Uccide la madre, l’omicidio annunciato in un cortometraggio. IL VIDEO

PESCARA – Rimane in silenzio, Valentino Di Nunzio, dopo le prime parole dette agli agenti quando sono arrivati nella casa dove aveva ucciso la madre: “Ero da mio cugino, dovevamo vedere un film. Poi ho pensato “vado”. E sono tornato a casa. I miei genitori mi opprimevano, non mi facevano uscire – poi la solita frase schizofrenica per dare un senso a ciò che non ne ha  – Volevo andare al bar con lui, (il padre N.d.R.) non mi ci ha portato”. Questo sarebbe il ‘movente’.

Il Di Nunzio, ha spiegato ai carabinieri il suo legale Isidoro Malandra, era in cura psichiatrica da alcuni anni. Il medico che lo ‘curava’ è già stato ascoltato dagli inquirenti ed ha confermato il grave stato di salute mentale del giovane.

Ora il matricida è rinchiuso nel carcere di San Donato con l’accusa di omicidio. Gli agenti di custodia non lo perdono di vista neanche un attimo, temendo che possa suicidarsi. Tutto è accaduto domenica pomeriggio, a  Manoppello Scalo (Pescara) nella casa dove Valentino Di Nunzio abitava con i genitori, Maria Teresa di Giamberardino, 55 anni, e il padre Fernando, 59 anni.

Dalle prime notizie trapelate si è venuto a sapere che il matricida ha trascorso il pomeriggio guardando un film comico insieme ai cugini. Improvvisamente li ha lasciati dicendo che sarebbe tornato subito. Tornato a casa ha trovato la madre e l’ha uccisa. Dall’esplorazione esterna del cadavere, eseguita dall’anatomopatologo Ivana Biancone, risulta che ha la donna è stata raggiunta da una serie di fendenti all’addome fino a quando il coltello si è rotto, quindi il Di Nunzio ne ha afferrato un altro, e ha colpito ripetutamente la donna alla gola. Dopo l’efferato delitto si è barricato in casa ed ha aperto solo quando sono arrivati i carabinieri. Sulla scena del delitto i carabinieri hanno trovato un coltello per tagliare il pane intriso di sangue e il manico di un altro.

In questa vicenda c’è un particolare agghiacciante: l’omicidio era stato preannunciato da un cortometraggio, girato un anno e mezzo fa, che si può trovare you tube. Il protagonista del corto è proprio lo stesso individuo che ha ucciso la madre.
Il cortometraggio, datato 19 marzo 2010, si intitola ‘La dodicesima vittima”. In questo film vediamo il Di Nunzio, perfetto nelle vesti di un serial killer, dice sicuro di sé: “La pazzia è vera, vera come la morte che è l’unica cosa che non ti tradisce”. E il suo pensiero è lucido quando afferma ciò che anche molti psicologi affermano : “È pazzesco come le persone riescano a pensare che un assassino sia qualcosa di lontano da loro. Invece no, io c’ero sempre stato…”.

Sarà forse per questa pseudo cultura freudiana, diventata la leggenda metropolitana, del “Siamo tutti pazzi”, che nessuno si è accorto della pericolosità del Di Nunzio. Ma questo aspetto lo approfondiremo nella nostra rubrica “Cronache dal sottosuolo”.
Mentre scorrono le immagini del cortometraggio vediamo il giovane  aggirarsi per Pescara cercando “ … un pollo da sgozzare. (…) Cercavo sangue, volevo ascoltare il suono della morte. (…) Tutti sono buoni a fa nascere qualcuno, ma a uccidere no, per uccidere ci vuole coraggio. (..) Mi sentivo un dio castigatore, nel mio giardino c’è sempre carne fresca da macellare”. Queste ultime parole sono quasi le stesse di Anders Behring Breivik, il mostro di Oslo.

 

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