Leucemia, maggiore rischio per i lavoratori che hanno ‘ripulito’ Chernobyl

Uno studio, durato 20 anni, mostra che anche basse dosi di radiazioni possono essere legate alla malattia

SAN FRANCISCO – I ricercatori dell’Università della California di San Francisco e del National Cancer Institute hanno valutato, in uno studio durato 20 anni, l’aumento del rischio di leucemia e leucemia linfatica cronica nei lavoratori che hanno aiutato a sgomberare i resti della centrale di Chernobyl, in seguito al disastro del 1986.
Lo studio, pubblicato sul giornale Environmental Health Perspectives, rappresenta un’importante prova degli effetti di basse dosi di radiazioni sull’uomo, ed è di particolare interesse per i minatori, i lavoratori delle centrali nucleari e per i pazienti che sono sottoposti a basse dosi di radiazioni durante i test diagnostici.
Il team di ricercatori ha coinvolto circa 110.000 persone e in tutto sono stati registrati 137 casi di leucemia, il 16 per cento dei quali può avere delle correlazioni con l’esposizione alle radiazioni di Chernobyl.
E’ risaputo che alte dosi di radiazioni possono aumentare il rischio di leucemia, ma i ricercatori hanno anche osservato l’aumento del rischio di leucemia linfatica cronica, che, da studi precedenti, non si pensava fosse correlata con l’esposizione a radiazioni.

“Le basse dosi di radiazioni sono importanti” spiega la prima autrice dello studio Lydia Zablotska, professoressa di epidemiologia e biostatistica all’Università della California di San Francisco “vogliamo rendere le persone consapevoli di questo”.

Per tanti anni gli effetti dei diversi livelli di radiazioni sono stati studiati nei sopravvissuti agli attacchi atomici di Hiroshima e Nagasaki del 1945, ma questo approccio è limitante, spiega Zablonka, perché queste persone sono state colpite da raggi gamma e di neutroni, mentre un paziente sottoposto a TAC è esposto a raggi X, inoltre la popolazione giapponese e quelle occidentali sono molto diverse per quanto riguarda aspetti di genetica, di stile di vita e di dieta.

Questo studio è particolarmente utile poiché le dosi ricevute dai lavoratori ucraini sono una via di mezzo tra le alte dosi ricevute dalle vittime della bomba atomica e le basse dosi causate dalle scansioni mediche. Infine lo studio mette in discussione l’idea che la leucemia linfatica cronica non possa essere causata dall’esposizione alle radiazioni, come era stato ipotizzato in seguito ai risultati ottenuti dai sopravvissuti giapponesi. Zablonka suggerisce che il rischio potrebbe essere stato “nascosto” nella popolazione giapponese, che è normalmente meno soggetta allo sviluppo di questo tipo di cancro, infatti in Giappone questo rappresenta solo il 3 per cento di tutti i casi di leucemia, mentre negli Stati Uniti circa il 30 per cento e in Ucraina il addirittura il 40 per cento.

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