Carceri. Ex Br trovato morto a Viterbo. Il terzo decesso in un mese

VITERBO – E’ stato trovato senza vita nella sua cella del carcere ‘Mammagialla’ di Viterbo dagli agenti di polizia penitenziaria stroncato, forse, da un malore. E’ morto così l’ex brigatista rosso Luigi Fallico, 57 anni.

A quanto appreso dal Garante dei Detenuti del Lazio Angiolo Marroni Fallico era in attesa di giudizio, accusato di banda armata finalizzata all’associazione sovversiva nell’ambito dell’inchiesta sulle Nuove Brigate Rosse. Arrestato l’11 giugno 2009 ed assegnato al carcere di Catanzaro, il 14 settembre 2010 era stato trasferito a Viterbo perché il processo a suo carico si stava celebrando presso la Corte d’Assise di Roma.

Giovedì scorso 19 maggio Fallico, soffrente di problemi cardiaci ed ipertensione, aveva accusato un dolore al petto ed era stato visitato in infermeria, dove gli erano state somministrate una tachipirina ed un farmaco dilatatore delle coronarie.

Sulla morte di Fallico il Garante ha rilevato come quella di oggi sia la terza morte in un mese registrata nel carcere di Viterbo.

Il 18 aprile scorso a morire era stato un senegalese di 30 anni, Dioune Sergigme Shoiibou che poco prima di essere arrestato era stato operato alla testa per asportare un ematoma dal cervello e, per questo, era in cella pur essendo privo di parte della calotta cranica.
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Domenica 15 maggio, invece, un agente di polizia penitenziaria 42enne si era tolto la vita sparandosi nello spogliatoio del carcere poco prima di prendere servizio. 

«Tre decessi in un mese nel carcere di Viterbo sono una media altissima che ci preoccupa molto – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – perché sono avvenuti nonostante l’impegno della direzione, degli agenti di polizia penitenziaria e delle altre professionalità che lavorano in quella struttura. Ognuno di questi decessi è una storia diversa con, però, una matrice comune: quella di poter essere attribuito al sovraffollamento e alle drammatiche condizioni di vita negli istituti. Una situazione che più volte abbiamo denunciato in questi ultimi mesi, purtroppo senza esiti. Sovraffollamento, carenze di personale e penuria di risorse non consentono di garantire a quanti vivono il carcere, siano essi detenuti o agenti di polizia penitenziaria, adeguate condizioni di sicurezza. In qualsiasi altra situazione un disagio psichico o fisico sarebbe adeguatamente curato per prevenire conseguenze gravi. In carcere, invece, con questa situazione, ogni situazione di disagio può nascondere una potenziale, drammatica, fine».

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