Fini: «No ad assoggettamento dei pm all’Esecutivo»

Intervenendo ad un convegno sulla giustizia, il Presidente della Camera ha criticato l’ipotesi di riforma della magistratura avanzata dal Pdl per volere di Silvio Berlusconi. Calda accoglienza del sindaco di Bari Michele Emiliano

BARI – La riforma della giustizia pare non piacere proprio a nessuno, Berlusconi escluso. Dopo che ieri Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, aveva criticato la scelta della separazione delle carriere e della costituzione di due Csm, uno per i giudici ed uno per i pm, oggi è stato Gianfranco Fini ad esprimere profonde perplessità.

Anche il Presidente della Camera, strana coincidenza, parla da Bari, come Vietti, e va giù duro. «Sarebbe un grave errore ritornare alla soggezione del pubblico ministero all’Esecutivo come ai tempi del regime fascista», ha dichiarato, aggiungendo che «l’importante è non rinunciare all’indipendenza della magistratura, anche relativamente ai pubblici ministeri: dunque, carriere separate sì, ma mai assoggettamento dei pubblici ministeri all’Esecutivo». La riforma che ha in mente il Presidente della Camera prevede, quindi, la distinzione netta tra chi svolge il ruolo dell’accusa, cioè i pm, e chi ha il compito di emettere le sentenze, i giudici, ma garantendo l’autonomia della magistratura, preservandola da intromissioni e controlli della politica.

Il problema giustizia però esiste, e Fini non si è tirato indietro nell’affrontarlo. Un male atavico a cui va posto rimedio immediatamente è quello dei procedimenti giudiziari troppo lunghi: «Se il processo è lento, anche la certezza della pena è minata alla radice. Non raramente, infatti, la lentezza del processo determina prescrizioni, per non parlare di provvedimenti vari di clemenza sempre in agguato». Proprio Berlusconi più volte ha usufruito dell’istituto della prescrizione, salvandosi da condanne che sembravano certe. Per poter accorciare i tempi della giustizia, però, prima bisogna investire una quantità di risorse maggiore, come già sottolineato ieri dal vicepresidente del Csm. «Risparmiare sulla giustizia non è certo un lusso che si può permettere un Paese civile», ha detto che Fini, spiegando che «con maggiori risorse finanziarie, perché questa è la priorità, si potrebbe, in primo luogo, incrementare il numero dei magistrati, perché non è vero che il loro numero attuale è sufficiente ed in secondo luogo, si potrebbero migliorare le dotazioni, i mezzi e gli edifici a disposizione dei magistrati per svolgere meglio il loro lavoro».

Come detto l’investimento di maggiori risorse nel settore giustizia risulta essere la priorità assoluta e solo dopo si potrà discutere di separazione delle carriere, affinché si possa «migliorare la fiducia da parte dei cittadini nei confronti dei magistrati e dare effettiva ed ulteriore attuazione al “giusto processo”».
Da registrare la calorosa accoglienza riservata a Fini da parte del sindaco di Bari ed esponente di spicco del Pd Michele Emiliano. «Sono un magistrato della Repubblica, adesso temporaneamente sindaco di Bari, per cui accogliere la terza carica dello Stato e significare a quest’ultima il grande valore che noi diamo al suo ruolo istituzionale e al Parlamento della Repubblica è stata una emozione molto forte», ha affermato il primo cittadino del capoluogo pugliese. «Un’emozione che schiaccia facilmente – ha aggiunto – tutte le polemiche politiche di parte, che in questo Paese ormai sono abbastanza diffuse in una situazione come questa e sono anche segno di grandissimo provincialismo, ma rimane il senso di aver fatto qualcosa da sindaco della città di Bari che non è fatta solo di elettori del centro sinistra ma più in generale di persone che amano questo Paese e le istituzioni che la Costituzione pone al centro della vita politica dell’Italia».

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