I dati macro Usa salvano un’Europa ed una Milano fiacche

TRIESTE – Settimana di Borsa dall’impronta decisamente politica, dall’onda lunga del G7 di venerdì scorso ad Aylesbury, chiusosi con l’impegno ad alleviare la dolorosa piaga della disoccupazione per favorire la ripresa economica globale, al dibattito politico italiano sull’IMU (Imposta Municipale Unica) e sulla CIG (Cassa Integrazione Guadagni), i cui rispettivi gettito e rifinanziamento minacciano la tenuta dell’Esecutivo Letta, passando per gli Usa, che discutono sull’opportunità di interrompere entro l’estate il piano d’acquisto di obbligazioni lasciando l’economia ad autoregolarsi, e per il Giappone, autore di una riuscitissima  azione congiunta tra Governo e Banca Centrale per invertire il corso economico del Sol Levante.

Il Vecchio Continente si dibatte nelle sabbie mobili della recessione, con il Bel Paese a detenere il record negativo di un PIL (Prodotto Interno Lordo HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/PIL” \l “cite_note-pil-1” , valore totale di beni e servizi prodotti in un anno) che non progredisce da ben sette trimestri consecutivi e la Francia che tecnicamente ha appena imboccato la medesima china della Zona euro, tanto da spingere il presidente Francois Hollande ad affermare che «Ciò che colpisce attualmente l’Europa è la recessione dovuta alle politiche di austerità», facendo così comprendere anche ai vertici di Berlino che il più grave deficit non è quello dei conti pubblici, bensì della competitività: priorità massima, dunque, a quelle riforme strutturali in grado di ridare concreta attualità alla produzione di ricchezza ed alla concorrenza sui mercati internazionali, premesse indispensabili per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Nonostante la leggera crescita del PIL tedesco nel primo trimestre dell’anno (+0,1%), i dati Eurostat parlano ancora di una flessione della produzione europea, abbinata ad una contrazione dello 0,1% su base mensile dell’indice dei prezzi al consumo, che corrisponde ad un incremento dell’1,2% dell’inflazione (diminuzione del  potere d’acquisto della moneta) anno su anno.
In questo contesto di generale debolezza stride un po’ l’esuberanza di molti listini che hanno provveduto a ritoccare i loro massimi storici grazie alla benefica opera dei banchieri centrali che hanno inondato i mercati di liquidità; emblematica la situazione del Giappone, dove l’aggressiva politica economica del premier Shinzo Abe, la cosiddetta “Abenomics”, comincia  a dare i suoi frutti grazie anche al supporto monetario dalla Bank of Japan (BoJ): nel primo trimestre il Prodotto Interno Lordo nipponico è salito dello 0,9% grazie ai maggiori consumi privati, all’aumento della spesa pubblica ed al buon andamento delle esportazioni favorito dall’indebolimento dello yen.
Restando in tema di listini asiatici, oggi l’indice di riferimento è risultato negativo (-0,2%) nonostante il rialzo di Tokyo (+0,67%), favorito dalla ripresa del comparto finanziario, di Shangai (+1,38%), favorita dalla decisione del Governo di facilitare i contratti di leasing per stimolare gli investimenti nelle attività produttive, e di Hong Kong (+0,17%).
Contenuti rialzi anche per Piazza Affari (FTSE Mib +0,35%, FTSE Italia All-Share +0,36%) e le principali piazze europee (Francoforte +0,34%, Londra +0,53%, Parigi +0,56%) nell’ultima seduta di ottava, caratterizzata da una partenza negativa, in parte dovuta alla mancanza di dati macro a fungere da market mover, in parte alle prese di profitto conseguenti la buona serie delle ultime sedute, poi risoltasi positivamente sulla spinta dei dati americani sulla fiducia dei consumatori.

A Milano in evidenza i titoli del comparto bancario, sempre sensibili agli umori della congiuntura globale, le cui trimestrali hanno evidenziato un ritorno all’utile per quasi tutti i principali istituti italiani, anche se il confronto con il medesimo periodo dell’anno scorso evidenzia risultati praticamente dimezzati: Unicredit ha registrato un rialzo dello 0,7% mentre IntesaSanpaolo ha guadagnato lo 0,48%; anche Montepaschi  in territorio positivo (+1,48%) sullo sviluppo delle indagini sui prodotti derivati emessi dalla precedente gestione dell’istituto toscano.
Tra gli industriali Fiat (-1,49%) non riesce ad approfittare della ripresa del comparto auto europeo (+1,8% delle immatricolazioni), registrando lo scorso mese un calo delle vendite del 9,8% che ha fatto scendere la quota europea del Lingotto al 6,3% rispetto al 7,1% dello stesso mese del 2012; prese di beneficio anche su Mediaset (-0,24%) mentre in generale progresso i petroliferi, con la sola Eni in frazionale ribasso (-0,63%).
Sul fronte del debito sovrano abbiamo registrato la discesa dello spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni, portatosi a 259 Bp (Basis point, punti base) dai 265 della chiusura di ieri; il rendimento del decennale (Btp maggio 2023) è sceso al 3,89%, così com’è risultato essere in flessione anche il differenziale tra titoli con scadenza a due anni, ora con una resa dell’1,25%.

Condividi sui social

Articoli correlati