Grande attesa per la BCE, ma i dividendi piegano Piazza Affari

TRIESTE   – Dopo che la scorsa settimana le negatività sul PIL e le preoccupazioni legate alla disinflazione europea hanno bruciato in una sola giornata oltre 17 miliardi di capitalizzazione a Piazza Affari, sino a quel momento il listino che aveva corso più di ogni altro in Europa, Milano ha saputo reagire con un colpo di coda nell’ultima volatile seduta, atto d’orgoglio che però non ha impedito al FTSE Mib di lasciare sul terreno il 3,47%, riducendo così il proprio rialzo da inizio anno all’8,9%.

Investitori ed addetti ai lavori ripongono quindi grandi aspettative in questa nuova ottava, dominata nella sua seconda metà dalle attese sui dati tedeschi relativi ai prezzi alla produzione e, soprattutto, agli indici PMI su manifatturiero, servizi ed indice composito, nonché sull’andamento del PIL (Prodotto Interno Lordo, il valore totale dei beni e servizi prodotti) e dell’indice IFO sulla fiducia delle imprese.

I dati dello scorso anno sui default in Europa elaborati da Standard & Poor’s parlano di una crescita del numero delle società che non hanno onorato i propri impegni (3,33% dal 2,19% del 2012), un “monte debiti” pari a circa 17,8 miliardi di dollari che si staglia davanti alla riunione della BCE (Banca Centrale Europea) di inizio giugno, accrescendo le speranze per un’azione concreta e straordinaria di sostegno all’economia alla quale l’Eurotower sembra proprio non potersi più sottrarre. Secondo alcune indiscrezioni raccolte dall’autorevole settimanale tedesco “Der Spiegel”, Peter Praet, il capo economista della BCE, raccomanderà un nuovo taglio che porterà i tassi d’interesse allo 0,15%, da accompagnarsi ad un tasso negativo sui depositi pari a -0,1% per contrastare la forza dell’euro e la bassa inflazione: il fatto che le banche in futuro debbano pagare per far sostare le proprie disponibilità presso l’istituto di Francoforte rivitalizzerebbe il mercato del credito proprio là dove l’accesso per famiglie ed imprese è più difficoltoso, senza contare che tassi d’interesse più bassi potrebbero portare ad un indebolimento della moneta unica, favorendo così le esportazioni comunitarie.

La settimana macroeconomica si scalderà a far tempo da mercoledì, con la pubblicazione delle minute della Federal Reserve relative alla riunione di aprile, nella quale si è deliberato di proseguire con il “tapering”, la progressiva diminuzione per ulteriori 10 miliardi di dollari mensili degli incentivi all’economia stabiliti dal “Quantitative Easing”, mentre giovedì sarà la volta dei dati dei sussidi alla disoccupazione e dell’indice del Conference Board negli Stati Uniti; ultima seduta di ottava con le notizie più attese: l’ottava si chiude con i dati più attesi per il Belpaese: andamento delle vendite al dettaglio in Italia e rilevazione sulle retribuzioni tricolori.

Nel frattempo ieri seduta negativa per i listini asiatici, nonostante gli ordini dei macchinari in Giappone siano schizzati alle stelle a marzo, polverizzando ogni precedente record: il rialzo dell’imposta sul valore aggiunto ha prodotto un boom degli ordinativi pari al 19,1% mese su mese, il dato più ampio mai registrato nel Sol Levante ed equivalente a circa 936,7 miliardi di yen, quasi 7 miliardi di euro; il conseguente rafforzamento dello yen ha penalizzato i titoli delle aziende nipponiche esportatrici, determinando così il  ribasso in chiusura di Tokyo (-0,64%).

Dopo il rallentamento del comparto manifatturiero e dei consumi, l’ennesimo segnale di frenata della Cina viene dal settore immobiliare, dove i prezzi delle case sono cresciuti ad un ritmo inferiore alle aspettative ad aprile: Shanghai ha ceduto l’1,05%, mentre Hong Kong ha perso lo 0,24%.

Avvio contrastato per le Borse del Vecchio Continente, concentrate sulle occasioni d’acquisto fornite da trimestrali societarie ed operazioni straordinarie dopo le forti perdite registrate nei giorni scorsi a causa del rallentamento dell’economia dell’Area Euro; al giro di boa a prevalere è ancora il segno meno, con gli operatori inclini a passare all’incasso: da qui il rosso del comparto health-care, che paga le perdite riportate da AstraZeneca a causa del rifiuto dell’offerta pubblica di acquisto da parte di Pfizer. Le prese di profitto conducono i listini di Eurolandia ad una chiusura contrastata che risparmia la sola Francoforte (+0,31%), nonostante l’ultimo report della Bundesbank non esclude che l’economia tedesca possa risentire della maggior incertezza dei paesi in via di sviluppo e dell’Europa dell’Est; mentre le speranze per un nuovo rally borsistico sono ormai legate ad un eventuale intervento sul mercato monetario da parte della BCE, le principali piazze continentali chiudono in altalena: Madrid (-1,4%), Parigi (+0,3%), Londra (-0,16%).

Giornata decisamente negativa sin dall’apertura per Piazza Affari (FTSE Mib -1,6%, FTSE Italia All Share -1,51%), gravata dal negativo effetto prodotto dallo stacco cedola di ben 19 società che compongono l’indice FTSE Mib, un impatto calcolato pari a circa l’1,5% della capitalizzazione del listino a cui si è sommata la cattiva intonazione del comparto finanziario (a metà seduta Unicredit e Generali accusavano perdite superiori al 4%), che ha fatto definitivamente scivolare Milano in coda ai listini europei.

Ancora sotto i riflettori i bancari, Bancari sempre protagonisti. con Deutsche Bank ad annunciare che procederà ad un aumento di capitale di 8 miliardi di euro, dei quali 1,7 potrebbero essere sottoscritti dalla famiglia reale del Qatar. Monte dei Paschi di Siena (-0,23%) limita i danni dopo che la Fondazione MPS ha perfezionato la cessione del 6,5% delle azioni ordinarie dell’istituto, con la numero uno dell’ente Antonella Mansi a dichiarare di ritenere conclusa la propria esperienza alla presidenza avendo raggiunto gli obiettivi prefissati; ribassi anche per Intesa Sanpaolo (-2,29%) ed Unicredit (-3,2%), entrambe condizionate dallo stacco dividendi. Tra i titoli a maggior capitalizzazione rosso per Unipol SAI (-1,83%) e Generali (-3,76%) assegnatarie di cedola, in recupero  Mediaset (+ 0,12%) nonostante il taglio del target price effettuato da Credit Suisse (che però conferma il giudizio “Outperform”, farà meglio del mercato).

Sul fronte del debito sovrano lo spread, il differenziale di rendimento tra il Btp decennale ed il Bund tedesco di pari scadenza, sale a 180 Bp (Basis point, punti base), portando il rendimento del decennale italiano al 3,14%.

Il differenziale a dieci anni tra i titoli di Spagna e Germania termina invece la seduta a 166 Bp, portando il tasso dei Bonos iberici al 3%.

In chiusura la notizia dell’uscita ufficiale del Portogallo dal programma di salvataggio della Troika (UE-BCE-FMI), dalla quale nel 2011 ottenne un prestito di 78 miliardi condizionato alla riduzione della spesa pubblica; il primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho ha annunciato che il Paese «non chiederà ulteriori misure di sicurezza, anche se c’è ancora molta strada da fare per uscire dalla crisi».

 

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