Milano in calma piatta naufraga sotto le prese di profitto

TRIESTE – Il clima di instabilità generale, generato dai mesi estivi ed acuito dalla presenza di Ferragosto, ha trovato corrispondenza nel momento di particolare debolezza attraversato da Wall Street, reduce dal peggior risultato da inizio anno, ma non sembra impensierire Piazza Affari: quinta settimana consecutiva di progresso per il listino milanese che, nel periodo compreso tra il 12 ed il 16 agosto, ha conseguito un rialzo del 2,86%, portando così la crescita da inizio anno all’8,63%.

Un rialzo lusinghiero e beneaugurante che conferma le visioni positive sull’andamento della Borsa italiana, uno dei mercati in assoluto più sottovalutati, ma che dal punto di vista strutturale appare se non eccessivo quanto meno anomalo ed estremamente esposto alle correzioni: a titolo esemplificativo basti pensare all’andamento dello spread, il cui calo ha favorito il buon risultato delle aste dei titoli di Stato che a loro volta, essendo le banche piene di bond governativi, hanno prodotto un rialzo del comparto e del mercato.
Prudenza dunque, tanto più che, secondo quanto pubblicato ieri dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, un’elaborazione dei bilanci semestrali delle Blue Chip industriali di Piazza Affari (società con una struttura economico/finanziaria particolarmente solida ed una capitalizzazione superiore ad un miliardo di euro) avrebbe fatto emergere un generale dimezzamento degli utili ed un aumento dei debiti: industria, telecomunicazioni, energia ed utilities accusano i maggiori cali, banche in tenuta ed assicurazioni ad incrementare i profitti. A detta del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, il PIL (Prodotto Interno Lordo, valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese) tornerà a crescere in Italia tra la fine dell’anno e l’inizio del 2014: «È certo che per la fine dell’anno il Pil ripartirà. Molto probabilmente nel terzo trimestre ma sicuramente con l’inizio del 2014 avremo un avvio in crescita», ha detto a margine del Meeting di Rimini, sottolineando che «il calo del Pil si è via via ridotto in questi mesi».
In un periodo dell’anno caratterizzato dalla scarsità (per non dire dall’assenza) di novità rilevanti dal punto di vista macroeconomico, i dati più importanti riguardano l’inflazione dell’area euro e quella degli Stati Uniti, rispettivamente dell’1,6% e del 2,0% come dalle aspettative, nonché dall’indice della fiducia redatto dall’Università del Michigan, ampiamente positivo seppur sensibilmente  inferiore alle previsioni (80 punti anziché 85,2).
Dal bollettino mensile della Bundesbank (Buba, la banca centrale tedesca) apprendiamo invece che la crescita dell’economia in Germania è destinata a normalizzarsi dopo lo scatto del secondo trimestre (+0,7%)  attendendo tassi di sviluppo «normali e stabili» nella seconda metà dell’anno.
Spostandoci verso Oriente, seduta positiva per i listini asiatici: a Tokyo (+0,8%) discreto rialzo favorito dai titoli del settore petrolifero, sulla scia dell’incremento registrato dal prezzo del greggio e nonostante il dato negativo della bilancia commerciale, il cui disavanzo nel mese di luglio ha superato le attese degli analisti.
Seduta positiva anche per le Borse cinesi, che hanno beneficiato dei guadagni realizzati dai titoli del comparto comunicazioni e da quelli legati ai materiali di costruzione, trainati dal rialzo dei prezzi delle case; Shanghai, il cui indice venerdì scorso era impazzito a causa dell’immissione di un ordine d’acquisto che in pochi minuti l’aveva portato da un andamento leggermente negativo ad un boom di oltre circa cinque punti percentuali, segno della debolezza della piattaforma di scambio, ha chiuso a +0,8%, mentre Hong Kong ha terminato piatta.
Avvio di ottava all’insegna dei realizzi per le principali piazze finanziarie del Vecchio Continente, che a metà seduta consolidano le perdite per flettere ancora di più con l’avvio negativo di Wall Street: gli operatori hanno preferito stare alla finestra in attesa della pubblicazione mercoledì dei contenuti della riunione della Federal Reserve della scorsa settimana, dai quali potrebbero emergere dettagli circa le intenzioni della Banca centrale per l’avvio del “tapering” (la diminuzione del programma mensile di acquisto titoli), e dei dati PMI (Purchasing Managers Index) sull’Eurozona di giovedì: Francoforte ha ceduto lo 0,31%, Londra lo 0,53%, Parigi lo 0,97% ed infine Madrid l’1,86%.

Piazza Affari (FTSE Mib -2,46%,  FTSE Italia All Share -1,04%), il listino che più ha corso nell’ultimo periodo tra quelli continentali, maglia nera d’Europa, appesantita dalla cattiva intonazione del comparto bancario che ha pagato la crescita dello spread e le prese di profitto da parte degli investitori dopo una settimana molto positiva: eccezion fatta per il Monte dei Paschi di Siena (-0,09%) che è rimasto per quasi tutta la seduta in territorio positivo, Unicredit (-5,23%) ed Intesa SanPaolo (-4,14%) sono gli istituti più colpiti dalle vendite; da segnalare tra gli energetici i ribassi di Eni (-1,90%) e Tenaris (-2,76%), mentre tra gli industriali crollano Fiat (-3,64%) e Fiat Industrial (-2,46%).
Sul fronte del debito sovrano in leggero aumento lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che è risalito a quota 235 Bp (Basis point, punti base) dai minimi di 230 Bp di venerdì scorso, portando il tasso del titolo italiano (Btp maggio 2023) al 4,25%; in crescita anche lo spread tra i titoli con scadenza a due anni, ora a 151 Bp per un tasso sopra all’1,7%.
Stabile a 246 Bp il differenziale tra Bund e Bonos spagnoli, questi ultimi con un rendimento del 4,33%.

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