Politica agricola europea: sostenibilità possibile solo attraverso una profonda riforma

Un dossier presentato oggi a Bruxelles al Commissario UE Phil Hogan evidenzia che la PAC è inefficiente, insostenibile e scarsamente accettata dagli agricoltori e dalla società

Obiettivi incoerenti, strumenti inefficaci, insostenibilità per l’ambiente, impopolarità sia tra gli agricoltori che nel pubblico più ampio. E’ impietosa l’analisi effettuata da un nuovo studio sulla Politica agricola comune in Europa, presentato oggi a Bruxelles alla presenza del Commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan nel corso di una conferenza organizzata da BirdLife Europa e da EEB (European Environmental Bureau). All’inizio della conferenza le due organizzazioni hanno consegnato al commissario le 260mila firme di cittadini e l’adesione di 600 organizzazioni e imprese alla campagna Living Land, attuata in 28 paesi europei (tra cui l’Italia con la campagna #cambiamoagricoltura) per chiedere una Pac che protegga il clima e l’ambiente, che sia equa per agricoltori e consumatori, e che garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile.   

Nonostante i rilevanti problemi della Pac che emergono dallo studio, che vanno dalla mancanza di un set coerente di obiettivi all’uso di strumenti inefficaci e parzialmente confliggenti fino a una scarsa valutazione dell’impatto che la Pac ha sulla società, sull’economia e soprattutto sull’ambiente, la Politica agricola comune è però riformabile da subito già a partire dalle conoscenze e dagli strumenti disponibili. E’ ora necessario però che la politica li utilizzi.  

E’ giunto il momento per il Commissario Hogan di prendere atto che dai cittadini monta la richiesta di una PAC che restituisca all’agricoltura un ruolo chiave nel governo sostenibile del territorio europeo: le coltivazioni in Europa coprono una superficie di 160 milioni di ettari, il 37% del territorio dell’Unione. Oggi i fondi della Pac vanno a beneficio dei proprietari che praticano forme di agricoltura aggressiva ed inquinante, come le monoculture e gli allevamenti intensivi. Queste risorse pubbliche devono invece servire a sviluppare le enormi potenzialità dell’agricoltura, conciliando la produzione con obiettivi di lotta al cambiamento climatico, di difesa della biodiversità, di presidio del suolo e delle aree rurali in difficoltà, di difesa della salute di cittadini e consumatori rispetto all’impiego di pesticidi e all’abuso di fertilizzanti”.  

Nel complesso sono stati oltre 320mila cittadini, di 28 paesi europei, che hanno partecipato alla consultazione pubblica indetta dalla Commissione europea. Di questi, come detto, ben 260.000 sono quanti hanno avuto accesso alla consultazione attraverso il portale aperto dai network delle organizzazioni ambientaliste con la campagna Living Land (33.000 attraverso il portale italiano di #cambiamoagricoltura): un segnale di attenzione che la Commissione non potrà sottovalutare quando presenterà ufficialmente i risultati nella conferenza attesa per il prossimo 7 luglio a Bruxelles.   E’ il momento di affrontare di petto il problema, prendendo sul serio gli obiettivi di sostenibilità per formulare una politica agricola che sia adeguata al ventunesimo secolo. E’ ormai chiaro che voci sempre più numerose e diversificate chiedono un sistema agroalimentare veramente sostenibile, che prenda in considerazione tutti gli aspetti della filiera alimentare: dall’impatto della produzione del cibo sul clima e sull’ambiente al consumo e alla salute pubblica”.   Una decisione finale sul futuro della Pac è attesa il prossimo autunno.

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