Moncler scalda Piazza Affari, regina del rimbalzo europeo

TRIESTE – Dopo che anche la scorsa ottava è trascorsa senza significative novità sul fronte macroeconomico, oggi entriamo in una settimana cruciale per i mercati finanziari, incentrata sul meeting del FOMC (Federal Open Market Committee, il braccio della politica monetaria della Federal Reserve) che domani e mercoledì si riunirà per decidere se avviare o meno il “tapering”, la famigerata quanto la graduale stretta agli stimoli monetari costituiti dal Quantitative Easing, gli acquisti di bond per 85 miliardi di dollari di al mese effettuati per immettere liquidità a sostegno dei mercati e dell’economia.

La paventata riduzione degli stimoli monetari, sulla quale nel corso del tempo molte aspettative sono andate a crearsi ed in parte a scontarsi con l’andamento dei listini, dovrebbe essere ricompresa tra i 5 e i 15 miliardi di dollari al mese, anche se l’imminenza della sua adozione è controversa: da una parte gli ultimi dati sulla ripresa economica e sul calo della disoccupazione a stelle e strisce portano un economista su tre dell’agenzia Bloomberg a ritenere i tempi maturi per l’attuazione della stretta, dall’altro lato gran parte delle attese degli operatori sono ancora ancorate all’idea che la questione sarà competenza del 2014 e del nuovo Governatore dell’istituto centrale Janet Yellen.

In attesa di conoscere l’epilogo della vicenda il numero uno della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi, ha evidenziato che l’Europa è tornata a svilupparsi, anche se molto lentamente. La modesta crescita, favorita da una ripresa delle esportazioni e dei consumi, è ancora fragile e disomogenea, guidata da una Germania in salute e dal miglioramento del terzetto costituito da Francia, Italia e Spagna, anche se i Paesi Bassi sembrano essere in parabola discendente e Grecia e Portogallo restano sotto pressione; nonostante una disoccupazione troppo elevata, l’economista è del parere che l’euro sia una buona moneta in grado di assolvere ai propri compiti, motivo in più per portare a termine l’integrazione monetaria europea.

Alla prova dei fatti i (pochi) dati macroeconomici in pubblicazione sembrano confermare questa visione: in Germania l’indice flash composito PMI (Purchasing Managers Index) elaborato da Markit si è incrementato per l’ottavo mese consecutivo, portandosi a quota 55,2 punti (ricordiamo che la soglia di 50 punti funge da spartiacque fra contrazione ed espansione del settore); ottima anche la crescita del PMI manifatturiero dell’Eurozona, salito a dicembre a 52,7 punti (massimo degli ultimi 31 mesi), seguito dal dato composito, in crescita  a 52,1 punti (massimo da tre mesi), mentre continua a preoccupare la situazione della Francia.

Relativamente al nostro Bel Paese, secondo l’Istat ad ottobre il saldo della bilancia commerciale (differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni) ha registrato un attivo di 4,07 miliardi di euro, in sensibile crescita rispetto al surplus di 2,337 miliardi registrato nello stesso mese del 2012, per un totale di 23,7 miliardi di attivo in dieci mesi.

Elementi che nel pomeriggio, nel corso di un’audizione al Parlamento europeo, hanno portato Mario Draghi a parlare della debolezza della ripresa economica dell’Eurozona e dei rischi al ribasso che incombono su di essa, confermando nel contempo il mantenimento di un orientamento accomodante della BCE «finché necessario».

Seduta negativa per i listini asiatici, dove l’indice MSCI (Morgan Stanley Capital International) della regione ha ceduto lo 0,6% sulla spinta delle speculazioni circa un prossimo” tapering” da parte della Federal Reserve. Nonostante il miglioramento dell’indice Tankan non manifatturiero (una misura dello stato di salute del settore terziario) la Borsa di Tokyo (-1,62%) ha chiuso la seduta in ribasso, ai minimi dal 20 novembre, con il rafforzamento dello yen a pesare sull’andamento delle contrattazioni.

In Cina la lettura preliminare dell’indice PMI manifatturiero ha deluso le stime degli analisti, scendendo ai minimi degli ultimi tre mesi pur restando sopra quota 50 punti (settore in espansione, trascinando la Borsa di Shanghai a -1,6% e quella di Hong Kong a -0,56%; al sollevarsi di legittimi dubbi sulla consistenza della crescita dell’ex Celeste Impero si contrappone il commento di Khiem Do, capo di Bäring Asset Management ad Hong Kong, riportato dal quotidiano finanziario Bloomberg: «tutto ciò di cui si preoccupano ora i mercati è il tapering», con un rallentamento che «è condiviso da molti e probabilmente» equivale al passaggio «verso una crescita più sostenibile».

Avvio di settimana all’insegna del rialzo nel Vecchio Continente, nonostante le perdite registrate sui mercati asiatici; anche in Europa mattinata con gli operatori in attesa degli esiti della prossima riunione della Fed ed del discorso del presidente della BCE Mario Draghi al Parlamento europeo, con le singole sedute proseguite e chiuse all’insegna della generale positività: Londra (+1,3%) e Parigi (+1,48%) in netto rialzo, Madrid (+1,68%) e  Francoforte (+1,74%) in forte progresso. 

A fine giornata Piazza Affari (FTSE Mib +2,34%, FTSE Italia All Share +2,17%) ha chiuso sui massimi anche grazie all’esordio con il botto di Moncler (+51,67%), a conferma della grandissima attesa per lo sbarco in Borsa del produttore dei celebri piumini dopo il successo dell’offerta pubblica di vendita appena conclusasi.

Ottima performance per tutto il comparto del credito, la cui crescita è da ascrivere soprattutto al miglioramento delle condizioni macro della regione: Unicredit è salita del 4,48% mentre Intesa Sanpaolo ha registrato un progresso del 3,75%; bene anche Popolare di Milano (+2,7%) e Banco Popolare (+2,48%). 

Molto bene Telecom Italia (+5,21%), premiata dagli acquisti dopo che il fondo americano BlackRock ha comunicato di detenere il 7,78% del capitale votante in vista dell’assemblea di venerdì prossimo sulla revoca del CdA; tra gli industriali spicca il progresso di Fiat (+3,53%), che beneficia della promozione ad “accumulate” (accumulare) di Banca Akros.

In calo lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che ha chiuso la seduta a 220 BP (Basis point, punti base), per un tasso sul decennale del 4,03%; il differenziale della Spagna nei confronti del Bund tedesco archivia invece la sessione a 223 punti base, col rendimento dei Bonos al 4,06%. 

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