Il terrorista nero Concutelli rimesso in libertà

ROMA – Luigi Concutelli,  il Comandante militare di Ordine nuovo, che ammazzò il giudice Vittorio Occorsio, è tornato in libertà, secondo quanto si è appreso, per “gravi motivi di salute”. Dal marzo del 2009 era agli arresti domiciliari colpito da ischemia cerebrale, assistito da Emanuele Macchi, che fu uno dei capi dello spontaneismo armato. Pariolino, più volte arrestato, Macchi fu condannato come uno dei capi del MRP , Movimento rivoluzionario popolare, gruppo di estrema destra collegato a Costruiamo l’azione, per aver compiuto a Roma, nel 1978 e nel 1979, vari attentati dinamitardi contro quelli che i terroristi di destra definivano  ‘simboli del potere’: il Campidoglio, la Farnesina, il carcere di Regina Coeli.

Vittorio Occorsio, nipote ventitreenne del giudice che fu ucciso nel 1976 da un commando neofascista, ha dichiarato alla stampa: “Io a Concutelli gli avrei dato la pena di morte. E non parlo solo come nipote di Vittorio Occorsio ma perché l’Italia da oggi è un paese meno sicuro con lui in libertà”.

Ci rendiamo conto dell’amarezza che pervade il nipote del giudice Occorsio, e certamente possiamo comprendere il suo sfogo a caldo, ma, civilmente e politicamente, certamente non possiamo condividere le sue istanze di vendetta. Come non condividiamo le sue affrettate esternazioni quando afferma che “l’Italia da oggi è un paese meno sicuro con lui in libertà”.  Per far si che l’Italia divenga un paese più ‘sicuro’ ben altri personaggi dovrebbero sostare a lungo nelle patrie galere … e non parliamo dei clandestini. Anche il padre del ragazzo e figlio del giudice ammazzato da Concutelli, Eugenio Occorsio, pur nel suo rifiuto civile a questa scarcerazione, che, il perché lo vedremo più avanti, appare ingiustificata,  prende le distanze dal figlio: “L’affermazione di mio figlio Vittorio riflette lo sconcerto e il dolore della nostra famiglia nell’apprendere la notizia della liberazione di Concutelli. Però di pena di morte non è il caso di parlarne perché è estranea alla cultura della nostra famiglia”.
Noi, naturalmente ci associamo a queste dichiarazioni del figlio del giudice Occorsio, per due motivi: a) siamo contro la pena di morte perché riteniamo, non solo incivile la vendetta mascherata da leggi che legittimano la condanna capitale, ma anche socialmente dannosa ; b)  anche noi siamo indignati della liberazione di Concutelli perché egli ha continuato a giustificare le ragioni dei suoi assassinii senza mai aver avuto un umano dubbio sull’orrore delle sue azioni.

Percorriamo brevemente la storia delle leggi che sanzionavano i delitti. Le prime leggi  penali di cui siamo a conoscenza sono inscritte nel Codice di Ammurabi, 3000 a.C., nel quale la pena per i vari reati  è spesso identica al torto o al danno provocato. Ad esempio la pena per l’omicidio è la morte: se la vittima però è il figlio di un altro uomo, all’omicida verrà ucciso il figlio. Noi che siamo legati culturalmente alla tradizione occidentale conosciamo bene il significato della legge del taglione che si esprime, molto comprensibilmente, nella locuzione, “occhio per occhio dente per dente”, e  che deriva da un versetto della Bibbia: “Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.” In verità la legge del taglione viene definita solo nel diritto romano arcaico riguardante gli illeciti, nella quale si dice: “Si membrum rupsit, ni cum eo pacit, talio esto.” Ovvero se una persona mutila un’altra e non raggiunge un accordo con essa, sia applicata la legge del taglione.” Isidoro da Siviglia, senza giudicarne la giustezza, già additava tali leggi chiamandole con il giusto nome: “Talio est similitudo vindictae, ut taliter quis patiatur, ut fecit”,  vale a dire “La legge del Taglione è simile alla vendetta, una persona che ha ricevuto un’offesa, infligge all’offensore una pena uguale all’offesa ricevuta.” Ci vorranno i Longobardi per porre fine a queste leggi che di fatto legittimavano la faida rivestendola da legge: il diritto longobardo iniziò a svilupparsi a partire dal regno di Autari, per poi trovare una prima sistematizzazione con l’Editto di Rotari, promulgato nel 643 d. C.. L’Editto introdusse la limitazione della pena capitale, sostituendola con risarcimenti in denaro ‘guidrigildo’. Di fatto però con il cristianesimo la lex talionis, che era, ed è, un legge barbara, che però i barbari avevano reso più umana e civile,  continuò ad a imperare tanto è vero che lo Stato vaticano fu l’ultimo paese in Europa ad abolire la pena di morte nel giugno del 1969. Ma si sa per il cristianesimo l’importante è salvare l’anima, del corpo chi se ne frega, è solo un impiccio.

