La speculazione manda Piazza Affari e le Borse europee in rosso

TRIESTE –  L’evento che ha dominato la settimana di Piazza Affari e delle principali Borse europee è il nuovo scenario politico delineato dalle elezioni italiane, derivato dalla profonda recessione che attraversa le economie del Vecchio Continente: un voto contro l’austerità e le riforme che ricalca sostanzialmente quanto già concretizzatosi in Francia, dove il presidente Hollande ha evitato conseguenze sistemiche soltanto grazie alla rinuncia a rinegoziare il «Fiscal compact» (Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria).

Il fatto che l’Italia, terza economia europea alle prese con una crescita debolissima ed un livello di debito elevato, si trovi in una situazione di stallo politico pesa in maniera importante sui mercati, timorosi che tale contesto possa rimettere in discussione quanto fatto sinora per favorire la ripresa economica ed il riordino delle finanze pubbliche: un allontanamento dalla strada maestra indicata ed intrapresa dall’Europa sarebbe potenzialmente pericoloso per l’architettura dell’intera Unione, ivi compresi l’euro e l’esistenza della stessa moneta unica.

Dopo i pesanti affondi dello tsunami elettorale che martedì scorso si è abbattuto su Piazza Affari facendola sprofondare sotto il peso del comparto bancario, messo alle corde dallo spread balzato a 346 Bp (Basis point, punti base), incertezza e volatilità hanno continuato a dominare il listino milanese che, nonostante il non entusiasmante andamento dell’asta Bot ed il certificato calo della fiducia delle imprese dei servizi e del commercio, ha saputo reagire tentando un rimbalzo sulle notizie della contrazione dell’inflazione europea (in calo dell’1% su base mensile ma in incremento del 2% su base annuale) e, soprattutto, su quella crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) USA e quel miglioramento dell’indice PMI di Chicago che hanno spinto ieri il Dow Jones Industrial oltre quota 14.100, nuovo massimo relativo dal 2007.
Seduta debole quest’oggi per le principali Borse europee dopo due giorni consecutivi di rialzi, tale da spingere Milano, alla prima giornata di applicazione dell’italica versione della Tobin Tax (imposta sui derivati e sulle azioni domestiche ad alta capitalizzazione) a chiudere in negativo sotto la spallata dei dati comunicati dall’Istat sulla crescita della disoccupazione (11,7% a gennaio), sulla contrazione del settore manifatturiero, sull’ulteriore rallentamento dell’inflazione a febbraio (il quinto consecutivo)  e sul calo del PIL (-0,8%), che ha portato l’avanzo primario (indebitamento netto, al netto della spesa per interessi) al 2,5% in sua relazione ed il rapporto tra debito e PIL al 127%.

Vendite generalizzate sui bancari e flessione di Enel (-2,45%), Fiat (-3,65%) e Finmeccanica (-4,51%) valgono a Piazza Affari la maglia nera in Europa (FTSE Mib -1,75%, FTSE Italia All-Share -1,51%); sedute negative anche per  Parigi (-1,11%), Francoforte (-0,94%) e Londra (-0,49%).
Sul fronte del debito sovrano senza ulteriori particolari scossoni lo spread tra BTP e Bund con scadenza a dieci anni, con una differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp novembre 2022) e quello tedesco dei attorno ai 330 punti base, corrispondenti ad un tasso in prossimità del 4,7%.
A questo proposito è interessante notare che se i tassi d’interesse governativi italiani continueranno a mantenersi al di sopra del 4,5% sarà a forte rischio la possibilità di una ripresa forte e duratura, minacciata da condizioni che potrebbero scoraggiare gli investitori: un simile scenario risulterebbe oltremodo penalizzante per l’economia italiana e, se dovesse poi tradursi anche in un ulteriore peggioramento del mercato del lavoro, potrebbe persino alimentare il peso della protesta sociale nel nostro Paese.

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