Legambiente scrive agli europarlamentari italiani: “Serve un atto di responsabilità

Ogni anno in Italia circa 30mila decessi per il PM 2.5, rispetto limiti legge salverebbe 11.000 vite all’anno

ROMA – In vista della votazione del Parlamento Europeo prevista per domani e riguardante la direttiva NEC sui limiti alle emissioni nazionali in atmosfera di determinati inquinanti, Legambiente, che fa parte dell’European Environmental Bureau, ha scritto agli europarlamentari italiani per chiedere di approvare il testo con le modifiche riportate lo scorso luglio dalla Commissione ambiente Ue. Si tratta di miglioramenti positivi per la tutela dell’aria che non devono andar persi, per questo l’associazione ambientalista chiede ai politici europei un atto di responsabilità e un’azione più decisa per ridurre l’inquinamento atmosferico, migliorare la qualità dell’aria in Europa e la vita delle persone. La proposta della nuova direttiva approvata dalla Commissione fissa limiti vincolanti al 2025, limiti più stringenti al 2030 ed aggiunge il mercurio come inquinante. Se venisse approvata, a livello europeo salverebbe circa 42mila persone in più all’anno rispetto alla proposta originaria.

“La direttiva NEC – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – è uno dei principali strumenti a livello europeo per combattere l’inquinamento atmosferico, stabilendo dei vincoli sulla quantità di inquinamento che i paesi dell’UE possono emettere in un dato anno. Nonostante la proposta iniziale della Commissione fosse lontana da obiettivi ambiziosi, l’Unione europea sta cercando di stabilire nuovi limiti per il 2020, 2025 e 2030. Lo scopo è quello di limitare le emissioni delle sostanze inquinanti più pericolose per la salute umana e per l’ambiente. Si tratta di particelle sottili (PM2,5), ossidi di azoto (NOx), il biossido di zolfo (SO2), i composti organici volatili (COVNM), ammoniaca (NH3), metano (CH4) e mercurio (Hg). Il consiglio dei Ministri Ue – aggiunge Zampetti – ha fino ad ora mostrato poco interesse nel fissare traguardi più ambiziosi, scegliendo la strada più facile di limitare gli impegni presi per ridurre le emissioni a livello nazionale. Ora sta all’intero Parlamento europeo, chiamato a votare domani, stabilire da che parte sta rispetto al lavoro di revisione della direttiva. Sulla scia dello scandalo della Volkswagen, questa è una vera opportunità per l’UE di mostrare come agisca nell’interesse di tutte le persone e non solo per le grandi imprese o interessi di parte”. Proprio in data odierna Legambiente sarà ascoltata dalla Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) nel corso di una audizione informale sull’impatto della vicenda Volksvagen sulla filiera nazionale dell’automotive, sui consumatori e sull’ambiente.   

Legambiente ricorda che ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa e stando all’ultimo rapporto Ocse 2015 è anche tra i Paesi Ue che paga di più i danni provocati dall’inquinamento dell’aria in termini di Pil (oltre il 4%), dopo Ungheria, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia. Nel nostro Paese, infatti, si registrano circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5), pari al 7% di tutte le morti esclusi gli incidenti; l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi e il solo rispetto dei limiti di legge attuali salverebbe 11.000 vite all’anno. Un bilancio salato di vite, cui si aggiungono i costi economici dell’incremento delle patologie, dei ricoveri e del ricorso alle cure farmacologiche. In Italia i costi collegati alla salute derivanti dall’inquinamento dell’aria si stimano fra i 47 e i 142 miliardi nel 2010. Ogni ulteriore ritardo nell’azione sull’inquinamento atmosferico sarebbe inaccettabile, dati i costi per la salute umana e per l’ambiente.

Per Legambiente ogni settore deve dare il suo contributo. Anche l’agricoltura, che finora è stata esclusa da questo sforzo comune di riduzione delle emissioni, è risultata essere da uno studio pubblicato pochi giorni fa dalla Rivista Nature un settore cruciale su cui intervenire – per via delle emissioni di ammoniaca e metano quali precursori dell’ozono e del PM2.5 – per il miglioramento della qualità dell’aria.

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