Le vaghezze su BCE e Tobin Tax innervosiscono i mercati

TRIESTE – Dopo aver chiuso il mese di aprile con una performance leggermente positiva (+0,42%), il FTSE Mib, l’indice azionario più significativo di Borsa Italiana, nella settimana compresa tra il 28 aprile ed il 2 maggio ha conseguito una crescita dell’1,59% (tale da portare il rialzo da inizio anno al 14,8%), nonostante il  sensibile calo di liquidità registrato in concomitanza della festività del primo maggio.

Così come la precedente ottava si è caratterizzata per la comunicazione delle decisioni in materia di politica monetaria da parte della Federal Reserve, la settimana borsistica apertasi ieri avrà come punto focale la seduta di giovedì prossimo, contraddistinta dalle riunioni della Banca Centrale Europea (BCE) e della Bank of England (BOE) che decideranno riguardo l’evoluzione dei tassi di interesse, previsti invariati. Altri spunti per i mercati finanziari potranno giungere dall’odierna riunione dell’Ecofin, formalmente incentrato sulle questioni relative alla “Tobin Tax”, la tassa sulle transazioni finanziarie, mentre l’appuntamento di ieri ha visto l’Eurogruppo concentrato sulle  HYPERLINK “http://www.repubblica.it/economia/2014/05/05/news/commissione_ue_previsioni_crescita_crisi_italia-85265413/” stime relative all’andamento dell’Eurozona.

Se sette giorni fa la riunione del Federal Open Market Committee (FOMC), il principale strumento della Fed per influenzare i tassi di interesse sui mercati monetari e finanziari, ha visto riaffermata la progressiva dismissione delle iniezioni di liquidità (Quantitative Easing) assieme all’incremento della loro correlazione con l’evoluzione dello scenario macroeconomico, mercoledì prossimo, ad una settimana esatta dall’evento, l’audizione del presidente della Fed Janet Yellen al Joint Economic Commitee potrebbe portare nuove indiscrezioni sulle strategie della banca centrale a stelle e strisce.

Proprio le decisioni di politica monetaria della Federal Reserve, cui hanno fatto seguito i dati sul lavoro negli Stati Uniti, hanno reso piuttosto importante sul fronte dei mercati finanziari la precedente ottava che, nonostante dati piuttosto clamorosi e forieri di volatilità nel brevissimo periodo, hanno mantenuto il quadro generale inalterato: la creazione di 228mila nuovi posti di lavoro ed un tasso di disoccupazione calato dal 6,7% al 6,3% hanno decisamente superato le attese degli osservatori economici premiando il biglietto verde con una serie di prese di profitto velocissime, ma il ritorno agli acquisti è stato così rapido da non aver praticamente alterato il precedente status quo, segno che  il cambiamento di “forward guidance” (la capacità di condizionare le aspettative dei mercati con le proprie previsioni) della Fed in senso qualitativo si caratterizza per un mercato con buone reazioni ai dati macroeconomici, ma circoscritte nel breve.

Con simili premesse non stupisce che l’attuale settimana borsistica sia iniziata con molti interrogativi, primo fra tutti la preoccupazione per l’evolversi della situazione in Ucraina, dove non si riesce a ristabilire la calma in un contesto di giorno in giorno sempre più drammatico: ieri a Sloviansk, nell’est del Paese, ci sono stati dei violenti scontri con i separatisti filorussi, così aspri da spingere il ministero degli Esteri di Mosca a chiedere di porre fine allo spargimento di sangue ed a osservare che nelle città assediate c’è il rischio di una catastrofe umanitaria.

Anche l’agenda macroeconomica sembra in qualche modo risentire di questi contrasti: «Se una recessione si definisce come due trimestri consecutivi di crescita negativa, allora la Russia attraversa ora una recessione», ha affermato il capo della missione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) in Russia, Antonio Spilimbergo, prevedendo per il 2014 una crescita dello 0,2%, contro l’1,2% della stima precedente.

Nel frattempo il tasso di disoccupazione nella Zona Euro (11,8%, pari a 18,91 milioni di disoccupati) ed in Germania (6,7%, in diminuzione per il quinto mese di fila, 2,872 milioni di senza lavoro) è rimasto invariato ad aprile, mentre nel Belpaese (12,7%, in calo di 0,1 punti in termini congiunturali ma in aumento di 0,7 punti nei dodici mesi) si riconferma ai livelli massimi dall’inizio delle serie mensili (2004) e trimestrali (1977), con la componente dei 15-24enni (42,7%) sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente ma in aumento di 3,1 punti nel confronto annuo.

Confortanti i dati relativi all’indice PMI manifatturiero: nel mese di aprile in Europa è salito a 53,4 punti dai 53 punti del mese precedente, a conferma della fase di espansione del ciclo con l’indice oltre i 50 punti da 10 mesi; a trainare il rialzo è sempre la Germania (54,1) ma questa volta ha contribuito anche l’Italia, dove l’indice è salito a 54 punti, ai massimi dal 2011; stabile la Spagna (52,7) ed in controtendenza la Francia, scesa  da 52,1 a 51,2.

