Sel perde pezzi. Migliore e Fava lasciano il partito

ROMA –  Dopo le dimissioni dal gruppo alla Camera, Gennaro Migliore (Sel), con una lettera al presidente Nichi Vendola, ha annunciato anche le sue dimissioni dal partito. Lo ha fatto poco prima che si riunisse la segreteria convocata dopo la spaccatura di ieri in occasione del voto sul decreto Irpef.

“E’ come un figlio per me. Spero ci ripensi”, ha detto Vendola, entrando in segreteria. E lascia anche Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia. Le sue dimissioni irrevocabili sono state comunicate con una nota al leader.

Il rapporto di fiducia era ormai «rotto», l’accusa di «sequestrare la linea politica» di Sel rende incompatibile la permanenza di Gennaro Migliore nel partito. L’ex capogruppo di Sel lo scrive nella lettera inviata a Nichi Vendola per annunciare l’addio al partito: «Oggi non sarò presente alla riunione del coordinamento nazionale che, tra i punti all’ordine del giorno, discuterà delle mie dimissioni da capogruppo di Sel  alla Camera. È una decisione che ho preso nelle ultime ore e che ha a che vedere con l’interruzione del reciproco rapporto di fiducia che è seguito alla discussione nel gruppo parlamentare sul decreto Irpef e al successivo voto parlamentare».

Migliore rivendica: «In primo luogo intendo ribadire che la discussione nel gruppo, per quanto aspra, non ha mai preso la strada dello schierarsi pro o contro il governo, ma si è confrontata sul significato politico di un voto (numericamente non determinante ai fini dell’approvazione del decreto e quindi non ‘sospettabilè di fare da stampella al governo) che qualificasse la nostra azione parlamentare di sinistra di governo».

Anche Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia, con una lettera ha comunicato oggi pomeriggio al presidente di Sel, Nichi Vendola, le proprie irrevocabili dimissioni dal partito.  «Ti comunico – scrive Fava a Vendola – la decisione di dimettermi da Sinistra Ecologia e Libertà. Una scelta dolorosa e insieme inderogabile. Dolorosa per chi, come me, ha immaginato, fortemente voluto e partecipato alla fondazione di Sinistra Ecologia e Libertà. Inderogabile per la distanza che ormai separa Sel dal suo progetto originario».

«La scelta congressuale e le decisioni di questi mesi – aggiunge – ci hanno portati ad abbandonare il terreno della nostra sfida politica naturale che era quello del socialismo europeo. Abbiamo preferito una collocazione in Europa e una pratica politica in Italia di forte arroccamento identitario. Una marginalità che ci rende inadeguati rispetto all’ambizione che c’eravamo dati: costruire una forza autonoma della sinistra impegnata in un cambiamento del paese e nella ricostruzione di uno spazio politico largo, plurale, responsabile».

«Sono venute meno le condizioni per continuare questa strada insieme», osserva Fava. «Permettimi solo di chiarire, anticipando il florilegio di interpretazioni che questa decisione raccoglierà, che questa non è una scorciatoia verso altri partiti. La differenza che tu proponi oggi sui giornali tra ‘renzianì e ‘non renzianì è una semplificazione ingenerosa e grossolana. La scelta, per me, non è tra la rassegnazione a una deriva minoritaria in cui non mi riconosco più e l’adesione a un’altra forza politica: esiste anche il primato della propria coerenza e soprattutto della propria autonomia. Senza

alcuna subalternità nei confronti di nessuno», conclude. 

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