Volata dei bancari per Piazza Affari maglia rosa d’Europa

TRIESTE –  Si conclude oggi un’ottava di Borsa caratterizzata, almeno per il Vecchio Continente, da due avvenimenti che vedono direttamente protagonista il Bel Paese: lo straordinario successo del collocamento della quarta tranche del BTP Italia e le preoccupazioni di Bruxelles sul rischio contagio per la nostra penisola qualora la situazione di Cipro non si avviasse a risoluzione nonostante l’intervento internazionale.

In considerazione della forte interdipendenza dei mercati, per la quale ciò che succede in un Paese influenza non solo la Borsa domestica, ma a cascata anche le altre, comprensibile l’apprensione del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble nell’affermare, parlando al Bundestag in occasione dell’approvazione del pacchetto di aiuti per Nicosia, che «un’insolvenza di Cipro metterebbe a rischio anche Paesi come Spagna e Italia»; immediata la replica di Corrado Passera, responsabile del dicastero dello Sviluppo Economico, volta a ribadire la capacità dell’Italia a far fronte ai propri impegni: «Credo che la prima condizione per assicurare la crescita è di non avere un Paese o un azienda che salta in aria, e il rischio di saltare in aria a fine 2011 – checché se ne dica – c’era. Il prerequisito per la crescita era di essere sostenibili dal punto vista dei conti, e questo è stato assicurato».

È ormai un fatto assodato che il quadro dell’area mediterranea europea sia abbastanza desolante, tanto da essere inserito nell’ultimo outlook del  Fondo Monetario Internazionale (FMI) tra le economie decisamente stagnanti, in contrapposizione ai paesi emergenti, con tassi di crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) superiori al 6%, e ad aree con crescita più moderata come gli Stati Uniti, ormai lanciati all’inseguimento dei paesi in via di sviluppo come la Cina. Ad arrancare dunque è rimasta solo l’Eurozona e, al suo interno, l’Italia è la nazione che si muove più “a passo di lumaca”, pur andando nella giusta direzione delle riforme: secondo quanto indicato dall’Istat, a febbraio il fatturato dell’industria italiana è diminuito dell’1% rispetto a gennaio, con un calo in termini tendenziali del 4,7% ed una riduzione congiunturale del 2,5% degli ordinativi totali; per contro la bilancia commerciale (differenza tra il   valore delle esportazioni e quello delle importazioni di   merci ha segnato un surplus di 1.086 miliardi.
Se l’Italia piange, la Germania sicuramente non ride: l’ultima rilevazione dell’indice ZEW, che ne misura il sentiment degli investitori istituzionali, è fortemente in calo (36,3 punti in aprile rispetto ai 48,5 di marzo) e ben al di sotto delle attese (il consensus prevedeva una lettura a quota 43 punti) ed anche l’indice dei prezzi alla produzione ha registrato una contrazione superiore alle stime degli analisti. Questa crescente esposizione della Germania alla crisi della zona euro ha prodotto un taglio del suo merito di credito da parte della piccola agenzia di rating Egan-Jones, sceso da “A+” ad “A”, spingendo il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann a ritenere che anche per la BCE (Banca Centrale Europea) possa avvicinarsi il momento di poter tagliare i tassi di interesse di riferimento, qualora gli indicatori macroeconomici lo giustificassero.
Tutta un’altra musica sul fronte dei listini asiatici, dove l’indebolimento dello yen a seguito dell’allentamento monetario (Qqe) deciso dalla Bank of Japan per battere la deflazione sostiene la Borsa di Tokyo (+0,73%); una crescita degli utili societari superiori alle attese ed i guadagni realizzati dai titoli del settore finanziario elettrizzano Shanghai (+1,56%) ed Hong Kong(+2,1%), mentre all’orizzonte si profila la possibilità di un nuovo deprezzamento dello yuan cinese.

Intonazione positiva anche per Piazza Affari e le principali Borse europee nell’ultima seduta della settimana, con Borsa Italiana che registra la migliore performance (FTSE Mib +1,80%, FTSE Italia All-Share +1,43%) rispetto a Francoforte (-0,49%), Londra (+0,47%) e Parigi (+1,11%) nonostante i riflettori puntati sulla politica italiana con la travagliata elezione del Presidente della Repubblica.
Molto bene il comparto dei bancari, con Montepaschi in evidenza (+0,87%) in scia ad Unicredit ed Intesa SanPaolo (+3,54% e +2,7% rispettivamente), anche se a tirare la volata è la Banca Popolare di Milano (+4%); tra gli industriali bene Fiat (+1,17%) e Fiat Industrial (+3,48%), che beneficiano di un calo delle vendite (-1,2%) a marzo migliore del corrispondente calo delle immatricolazioni europeo (-10,3%), mantenendo una quota di mercato del 6% nel Vecchio Continente.
Sul fronte del debito sovrano di assoluta rilevanza l’esito del collocamento della quarta tranche del BTP Italia di cui riferivamo in apertura di commento, conclusosi con due giorni d’anticipo lo scorso martedì per un controvalore sottoscritto di poco superiore ai 17 miliardi di euro.
Praticamente invariato lo spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni, con una differenza di rendimento tra titolo italiano (Btp novembre 2022) ed omologo tedesco intorno ai 300 punti base, tale da riportarne la resa al di sotto del 4,25%; nessuna novità di rilievo neanche per il titolo biennale, la cui cedola è scesa in prossimità dell’1,6%.

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