Ieri  la pubblicazione delle previsioni dell’Istat sull’Italia per il triennio 2014/2016: le nuove prospettive dell’economia italiana indicano una crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/PIL” \l “cite_note-pil-1” , il valore totale dei beni e servizi prodotti dal Paese) in termini reali dello 0,6% per il 2014 e dell’1,0%  per il 2015, con un tasso di disoccupazione che salirà al 12,7% nel 2014 per poi contrarsi al 12,4% nel 2015. 

La Commissione UE riunitasi in occasione dell’Eurogruppo prevede per l’Italia un’impennata del debito pubblico nel 2014 che, dopo il pagamento dei debiti PA, toccherà il nuovo record di 135,2% del PIL per poi scendere a 133,9% nel 2015 grazie ad avanzo primario, crescita e privatizzazioni previste nella seconda parte del 2014; quanto al deficit strutturale, questo «migliora solo marginalmente e, a politiche invariate, resta negativo nel 2015 (-0,7%)» mentre quest’anno è allo 0,8%. Lo studio prevede inoltre la continuazione del calo dell’inflazione nell’Eurozona: dall’1,3% del 2013 scenderà allo 0,8% di quest’anno, mentre nel 2015 risalirà all’1,2%.

L’odierna riunione dell’Ecofin, il Consiglio dei ministri dell’Economia e delle Finanze che discute di questioni legate all’unione economica e monetaria dell’Unione Europea (UEM), ha portato in dote un accordo sulla “Tobin Tax”, una tassazione delle transazioni finanziarie limitata «ad azioni ed alcuni prodotti derivati» che scatterà in maniera graduale a partire dalla fine dell’anno tra gli 11 Paesi della “cooperazione rafforzata(Italia, Francia, Germania, Belgio, Estonia, Grecia, Spagna, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia). In realtà l’accordo raggiunto è piuttosto vago, tanto da guadagnarsi le accuse  di molti degli stati UE che non lo hanno sottoscritto, prima fra tutte la Gran Bretagna, che si dice pronta ad impugnarlo qualora la tassa avesse un effetto extra-territoriale (cioè colpisse Paesi fuori dagli 11): «Non ci deve essere impatto sul Regno Unito, altrimenti contrasteremo questa tassa per vie legali» ha dichiarato il ministro delle Finanze britannico George Osborne durante il dibattito. 

In una seduta a ranghi ridotti per la chiusura di Tokyo (già assente ieri per la Festa della Costituzione ed oggi in pausa per il “Kodomo no Hi”, il giorno dedicato ai bambini) e lo stop per festività di Hong Kong, i listini asiatici hanno trovato la forza di rimbalzare dopo il calo registrato ieri a causa dei dati macro cinesi. Dopo il calo dello 0,3% causato dalla crescita dell’indice HSBC sulla produzione manifatturiera in Cina, salito ad aprile a 48,1 dai 40 punti di marzo, oggi l’indice MSCI Asia Pacifico (escluso il Giappone) ha chiuso in rialzo dello 0,2% sulla spinta dell’indice americano ISM Servizi, cresciuto decisamente oltre le aspettative. Sui mercati cinesi da registrare la positiva chiusura di Shangai (+0,25%).

Avvio in rialzo per le Borse Europee sulla scia delle positive trimestrali di UBS e BMW, anche se gli operatori rimangono prudenti in attesa delle mosse delle Banche centrali, con l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ad invitare l’Eurotower a portare i tassi di interesse allo zero fino al 2015 per combattere la deflazione; inversione di rotta al giro di boa, con i listini ad imboccare la strada del ribasso: imputabili al cambio d’umore alcune trimestrali sotto le attese, come quella di Barclays, nonché le preoccupazioni per le tensioni fra Ucraina e Russia, che hanno contribuito ad un finale di seduta all’insegna della volatilità: frazionale rialzo per Madrid (+0,04%), deboli  Londra (-0,35%), Francoforte (-0,65%) e Parigi (-0,78%).

Ribasso anche per Piazza Affari (FTSE Mib -0,55%, FTSE Italia All Share -0,53%), con le banche protagoniste in negativo; fari puntati su Fiat (-1,1%), che a Detroit ha presentato il piano industriale fino al 2018.

Giornata particolarmente nervosa per Popolare di Milano (-1,16%), con la negatività estesa anche ai diritti relativi all’aumento di capitale (-4,52%) in una giornata in cui  gli analisti hanno rivisto al ribasso il target price sull’istituto, confermando l’indicazione di ridurre l’esposizione del titolo in portafoglio; segno meno anche per Monte dei Paschi di Siena (-1,09%), IntesaSanpaolo (-0,49%) ed Unicredit (-1,33%). 

Fiat Chrysler (-1,17%) in flessione: le prime indicazioni sul piano industriale 2014-2018 non hanno convinto gli addetti ai lavori (target di vendite mondiali fissato a 1,9 milioni di unità ed  investimenti per 5 miliardi di euro ed 8 nuovi modelli per Alfa Romeo), in attesa dei risultati di bilancio che saranno comunicati a Detroit alle 22 ora italiana. 

Sul fronte del debito sovrano lo spread, il differenziale di rendimento tra il Btp decennale ed il Bund tedesco di pari scadenza, ha chiuso a 154 Bp (Basis point, punti base), 4 punti al di sotto del fixing di ieri, per una resa del decennale italiano al 3%. Il differenziale tra i titoli a dieci anni di Spagna e Germania termina invece a 148 Bp, con il tasso dei Bonos al 2,94%.

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