Ruby. Lele Mora prima parla di abuso di potere e degrado, poi fa dietro front

ROMA- Ambigua posizione quella di Lele Mora che prima, quasi volesse  “vuotare il sacco” ha definito con tre parole le festine disinibite a casa di Silvio Berlusconi: “dismisura, abuso di potere, degrado”.

Poi, invece, il noto agente dei Vip ha fatto marcia indietro e ha cambiato versione dicendo che “ad Arcore non c’è stato niente di male. Quando in aula ho parlato di  degrado ho riferito quello che ha riportato un quotidiano, la prostituzione non c’è mai stata”. E poi Mora ha aggiunto: “Non ho mai giudicato i loro comportamenti, forse qui sbagliando, ma non ho mai inquadrato le loro condotte come prostituzione. So che l’ignoranza della legge non perdona, ma voglio dire che non ho mai voluto nè percepito di poter condizionare la volontà di queste ragazze, nè credo di averlo fatto”.

Anche i suoi legali hanno asserito che “le condotte di Mora non hanno niente a che vedere con gli atti sessuali eventualmente compiuti”. Su questo convincimento hanno impostato la difesa gli avvocati di Lele Mora nel processo Ruby bis. In un «contesto di venalità, arrivismo e ambizione» delle serate, Mora avrebbe avuto solo il ruolo di talent scout: non c’era «partecipazione psicologica» in quello che avveniva «dopo». «Le condotte di Mora – hanno spiegato gli avvocati Maris e Avanzi – erano strettamente connesse al lavoro che svolgeva e alle aspettative delle sue clienti di farsi conoscere».

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