Mancino: Non ho mai saputo di una trattativa tra Stato e mafia

FIRENZE – Si è tenuta oggi presso la Corte d’Assise di Firenze la deposizione dell’ex Presidente del Senato Nicola Mancino, ascoltato nell’ambito del processo per le stragi mafiose del 1993 che vede imputato il boss Francesco Tagliavia. Rispetto alle presunte trattative Mafia-Stato Mancino, al tempo Ministro dell’Interno, ha respinto qualunque sospetto nei suoi confronti. «Io non ho mai avuto conoscenza né mi è stato riferito di volontà da parte della criminalità organizzata di voler avviare una trattativa con lo Stato, che è un termine che io non posso nemmeno accettare neppure a distanza di anni».
Mancino, fino a luglio scorso vicepresidente del Csm, ha ribadito la sua convinta opposizione alla mafia. «Lo Stato non può scendere a trattative con chi commette reati e tanto meno con chi commette delitti uccidendo magistrati, poliziotti, uomini delle forze dell’ordine. E il mio pensiero va innanzitutto ai giudici Falcone, Borsellino, e al generale Dalla Chiesa. La mafia era il nemico da battere: la mia opinione è sempre stata la stessa, esposta in pubblico e privato. La mafia è il nemico».
Molto è stato scritto sull’ipotesi che Mancino fosse propenso ad una attenuazione del 41-bis, cioè il regime di carcere duro per i mafiosi. «Sono sempre stato dell’opinione che fino a quando perdura l’offensiva della mafia il 41 bis non può essere attenuato», ha detto, precisando che «il 41 bis non era certamente un provvedimento leggero, ma pesante per la mafia e per avere efficacia doveva rimanere pesante». L’ex Presidente del Senato ha però precisato che la matrice delle stragi era la richiesta di revoca del carcere duro. «Il giorno in cui arrivai a Firenze per la strage di via dei Georgofili avevo chiara dentro di me la valutazione che la matrice fosse mafiosa il movente era certamente il 41 bis. Ma bisognava revocarlo? No, non l’ho mai pensato».

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