Yara, demoni e sensitivi

BERGAMO – Mentre si aspetta la trasmissione della Chi l’ha visto, che parlerà questa sera della scomparsa di Yara, si guardano le ultime agenzie che, giustamente, hanno come peculiarità di essere acritiche, vale a dire che raccolgono le affermazioni così come vengono dette senza soffermarsi sul senso e forse nemmeno sul significato.

Il giornalismo però è un’altra cosa è, o dovrebbe essere, l’anello di congiunzione tra creatività, immaginazione e impegno civile per svelare i contenuti delle parole e degli accadimenti senza i quali la verità galleggerebbe nello stagno dalle acque immobili del non senso.
L’Adnkronos, per esempio fa il proprio dovere quando riscrive, senza commentare, le frasi strampalate di un certo Mons. Vecchi: “Il demonio -dice- è bello, benvestito e affascinante. Gli risulta facile trarre in inganno chi non è abbastanza forte da resistergli. Si tratta di un’entità trasversale, che può trovarsi ovunque in ogni situazione e, al giorno d’oggi, può annidarsi anche nel mondo del web, dei social network e soprattutto di Facebook”. Pare che il prelato lo conosca bene, forse è lo stesso che si nasconde nelle sacrestie e ‘obbliga’ il prete ad abusare dei bambini, come hanno già detto eminenti vescovi ed anche il Papa.
In un altro dispaccio leggiamo che un sedicente ‘sensitivo’, un ‘esperto’, sottolinea chi ha scritto il pezzo, ‘ha visto’ ciò che in verità hanno dedotto in  molti, e cioè che potrebbe essere stato un malato di mente, magari lucido, e con un ottimo rapporto con la realtà materiale, a rapire la ragazza. Quindi o siamo tutti veggenti o siamo tutti dei cretini che credono nei veggenti.
Forse qualcuno dovrebbe dire, e questo dovrebbe essere il compito anche dei giornalisti,  che dedurre non è un atto di magia e che in un paese di sani di mente, se qualcuno va in giro a dire come è fatto il diavolo e dove si nasconde, lo mettono almeno quindici giorni a ricovero coatto in una clinica dove si curano le malattie mentali. Viene il dubbio che però l’Italia non sia un paese di sani di mente, e questo è un problema.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe