Caso Ruby. Proteste della polizia per le accuse di Berlusconi

Nessun caso di maltrattamenti delle belle amiche del premier, denunciano i poliziotti. E’ stato loro offerto anche il pranzo. ” Non siamo i suoi servi” denunciano

ROMA – «Malessere» viene espresso dai sindacati di polizia, dopo le ultime rivelazioni del Ruby-gate. I rappresentanti degli agenti italiani, che già non avevano digerito la notizia di feste con ragazze vestite da sexy-poliziotte, ora non tollerano il malumore di alcuni deputati-avvocati del Pdl. Martedì scorso, nel corso di una riunione, i fedelissimi di Silvio Berlusconi avevano puntato il dito contro gli agenti che hanno condotto le indagini del caso: «Complimenti alla nostra politica di confermare i vertici della polizia confermati dal centrosinistra, questi sono i risultati: nessuno ci ha avvisati». Non solo: Berlusconi, nel suo recente videomessaggio, aveva criticato anche i poliziotti che aveva condotto le perquisizioni. Frasi gravi, a detta dei sindacalisti, che ora chiedono di incontrare il capo della Polizia, Antonio Manganelli, con il quale vogliono affrontare alcuni delicati temi in materia previdenziale e salariale. La Silp-Cgil chiede al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di «rispettare le forze di polizia» perchè «i poliziotti sono dei pubblici ufficiali che fanno un lavoro difficile. Sono servitori dello Stato e svolgono le loro funzioni nel rispetto della legge e senza guardare in faccia a nessuno». «C’è una esigenza di tutela del personale – aggiunge Giardullo che esprime »piena solidarietà a tutti i colleghi di Milano« cui »il presidente del Consiglio deve rispetto perché sono pubblici ufficiali e non membri del suo staff, servitori dello Stato che fanno il loro dovere nel rispetto della legge e senza guardare in faccia nessuno«. Più duro il parere del segretario del Coisp, Franco Maccari: »Oggi di fronte all’ennesima offesa della dignità di un Paese civile, possiamo solo commentare che se l’Italia è ridotta ad uno Stato in cui un gruppo di deputati si comporta come una setta delirante che considera il Capo della Polizia un servo, al punto da aspettarsi che calpesti la legge per sottostare al volere del Presidente del Consiglio, allora è consigliabile espatriare subito e scappare nella Tunisia di queste ultime ore, che è certamente più democratica«. E ancora: »Come può un Paese civile accettare ancora di essere governato da un uomo che aggredisce, offende e tradisce i poteri riconosciuti dalla Costituzione come quello giudiziario e mortifica gli uomini di Stato come quelli che indossano la divisa. Divise macchiate troppo spesso di un sangue versato per difendere l’Italia e che per il premier diventa un vestito di Carnevale. Un capo di Governo che minaccia gli altri poteri dello Stato sovverte pericolosamente le regole democratiche del confronto, seminando il seme di uno scontro sociale latente che potrebbe scoppiare in qualsiasi momento perché, nutrito sotto traccia e quindi difficilmente controllabile. Ai magistrati attaccati in maniera violenta e scellerata dal premier – dice Maccari – va tutta la nostra solidarietà umana e istituzionale. Alla politica e a chi ha un minimo di buon senso e di senso della morale (e non del moralismo), chiediamo di non perdersi nei tecnicismi».

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