Ed è a questa legge del taglione che sembra appellarsi il nipote del giudice ucciso: “Non parlo a nome della famiglia ma solo a nome mio. (…) io la legge l’ho studiata e proprio in base alla Costituzione sostengo che non è stato proprio osservato il dettato costituzionale. In base all’articolo 27 Concutelli è stato rieducato? Quale deterrenza ha avuto questa pena? Viene quasi da ridere… semmai vengono diseducati quanti assistono al fatto che Concutelli è stato rimesso in libertà. È il messaggio che passa che mi preoccupa”. Secondo il giovane avvocato non si può dire che con Concutelli “la giustizia abbia fallito perché ha fatto numerosi anni di carcere. Ma vuol dire semplicemente che questo tipo di giustizia non basta visto che questo simpatico individuo ha ucciso altre due persone in carcere. (…) Questa liberazione ne è la prova. Quel periodo è finito nelle sue manifestazioni più eclatanti e violente ma le conseguenze continuano nel presente: oggi uno come Concutelli torna libero. Fosse stata la mia giustizia non avrebbe più visto la luce. Di questa vicenda non sono ancora stati individuati i mandanti. Torno da una settimana a New York e ho molta voglia di tornarci dopo questa notizia”. Certamente non tutto ciò che dice il nipote di Occorsio è criticabile, soprattutto quando parla di ‘rieducazione’, ma vogliamo ricordargli che coloro che vengono ancora uccisi in America sono persone spesso palesemente malate mentalmente o appartengono a quelle categorie sociali che non si possono permettere un avvocato che li salvi dalla pena di morte. Poi la legge che permette ai parenti delle vittime di assistere all’esecuzione del presunto carnefice è veramente orrenda e incomprensibile per un individuo che si definisce un essere umano.

Tornando a Concutelli, che ora, a quanto dicono i dispacci di agenzia è più morto che vivo, egli, parlando del sue essere terrorista qualche tempo fa aveva detto: “il rispetto per le vittime c’è, pur non rinnegando quel periodo storico e quel determinato contesto politico”. Che significa, che egli è dispiaciuto per le vittime da lui strangolate o uccise a colpi di mitraglietta, ma che non rinnega il pensiero delirante che gli ha ordinato di  ammazzarle senza pietà? Se è così allora è ancora malato di mente, malato di quella pazzia lucida che armava le sue mani e non lo faceva tremare davanti alla soppressione della vita di un essere umano. In carcere a Novara, insieme a Mario Tuti, uccise, strangolandoli, altri due terroristi neri detenuti, Ermanno Buzzi e Carmine Palladino, anche loro implicati nelle inchieste sulle stragi di Bologna e di Brescia e considerati da Concutelli dei delatori. Per l’omicidio di Occorsio e dei due neofascisti è stato condannato tre volte all’ergastolo ma non si è mai dichiarato pentito: “Non rinnego niente, non sono un pentito, non mi sono mai inginocchiato per chiedere perdono allo Stato: ma non sono un terrorista, sono un assassino. E lo sarò per sempre”. E allora, seguendo la sua logica, se sarà per sempre un assassinino che sia per sempre un carcerato. Ma così non è stato visto che un mese fa Concutelli ha ottenuto la sospensione della pena ed ora abita in un piccolo appartamento all’idroscalo do Ostia.

“È un uomo stanco Concutelli – dicono i suoi vecchi camerati – . Non riesce più ad alimentarsi da solo e non può più parlare. Comunica con una penna, scrivendo bigliettini con la  mano che trema”, e forse ricorda un passato da assassino mai rinnegato.

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