Difesa Bossetti: Yara uccisa da mancino

BERGAMO –  Le lesioni sul corpo di Yara Gambirasio potrebbero essere state inferte “da un mancino e con un’arma importante”.

Lo afferma il medico legale che fa parte del collegio difensivo di Massimo Bossetti,il muratore in carcere per l’omicidio della 13enne. L’arma potrebbe somigliare a un coltello usato in una particolare tecnica di combattimento filippino. Il fatto che la maglietta della ragazza non fosse macchiata,nonostante la ferita alla gola, fa ipotizzare che Yara “sia stata spogliata e rivestita”, dice l’esperta.

Insomma la difesa scava nelle presunte lacune dell’inchiesta che ha portato in carcere oltre otto mesi fa  Bossetti perché pensa siano state “indagini a senso unico”, e nelle quali sono state “spacciate come verità assolute” risultati di accertamenti, invece, “tutti da interpretare”. L’avvocato Claudio Salvagni schiera tutta l’artiglieria pesante di consulenti e, in una conferenza stampa nel suo studio di Como, fa spiegare loro le conclusioni, o meglio le ipotesi alternative a cui sono giunti. L’arma del delitto non è un cutter o un semplice coltello, quindi non un attrezzo da lavoro da muratore o un coltello comune. Per il medico legale Dalila Ranalletta, stando alle lesioni trovate sul corpo, in particolare un taglio alla gola,

si tratterebbe, invece, di un’ arma importante (con lama spessa oltre due millimetri) che potrebbe essere simile a quella usata nel Kali filippino, una particolare tecnica di combattimento. Un’arma, inoltre, che potrebbe essere stata usata da un mancino, a giudicare dalla direzione in cui sono stati inferti i colpi, mentre Bossetti è destrimane. Tutti da interpretare anche i tagli che la ragazza aveva sui polsi.

Per la dottoressa Ranalletta, la posizione del corpo, non rannicchiata come doveva essere se la ragazza morì effettivamente per il freddo nel campo di Chignolo d’Isola, il fatto che i vestiti che indossava non fossero tagliati nonostante ferite sul corpo e la circostanza che la sua maglietta fosse intonsa nonostante la ferita alla gola, fanno pensare che Yara sia stata uccisa altrove e che l’assassino l’abbia spogliata e poi rivestita

Inoltre la difesa contesta siano rilevanti le ricerche nel computer di Bossetti riguardo tredicenni (Bossetti ha ammesso che con la moglie guardava film porno) e il consulente informatico, Giuseppe Dezzani, spiega che una sola volta compare la parola tredicenne e che potrebbe essersi generata “automaticamente, non manualmente”. Molte di queste ricerche non sono state datate e, ragiona Dazzani, mentre l’accusa sostiene che in un caso, il 29 maggio, una di queste ricerche è stata effettuata mentre Bossetti era in casa, in un altro, il 7 maggio, un’altra identica è stata effettuata mentre il muratore, ed è provato per tabulas, era al posto di lavoro in un cantiere.

L’avvocato Salvagni insiste sulla mancata corrispondenza tra il dna nucleare, attribuito a Bossetti, trovato sul corpo della ragazza e quello mitocondriale trovato sui reperti piliferi analizzati che non appartiene a Bossetti. “Circostanza insolita, a detta dei consulenti della Procura ma che si vuol far passare come solita”. Anche questo è oggetto di un ricorso depositato ieri ai giudici del Riesame di Brescia.

Gli investigatori ritengono che sui leggins di Yara siano stati trovati dei filamenti compatibili con il tessuto dei sedili  Daily di Bossetti. Di 200mila veicoli che hanno sedili con quelle caratteristiche individuati dai carabinieri del Ros solo quello di Bossetti è transitato quel giorno a Brembate il 26 novembre del 2010, quando Yara scomparve. Per il criminologo Ezio Denti quel tessuto è invece usato “anche per treni e autobus”. “Hanno verificato gli investigatori quale tessuto avevano i sedili del bus che usava Yara per andare a scuola?”, chiede Denti.

L’avvocato Salvagni, insomma, farà “tutto il possibile per dimostrare l’innocenza di Massimo Bossetti. ”Un’innocenza – spiega – nella quale credo fermamente”. Il legale ha anche ricordato la testimonianza di una donna che aveva parlato di un uomo dell’Est da lei conosciuto, e che le aveva raccontato di avere una relazione con una ragazzina 13enne che forse si chiamava Yara. ”Perché non ritenerla attendibile – sottolinea – mentre sono sempre attendibili testi della Procura?”.

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