Lazio. Ripulire la cappa nera che sta uccidendo il futuro della regione

ROMA – Ieri Nicola Zingaretti ha chiuso la sua campagna elettorale ribadendo ancora una volta che ” la fiducia dei cittadini, la rabbia e’ ai massimi, ma questa rabbia va trasformata in una grande forza per costruire un progetto che vada oltre le appartenenze politiche, partendo dall’introduzione dei criteri di trasparenza”.

Insomma la regione adesso più che mai ha bisogno di riaprire quelle porte che avevano sbattuto in faccia ai cittadini. E come dice il candidato del centro sinistra bisogna farlo dimostrando che “la grande voglia di combattere  ora deve trovare una risposta”. Zingaretti questa voglia l’ha trasmessa fino alla chiusura del suo tour  elettorale a Passo Corese, dove ha parlato dal palco allestito in piazza della Libertà.
“La posta in gioco – ha detto –  non è solo vincere le elezioni ma convincere le persone che vale la pena andare a votare, credere nella democrazia, nella libertà, nelle istituzioni”. E poi: “La nostra missione è vincere ma anche da qui a lunedì arricchire l’offerta politica. Noi siamo quelli che vogliono mettere le mani sulla riforma di questa istituzione perchè l’hanno distrutta, la destra ha fallito lucrando e devastando l’istituzione”. E infine: Nicola Zingaretti“Siamo al bivio importante di un paese che ce la può fare se scoffigge la cattiva politica e il populismo di chi cambia mangiando paura. Serve a fare comizi ma non a ridare speranza a tantissime famiglie. Sarò l’uomo più felice del mondo se fra cinque anni le famiglie avranno meno paura del futuro di quanta ne abbiano adesso”.
E la regione Lazio ha proprio bisogno di cambiare definitivamente registro, perchè di scandali alla Fiorito, di feste folli dai costi astronomici, di ricevute per pagare ostriche e champagne, i cittadini laziali sono stufi e indignati. Insomma non ne vogliono più sentire parlare. E su questo il Pd ha dimostrato più di tutti coerenza, perchè dei vecchi consiglieri di prima non c’è neppure l’ombra. Cosa ben diversa per alcune formazioni politiche che hanno preferito anche in questa legislatura candidare i soliti “notti”.

C’è proprio bisogno di “una grande missione storica in questa città e Regione”, ha detto ancora Zingaretti che dopo Passo Corese ha partecipato ad un altro incontro al quartier tuscolano insieme a Flavia Leuci, candidata alla regione che ha gia fatto parte della sua squadra come consigliere provinciale: “dobbiamo cominciare a ripulire questa ossessiva cappa nera che sta uccidendo il futuro della nostra comunità. Anche noi contribuiremo a smacchiare il giaguaro come ha più volte indicato Pier Luigi Bersani”.
Tuttavia, sarà l’attuale situazione un po’ confusa oppure l’incapacità di alcuni esponenti di piccoli partiti di coalizzarsi tra di loro, ma il Lazio ha ben 12 candidati in lizza per governare la regione. Oltre a Zingaretti, infatti, appoggiato da sostenuto da Pd, Lista Civica Zingaretti, Sel, Centro democratico e Psi, c’è Davide Barillari per il MoVimento 5 Stelle, Giulia Bongiorno,  candidata con la Lista Monti, il giornalista Sandro Ruotolo con Rivoluzione Civile, che è anche candidato in tre regioni per la Camera dei deputati. Poi c’è Luca Romagnoli della Fiamma Tricolore, Roberto Fiore di Forza Nuova, Pino Strano della Rete dei cittadini, Simone Di Stefano di Casapound, Giuseppe Rossodivita con Amnistia Giustizia e Libertà, Luigi Sorge del Partito Comunista dei Lavoratori fondato da ferrando e Alessandra Baldassari candidata con Fare per Fermare il Declino. Ma non è tutto. E’ tornato a candidarsi persino il segretario de La Destra Francesco Storace, già presidente della Regione Lazio dal 2000 al 2005, travolto successivamente dal cosiddetto Laziogate per il quale venne  assolto dalla Corte d’Appello di Roma nell’ottobre 2012 e di fatto riabilitato all’attività politica.

Si prevede quindi uno scontro acceso tra Zingaretti e Storace, soprattutto sul punto nevralgico della regione, ovvero la sanità. Quando Storace passò le consegne alla Giunta di  Piero Marrazzo il buco era già diventata una voragine, come racconta in un’intervista Luigi Nieri, all’epoca assessore al Bilancio: “Quando siamo arrivati a via Cristoforo Colombo abbiamo trovato questa situazione: da due, tre anni, e in alcune Asl anche da quattro, le Aziende sanitarie locali del Lazio non presentavano i propri bilanci. Così questi non entravano in quello generale della Regione”.
Insomma un buco di 10 miliardi, tutti soldi “fuori bilancio” certificati  dall’Advisor e dal Mef, ovvero il Ministero dell’Economia e Finanza, per i quali non si poteva neppure accendere un mutuo a una banca. Per questo ancora oggi  i cittadini stanno pagando al Ministero dell’Economia e Finanza  una rata annuale pari a 310 milioni di euro.
Ma veniamo ai tempi recenti: la giunta di Renata Polverini dopo gli scandali firmati Fiorito e Maruccio ha dovuto dimettersi a gran voce. Dimissioni irrevocabili, disse l’ex governatrice nell’aula della Pisana quando parlò ai consiglieri dicendosi estranea ad ogni vicenda. E prima di dimettersi,  è riuscita perfino a nominare nuove persone. “Una corsa contro il tempo”, l’hanno definita per creare ad hoc nuove figure per sedere ai vertici della regione Lazio. Insomma nuovi incarichi per rimanere sempre con un occhio dentro un’istituzione che proprio la sua giunta ha contribuito ad affossare.

Si vota il 24 e 25 febbraio per nominare 50 consiglieri, 20 in meno rispetto alla precedente consiliatura.

Nella regione Lazio il numero di elettori è di 4.761.102, di cui 2.280.131 maschi e 2.480.971 femmine; il numero di sezioni elettorali sara’ di 5.268.

Come votare
Ciascun elettore, con la matita copiativa sulla scheda di colore verde, puo’: votare solo per un candidato alla carica di presidente della Regione, tracciando un segno sul suo nome o sul simbolo della lista regionale. In questo caso il voto e’ valido solo per l’elezione del presidente e non si estende a nessuna lista provinciale. Votare per un candidato alla carica di presidente della Regione e per una delle liste provinciali ad esso collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste. In tal caso l’elettore potra’ esprimere una preferenza per un candidato a consigliere regionale della lista provinciale votata scrivendone il cognome oppure il nome e cognome in caso di omonimia nell’apposito spazio.

Votare per un candidato alla carica di presidente della Regione e per una delle altre liste provinciali a esso non collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste (cosiddetto “voto disgiunto”). Anche in tal caso potra’ esprimere una preferenza per un candidato a consigliere regionale della lista provinciale votata scrivendone il cognome oppure il nome e cognome in caso di omonimia nell’apposito spazio. Vvotare a favore solo di una lista provinciale; in tale caso il voto si intende espresso anche a favore del candidato presidente della Regione a essa collegato.

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