Yara. Lettera anonima: “L’ho uccisa io”

BERGAMO – Alla redazione del quotidiano ‘L’Eco di Bergamo’ è arrivata una nuova lettera anonima. L’autore sostiene di essere l’assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate sparita per tre mesi e trovata uccisa nel febbraio scorso. L’autore della missiva, ricostruendo le dinamiche dell’omicidio, sostiene di essere l’assassino della ragazza.

Sembra che il suo resoconto risulti compatibile con i fatti accaduti, anche se le informazioni che i mezzi di comunicazione hanno diffuso nei mesi scorsi, già avevano narrato i particolari inseriti nella lettera anonima. La lettera stilata su un foglio, in formato A3, è stata scritta con un normografo, in modo molto sgrammaticato.

Stanno circolando nelle Agenzie le copie delle lettere, ma vi sono tra di loro delle differenze anche sostanziali. Vi proponiamo quella che appare più plausibile:

“Con delle scuse avevo conosciuto una con quel nome. Finimmo con il simpatizzare eppure mi sembrava di piacere a lei perché mi sorrideva quando le chiedevo se aveva il ragazzo fisso. – La sera del 26 novembre, continua la lettera – «gli offrivo un passaggio a casa verso le 18,50. Con una scusa le dissi che dovevo passare un attimo al posto di lavoro a Mapello. Verso le 19 arrivammo a Mapello, in macchina le squillò il cell. La convinsi a spegnerlo, lei aveva già capito le mie intenzioni. Una volta fermata la macchina si spaventò e tentò di scappare, prima mi colpì ai testicoli e il suo cell. mi cadde addosso. Lo presi e lo disattivai. Lei intanto era appena scappata fuori de macchina. Avevo perso la testa per il fatto che poteva rovinare il mio corpo. La insegui nel campo dietro cantiere avevo un coltello poi presi una pietra e senza rendermi conto la colpii alla testa. Pensavo che era meglio chiamare il 118 e poi scappare ma preso dal panico la caricai in macchina e (..) portai il corpo in un campo più sicuro di Mapello.” In verità la ragazza è stata trovata a Chignolo, ma questo non ha molta importanza per stabilire la veridicità ancora tutta da comprovare. La lettera anonima, su disposizione del pm Letizia Ruggeri, è stata comunque trasmessa dai carabinieri al Ris di Parma.

La lettera è arrivata pochi giorni prima del deposito dei risultati dell’autopsia sul corpo di Yara Gambirasio. Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che si occupa del caso, sta infatti ultimando il suo lavoro. Fra pochissimi giorni, i risultati degli esami redatti dall’anatomopatologa, dovrebbero raccontare in modo chiaro come morì Yara, ma difficilmente potranno dare un nuovo impulso alle indagini e individuare il suo assassino. Dalle prime indiscrezioni emerse nei giorni successive al ritrovamento del cadavere, sembra che la morte della ragazza sia da attribuirsi a una serie di fattori come le ferite al capo, al collo e alla schiena oltre che al freddo. Sugli slip era stata trovata una traccia di Dna che, però non ha portato ad alcun risultato.

L’unico indagato, Mohemed Fikri, il marocchino fermato, per una sua frase tradotta male, qualche giorno dopo la sparizione di Yara, è risultato del tutto estraneo alla vicenda, quindi il pm Letizia Ruggeri ha chiesto l’archiviazione.

Se risultasse esatta la frase che dice:  “Avevo perso la testa per il fatto che poteva rovinare il mio corpo.” questo potrebbe essere un segnale di autenticità della lettera, visto che è una modalità di linguaggio che appartiene chiaramente ad un grave malato di mente, il quale potrebbe veramente aver vissuto un delirio del genere. Un malato di mente che, come nel caso Chiatti, sta chiedendo, a suo modo, un aiuto.

 

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