Governo Monti: ‘laicità’ vò cercando …

ROMA – Tutto si può dire di questo governo tranne che sia laico. L’incontro informale del Presidente del consiglio con il papa all’aeroporto, oltre ad essere una novità assoluta per quanto riguarda i canoni degli incontri tra due capi di stato, è anche un chiaro messaggio con un significato univoco.

L’affermazione viene sostenuta anche dal fatto che il cattolico liberale Mario Monti ha scelto per il suo governo persone molto legate all’istituzione cattolica d’oltre Tevere: il ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi è rettore della Cattolica. Il nuovo ministro, presente al Forum cattolico di Todi che decretò la fine di Berlusconi, è da sempre vicino al cardinale Ruini; ha forti legami con Comunione e Liberazione ed è molto apprezzato nella Cei. Infine è direttore della rivista ultracattolica ‘Vita e Pensiero’ ed anche è vicepresidente del quotidiano Avvenire.
Il ministro della Cooperazione internazionale e integrazione Andrea Riccardi è fondatore della comunità di Sant’ Egidio e ha eccellenti rapporti con gli uomini che contano in Vaticano.
Il ministro della Sanità Renato Balduzzi dal 2002 sino al 2009 è stato presidente nazionale del (Meic) una delle storiche componenti dell’Azione cattolica italiana e si è sempre curato, da cattolico, delle questioni eticamente più ‘sensibili’.
Poi abbiamo come Ministro della difesa Giampaolo Di Paola che, tra le altre onorificenze straniere, è insignito di ben tre onorificenze Vaticane: Medaglia Commemorativa del Sovrano Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi, e di malta SNOM, Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio e Commendatore dell’Ordine equestre di San Gregorio Magno che ha per motto Pro Deo et Principe. Quindi deve lavorare per Dio e per il Principe e non certamente per la società civile che ha fatto tanto indignare Monti: “Troppo facilmente la società civile punta il dito contro la classe politica, di questo sono indignato”. Non si sapeva che il capo del governo facesse parte degli indignados.

Però affermare che questo governo non è laico potrebbe anche indignare molti esegeti del linguaggio perché il termine ‘laico’ è un sostantivo di difficile e dubbia collocazione semantica.
La parola ‘laico’ viene dal greco λαϊκός (laikós, ‘uno del popolo’). Il termine venne usato per la prima volta nel Medioevo per indicare il popolo che al contrario dei Chierici erano delle persone che non sapevano né leggere né scrivere e non sapevano parlare il latino classico.
Il termine ‘laico’, secondo dotti vocabolari, nell’accezione moderna ha il significato di ‘aconfessionale’, ossia di slegato da qualsiasi autorità confessionale ecclesiastica e quindi da qualsiasi confessione religiosa. Spesso il sostantivo ‘laico’ viene anche utilizzato in maniera impropria per indicare un ateo. Tale uso è semanticamente scorretto, in quanto la laicità non esclude la pratica di credenze religiose: per cui si possono distinguere ‘laici credenti’ da ‘laici non credenti’.
Ma nonostante queste indicazioni di senso il termine ‘laico’ viene usato assegnandogli altri significati: la Chiesa cattolica ad esempio utilizza la denominazione ‘laico’ anche per tutti i credenti non consacrati, cioè che non hanno il ministero sacerdotale e che non sono né frati né suore.
Nel linguaggio politico e sociale italiano il laico è colui che vuole una netta separazione dello Stato dall’influenza della Chiesa cattolica, ossia colui che si ispira ai valori della laicità.
Se si legge poi come si definiscono alcune comunità cattoliche si rimane disorientati: la Comunità di Sant’Egidio ad esempio si autodefinisce: “un movimento laicale di ispirazione cristiana cattolica, dedito alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo”, e quindi “un’associazione pubblica di laici della Chiesa”.
Secondo l’accezione medievale la autodefinizione della comunità fondata dal Ministro Andrea Riccardi è corretta; secondo il significato moderno è sbagliata perché la comunità di Sant’Egidio è legata con un nodo gordiano alla Chiesa cattolica.

Come uscirne? Chi è laico e chi non lo è? Che significa laicità ed essere laici?
Sapere un po’ storia aiuta ad uscire da dubbi ed equivoci. La corte di Federico II di Svevia fu una rara isola di laicità. La lingua italiana, che lì ebbe i natali, come giustamente ha affermato Noemi Ghetti, nel suo entusiasmante saggio ‘L’ombra di Cavalcanti e Dante’, fu il risultato di una grande rivoluzione laica: l’autrice asserisce che la lingua italiana nacque come “rivolta dei poeti siciliani al latino ecclesiastico”. Furono i poeti siciliani i ribelli laici che con questa rivolta posero le basi della nostra lingua. La loro poesia diede l’opportunità al volgare, che fino ad allora era usato solo in qualche canto plebeo o giullaresco, di diventare, come scriverà poi Dante nel ‘De Vulgari Eloquentia’, una lingua a tutti gli effetti.
Gli esponenti della scuola siciliana furono Giacomo da Lentini, considerato il caposcuola e largamente noto perché a lui è attribuita l’invenzione della forma metrica del sonetto, Cielo d’Alcamo, Pier della Vigna, Stefano Protonotaro, lo stesso Federico II ed altri ancora.
Nel 1266 alla morte del figlio dell’imperatore svevo, Manfredi, la scuola siciliana cessa di esistere, lasciando però ai laici una lingua letteraria che lentamente soppianterà il latino il quale rimarrà fino al Concilio vaticano II  l’unica lingua ufficiale parlata e scritta dai clerici.
Passeranno più di seicento anni prima che i bersaglieri di Porta Pia portino di nuovo la lingua italiana laica e le idee di laicità all’interno delle mura vaticane. Ma poi lentamente ma inesorabilmente, nonostante l’affermazione, non expedit di Pio IX, rafforzata dall’altra ancor più radicale di Leone XIII, non expedit prohibitionem importat, la Chiesa cattolica colonizzerà la politica italiana fino a trasformarla in una propria longa manus. E i nuovi governanti, o buona parte di loro appartengono a questa adunca longa manus.
La novità è questa: i nuovi governati hanno realizzato il sogno di Ratzinger che, sin dall’inizio del suo pontificato, ha auspicato un legame forte tra fede e ragione. Infatti il governo benedetto dal Vaticano e dalle varie associazioni cattoliche è composto da tecnici/razionalisti e fedeli/cattolici. E il cerchio si chiude. Ora vedremo se la ‘laicità’ di questo governo eliminerà i privilegi ecclesiastici che costano agli italiani circa otto miliardi di lire ogni anno.
E i laici italiani? A coloro che, definendosi laici, continuano a ribellarsi alla Chiesa cattolica come fecero gli inventori della lingua italiana, non rimane altro che opporre un rifiuto netto alla pluto-teocrazia imperante e aspettare, resistendo, che nasca un nuovo Fedrico II stupor mundi.

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