Nuova alga invasiva scoperta nel canale di Sicilia. Legambiente nel team internazionale

ROMA – Una nuova alga invasiva australiana, la Caulerpa disticophylla, è stata scoperta lungo le coste della Sicilia meridionale. L’individuazione è avvenuta anche grazie al Centro di Educazione Ambientale (CEA) Legambiente di Donnalucata, che ha fatto parte del team internazionale che ha condotto una complessa serie di analisi genetiche e morfologiche per l’identificazione dell’organismo vegetale.

Lo studio – dal titolo Identity and origin of a slender Caulerpa taxifolia strain introduced into the Mediterranean Sea (Identità e origine di una linea di Caulerpa taxifolia introdotta nel Mediterraneo) pubblicato nella rivista internazionale Botanica Marina – ha visto coinvolti, oltre ai biologi Davide Campo e Antonino Duchi del CEA Legambiente di Donnalucata, Gabriele Procaccini, Dorris N. Jongma, Emanuela Dattolo e Daniela D’Esposito della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli; Peter Grewe del Marine and Atmospheric Research, Hobart, Tasmania, Australia;  John Huisman della School of Biological Sciences and Biotechnology, Murdoch University, Australia; Marc Verlaque della Aix-Marseille University e Mehmet B. Yokes della Halic University di Istanbul.

“Abbiamo riscontrato quest’alga aliena, per la prima volta in Sicilia, nell’ambito delle attività del CEA – dichiara Antonino Duchi, presidente del Circolo Legambiente Il Carrubo di Ragusa e coordinatore del CEA – e coinvolto immediatamente la Stazione Zoologica. Da qui è partito il progetto di ricerca e  il percorso d’indagine internazionale”.

“Le indagini hanno evidenziato come l’alga sia diversa dalla Caulerpa taxifolia già segnalata in altre aree mediterranee – spiega Davide Campo, biologo del CEA Legambiente di Donnalucata – e corrisponda invece alla Caulerpa disticophylla australiana, probabilmente arrivata tramite le acque di sentina delle navi, come indica anche il suo riscontro in un’area della Turchia dove è presente un intenso traffico di petroliere”.

Lo studio conferma ancora una volta i cambiamenti biologici in corso nel nostro mare e quanto rischiose siano le attività di traffico navale, di cui il mediterraneo è ricco. L’effetto di questa nuova introduzione sull’ecologia degli ambienti del Canale di Sicilia è ancora ignoto, ed è l’oggetto di un’ulteriore ricerca finanziata dall’Assessorato alla Pesca della Regione Sicilia e commissionato ad ARPA Sicilia, ISPRA e CNR.

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