Lo scoutismo e il valore della solidarietà

Centodieci anni esatti da quel 1° agosto del 1907 in cui il generale inglese Robert Baden-Powell convocò sull’isola di Brownsea il primo campo scout, portando con sé ventuno ragazzi provenienti da ceti sociali diversi. 

Centodieci anni e quegli otto giorni che hanno segnato la storia non solo dei partecipanti dell’epoca ma di intere generazioni, essendo diventato lo scoutismo una delle forme di associazione più celebri e positive al mondo. 

Nato con connotati tipicamente militareschi, che in buona parte sono rimasti, lo scoutismo italiano ha poi assunto, tramite l’A.G.E.S.C.I., una veste cattolica, differente rispetto al piglio delle origini ma non per questo meno in grado di formare un senso di comunità e di insegnare quel minimo di disciplina indispensabile per essere cittadini adulti e consapevoli. 

E poi il senso dell’avventura, della libertà, dell’amore e del rispetto per il prossimo, del mettersi al servizio degli altri e dell’imparare dai loro pregi e dai loro difetti, dalle loro ansie, dalle loro paure e, ovviamente, dai propri e dagli altrui errori. 

“Il vero modo di essere felici – asserì B.-P. nel suo ultimo messaggio – è quello di procurare la felicità agli altri. Procurate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di aver fatto “del vostro meglio“.

Non a caso, quando si pensa allo scoutismo, vengono in mente i ragazzi che salvarono i libri antichi e le opere d’arte nella Firenze alluvionata del ’66, i ragazzi che andarono a dare una mano a L’Aquila nel 2009, i volontari di mille occasioni e i sognatori indomiti di più generazioni che non si sono mai rassegnati al nichilismo, all’egoismo e all’elevazione dell’individualismo più becero a virtù, essendo convinti, al contrario, che solo una collettività solidale in cammino possa avere un domani. 

E anche se non sono più scout da ben quattordici anni, concordo con il motto secondo cui una volta che lo si è stati, lo si rimane per sempre (“Semel scout, semper scout”). Grazie alla saggezza, al coraggio e all’intuizione lungimirante di un uomo che aveva visto tanto orrore e seppe trasformarlo in speranza.

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