Milano ancora incerta nonostante la ripresa della manifattura

TRIESTE – Settimana positiva, quella appena trascorsa, per i mercati che “sentono” arrivare la ripresa, soprattutto nell’Eurozona (l’insieme degli stati membri dell’Unione Europea che adottano l’euro come valuta ufficiale) dove i dati macroeconomici sembrano indicare un cambio di tendenza, con gli ordini all’industria in crescita e la fiducia espressa dai direttori acquisti delle imprese private e la confidence di consumatori e imprenditori in miglioramento.

Performance positive per le Borse grazie anche alle accomodanti politiche monetarie attuate dalle Banche Centrali che, nonostante i positivi cambiamenti della congiuntura, negli USA hanno rinviato ufficialmente il disimpegno dagli anni di supporto artificiale nella forma del Quantitative Easing (espansione monetaria), mentre in Eurolandia Mario Draghi ha garantito che i tassi rimarranno fermi (se non a livelli più bassi) per un esteso periodo di tempo.
Piazza Affari ha accolto con soddisfazione il prosieguo delle politiche espansive della BCE (Banca Centrale Europea), tant’è che nel periodo compreso tra il 29 luglio ed il 2 agosto il FTSE Mib, il più significativo indice azionario di Borsa Italiana, ha registrato un incremento del 2,18% che a sua volta ha portato il progresso da inizio anno ad un +3,11% complessivo.
Timidi segnali di risveglio delle economie europee e dati macro ancora deboli evidenziano che il rilancio è ancora in fase iniziale: un’analisi del settimanale Milano Finanza ipotizza infatti per i principali paesi europei, Italia compresa, un mese di agosto improntato alla positività ed alla ripresa, con un ritorno alla volatilità all’approssimarsi di settembre, periodo in cui si svolgeranno le elezioni politiche in Germania.
Nel frattempo l’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, ha comunicato che sul Vecchio Continente pesa il dato delle vendite al dettaglio riferite al mese di giugno, in calo dello 0,5% su base mensile ed in flessione dello 0,9% su base annuale.
Di tendenza e significato diametralmente opposti l’aggiornamento di luglio dell’indice PMI dei servizi che, avendo registrato un valore di 50,5 (quasi ai massimi degli ultimi due anni ed al di sopra di quel fatidico 50,0 – soglia spartiacque tra fase di recessione e fase di espansione – per la prima volta dal gennaio 2012), indica un’economia europea nuovamente in crescita: lo confermano anche le rilevazioni di Italia e Francia, con dati migliori delle stime anche se il settore permane in generale contrazione, e della Germania, dove la conferma del progresso del comparto è stata però inferiore alle attese degli analisti.
Prima seduta di ottava negativa per i listini asiatici, spinti al ribasso dall’apprezzamento dello yen causato dai deludenti dati sull’occupazione USA: il rafforzamento della valuta giapponese ha pesato sulle quotazioni delle società nipponiche maggiormente esposte al mercato statunitense, con la Borsa di Tokyo in netto calo dell’1,44%.
Segnali positivi invece in arrivo dalla Cina, dove l’indice PMI servizi rilevato da HSBC, uno dei più grandi gruppi bancari mondiali e primo istituto di credito europeo per capitalizzazione, a luglio è tornato a crescere dopo mesi di contrazione, sostenendo la fiducia degli operatori: Hong Kong ha guadagnato lo 0,1%, mentre Shanghai ha registrato un +1%.
Avvio di settimana all’insegna dell’incertezza per le principali Borse europee: dopo una partenza al rialzo favorita dall’ottimismo sui dati relativi al settore dei servizi, la debolezza si è insinuata a metà seduta sulla scorta delle prese di profitto guadagni realizzati venerdì scorso, quando la pubblicazione dei dati deludenti sul mercato del lavoro USA ha allontanato i timori su di un assottigliamento già a settembre del programma di acquisto bond da parte della Fed.

Chiusura di seduta in clima agostano: i mercati ondeggiano sulla parità, con la sola Londra (-0,43%) che accusa un leggero calo; per il resto spread stabili, con listini che si adeguano: Parigi (+0,10%) in frazionale salita, mentre Francoforte (-0,11%) e Madrid (-0,15%) scelgono il segno opposto.
Poche idee in evidenza a Piazza Affari (FTSE Mib -0,13%,  FTSE Italia All Share -0,08%), che chiude in calo sulla volatilità di Wall Street; seduta odierna caratterizzata dalle difficoltà di Telecom Italia (- 2,2%), in parte riconducibili al taglio del rating sul debito a lungo termine operato dall’agenzia Fitch, in parte ai rumors su di una causa miliardaria intentatale da Vodafone per abuso di posizione dominante, e dallo scivolone di Parmalat (-3,68%) dopo uno stop per eccesso di ribasso in avvio di giornata, sebbene la controllante francese Lactalis abbia definito «prive di fondamento» le voci di un possibile delisting del gruppo da Piazza Affari.
Generale ribasso del comparto bancario: spicca in negativo Banca Carige (-6,01%) a seguito delle dimissioni della maggioranza degli amministratori, seguita da Monte dei Paschi di Siena (-1,18%) ed Intesa Sanpaolo (-1,12%), quest’ultima a seguito della riduzione dell’utile per azione operata da S&P Equity; tra gli editoriali da segnalare il balzo del 4% realizzato da Mediaset dopo il positivo report di Deutsche Bank, che così reagisce al contraccolpo per la condanna di Silvio Berlusconi.
Sul fronte del debito sovrano senza scossoni lo spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, ridottosi a 258 Bp (Basis point, punti base), sui minimi da inizio giugno; il rendimento del titolo italiano (Btp maggio 2023) si porta dunque al 4,27%, così come risulta invariato il differenziale tra titoli italiani e tedeschi con scadenza a due anni, stabile ai 162 Bp di venerdì scorso, pari ad un rendimento inferiore all’1,8%.
Lo spread tra titoli spagnoli e tedeschi a dieci anni si pone invece a 290 punti base, con un rendimento dei Bonos pari al 4,57%.

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