Retribuzioni da fame. Italia fanalino dell’Europa

ROMA – Oggi l’Istat snocciola altri dati in cui emerge un record negativo per le retribuzioni medie: “la più bassa mai registrata dall’Istat dall’inizio delle serie storiche, nel 1982, 34 anni fa”, precisa in una nota l’istituto di statistica.

Peccato che la scoperta non è purtroppo nota. Basta osservare la recente indagine di Willis Towers Watson che ha posizionato l’Italia in ultima posizione rispetto alle economie di 15 paesi “industrializzati” presi in considerazioni. Insomma stipendi da fame, considerando l’aumento esponenziale del costo della vita, specie per i salari d’ingresso che si attestano sui 27 mila euri lordi annui. E non finiscono qui le scoperte dell’Istat. Infatti, il record negativo è anche sui tempi di attesa, la media è di 23,6 mesi – per il rinnovo del contratto. Considerando, invece, solo i lavoratori con contratto scaduto, i mesi di attesa sono in media 39,9, oltre tre anni, in aumento rispetto allo stesso mese del 2015 (39,3). La quota di dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 59,2%, in diminuzione rispetto al mese precedente (60,5%), e per il solo settore privato si attesta al 47,3% (era 49% a febbraio). Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo sono 45 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione, che sconta il blocco della contrattazione) e riguardano circa 7,6 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego).

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