Fatturato e ordinativi. Dati negativi ma non più drammatici del consueto

Sono stati resi noti oggi dall’Istat i dati relativi all’andamento del fatturato e degli ordinativi dell’industria nel mese di settembre. Non lasciamoci prendere dal panico leggendo il dato relativo al raffronto rispetto al mese precedente e che vede il fatturato in flessione del 4,6 per cento e gli ordinativi tonfare del 6,8 per cento rispetto al mese di agosto, preoccupazione si, certo, ma i dati sono al momento da considerarsi solo negativi e non drammatici.

Il confronto con un brillante mese di agosto

Il confronto infatti sconta il confronto con un mese di agosto che era stato particolarmente brillante sia per ordinativi che per fatturato. Resta però il fatto che i dati sono decisamente preoccupanti se si confronta il mese di settembre 2016 con lo stesso mese del 2015 e, ancor più, se si confronta il dato dei primi nove mesi del 2016 con lo stesso periodo del 2015.

I confronti col 2015 restano però preoccupanti

L’andamento nel mese di settembre 2015 rispetto allo stesso mese del 2016 fa segnare meno 0,3 per cento per quanto riguarda il fatturato totale e più 2,6 per cento per quanto riguarda gli ordinativi. Un dato quindi lievemente contrastato me che sembrerebbe suggerire un moderatissimo ottimismo. L’ottimismo svanisce però quando si confrontano i primi 9 mesi del 2016 con il medesimo periodo del 2015. In questo caso infatti svanisce completamente ogni accenno ad una seppur moderata ripresa della produzione in Italia.

Il fatturato fa infatti segnare un secco meno 1,2 per cento, sempre nel confronto tra i primi 9 mesi del 2016 e lo stesso periodo del 2015, mentre gli ordinativi sono a meno 1,1 per cento.

In chiaroscuro poi la ripartizione tra Italia ed estero degli ordinativi, se da una parte l’estero fa segnare un più 2,2 per cento dall’altra parte gli ordinativi Italia segnano una frenata netta con meno 3,4 per cento.

E quindi

E quindi l’industria italiana sembra ancora decisamente avviata a contrarsi, ma anche questo mese possiamo sperare, solo sperare perché i dati in realtà non ci danno nessun appiglio reale, che il peggio, il punto di minimo sia già stato raggiunto e che a breve si incomincerà a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel.

Io, personalmente, non riesco ancora a vederla.

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