pericolose e si rischiano incidenti a causa della disorganizzazione dell’azienda.

D: Quali sono state le vostre valutazioni a seguito dello sciopero ?
R: Molto positive anche perché era la prima volta che ci mobilitavamo e hanno solidarizzato con la nostra lotta anche numerosi clienti che si sono rifiutati di fare la spesa per un giorno nel negozio dove lavoriamo. E’ stato importante anche il sostegno di lavoratori precari e studenti giunti a “Porta di Roma” per condividere con noi problematiche che sono in qualche modo correlate e ci colpiscono tutti.

D: Come si è comportata la dirigenza della “Leroy Merlin” dal giorno dello sciopero ad oggi ? Ha aperto un tavolo di trattative ?
R: Pur non aprendo ancora un tavolo di trattative adesso la dirigenza, che prima non prendeva in considerazione le nostre richieste, comincia a sentire maggiore pressione. Prima dello sciopero hanno cercato di dividere i lavoratori e le lavoratrici, ad esempio elargendo alcuni bonus a determinati colleghi. Durante il 6 maggio per garantire il normale funzionamento hanno anche illegalmente provveduto a sostituirci assumendo una cooperativa esterna e per questo stiamo valutando come muoverci. Se a tutto ciò sommiamo i mancati introiti della giornata proprio per la solidarietà attiva dei clienti che hanno boicottato il negozio, si può concludere che
la chiusura della dirigenza nei confronti dei suoi dipendenti sta costringendo la stessa ad arrampicarsi sugli specchi spendendo tra l’altro molto denaro.

D: Come si è giustificata l’azienda per il fatto di aver sostituito i propri dipendenti in sciopero ?
R: Semplicemente dicendoci che quella è la cooperativa assunta anche nei periodi di maggior lavoro, dove per uno-due mesi consecutivi questi ragazzi ci affiancano a causa dei maggiori carichi. Però secondo noi si tratta di una scusa in quanto li hanno presi a lavorare solo per un paio di giorni e gli stessi ragazzi ci hanno detto di essere stati avvertiti la sera prima. Altro che “sostituzione programmata”…

D: La vostra mobilitazione è locale o è estesa ai numerosi punti “Leroy Merlin” di Roma ?
R: Per il momento ci siamo mossi solamente noi del “Porta di Roma” ma contiamo nella partecipazione degli altri colleghi perché ci ritroviamo tutti a condividere più o meno le stesse condizioni lavorative.

D: Siete organizzati e rappresentati a livello sindacale ?
R: Siamo organizzati tramite un’assemblea che si riunisce tutti i mercoledì al “livello -2” (il parcheggio per intenderci) ogni mercoledì. Non facciamo parte di nessun sindacato né ci sono sindacalisti che ci rappresentano.

D: Puoi spiegarci più in dettaglio i metodi utilizzati dall’azienda per far pressione sui lavoratori e i tentativi per dividervi dagli altri colleghi che non hanno partecipato allo sciopero ?
R: Sì, in molti hanno subìto un incremento di carico lavorativo, specie in logistica, e intimidazioni verbali. Abbiamo preso le contromisure decidendo di intervenire immediatamente tutti insieme quando si verifichino episodi contro anche uno solo di noi. I “capi-settore” pensano di poterci trattare come vogliono sostanzialmente per farci smettere di portare avanti le nostre rivendicazioni, invece devono capire che siamo tutti uniti e non più disposti a farci mettere i piedi in testa. Prima dello sciopero avevano tentato di imbonire alcuni colleghi tramite dei bonus sia attraverso l’analisi delle schede di autovalutazione che con degli incontri vis-a-vis tra dipendente e capo-settore. Questo schema si basa sulla valutazione EDP del singolo lavoratore. Tra l’altro non è un questionario anonimo e quindi diventa uno strumento nelle mani dell’azienda per controllare capillarmente non solo l’operato ma anche il pensiero dei propri dipendenti. Se non compili il questionario, che non è obbligatorio, prendi comunque una decisione che può essere considerata negativa dalla dirigenza. Idem se critichi i turni di lavoro, la mancanza delle norme di sicurezza o se rivendichi un aumento di stipendio. Alle riunioni tra capisettore e il resto della dirigenza, proprio in seguito alle valutazioni EDP, sono seguiti una serie di piccoli bonus a determinati dipendenti proprio perché avevano capito che stava montando la nostra protesta.

D: Attualmente i vostri colleghi che non hanno partecipato allo sciopero cosa pensano ?
R: Inizialmente, la disinformazione operata appositamente dall’azienda e le strategie adottate dalla stessa hanno fatto presa su una parte dei nostri colleghi. In maniera graduale e parlando con ciascuno di essi, è venuto fuori quasi un senso di colpa (o di privilegio) per il fatto che essendo a contratto a tempo indeterminato non ci si potesse lamentare della situazione. Ma se lo stipendio è basso, specie in rapporto ad una città come Roma, ed il lavoro è estenuante, stressante e in assenza di condizioni minime di sicurezza avere un contratto di durata indeterminata è solo il minimo punto di partenza per ottenere il riconoscimento di quello che chiediamo. Come si può tirare a campare a Roma con mille euro scarsi al mese, lavorando full-time anche di sabato e domenica ?

Aggiungiamo noi che evidentemente lo si può fare solo temporaneamente e solo se si hanno le spalle coperte da altri introiti (ad esempio contributi da parte dei genitori). Ci risulta difficile pensare che si possa sostenere a lungo le spese di una famiglia tra affitto (o mutuo), acqua, luce, gas, benzina, medicinali con mille euro al mese in una città come Roma. Eppure questo avviene tra sacrifici di ogni sorta, ma per quanto tempo ancora
potrà durare, alla “Leroy Merlin” così come altrove ?

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