1622 Venezia. Un caso di stregoneria tra le mura del monastero dei Miracoli

VENEZIA – Durante la prima metà del Cinquecento in Italia si vive il periodo del Rinascimento, la scoperta dell’uomo e del mondo, come fu definito da Jules Michelet. Grazie all’America, si avevano nuove frontiere da conoscere, nuovi limiti da superare.

Ma il 21 luglio del 1543 la proclamazione della bolla Licet ab initio e l’istituzione della Congregazione cardinalizia del Sant’Uffizio, furono l’inizio di un salto nel buio, un passo indietro tra le tenebre, rischiarate solo dalla luce dei roghi che non tardarono a bruciare anche in Italia. Lo Stato della Chiesa edificò una struttura centralizzata e sovrastatale, con lo scopo di combattere l’eresia. Nei territori della Serenissima, però, i tribunali del Sant’Uffizio erano sottoposti ad una serie di limitazioni che ne riducevano l’azione. Basti pensare che una deliberazione del Minor Consiglio, datata 22 aprile 1547, stabiliva che alle sessioni del sacro tribunale dovessero essere presenti degli assistenti laici, scelti «tra i senatori più ragguardevoli» dello stato.
Ma questo non impedì che ci fossero denunce verso persone in odore di stregoneria.
Presso l’archivio Storico del Patriarcato a Venezia, nel fondo Criminalia Sanctae Inquisitionis, si trovano alcuni casi degni di nota.

Succede verso la fine del febbraio del 1622. Il giorno 22 arriva una denuncia al Vescovo di Castello, la lettera è firmata dal nobile Girolamo Colonna figlio di Girolamo, residente a San Pietro di Castello. Nel testo si accusava di stregoneria tale Margherita. Nulla di strano, spesso alla base ci sono maldicenze e vendette trasversali. Ma questa non è una denuncia qualsiasi. L’accusata non è una donna del popolo, non è nemmeno una cortigiana che aveva rifiutato un nobile. Margherita è una suora, in particolare era una cappuccina riformata. La domanda principale che agita i funzionari è: come poteva una monaca essere considerata una strega ?
La denuncia di Girolamo non era molto chiara e presentava alcuni punti oscuri. La lettera inizia descrivendo come alcuni mesi prima il nobile si trovasse a letto infermo. Una febbre lo stava consumando e gli restavano poche forze. Sua sorella, Lucida, monaca nel monastero di Santa Maria dei Miracoli, era molto preoccupata per la sua salute. Non era poi una preoccupazione molto infondata. Nel Seicento era all’ordine del giorno morire per un virus, per una banale influenza curata con i pochi rimedi che si conoscevano. Cosi decise di chiedere aiuto ad una persona che aveva conosciuto da poco.  Una cappuccina in odore di santità. Questa cappuccina andò a trovarlo alcune volte. La prima volta che lo visitò lo segnò con una crocetta e con un rosario invocò molti santi. Nomi che non aveva mai sentito. La volta successiva gli fece pervenire una ampolla di olio con il quale gli ordinò di ungersi la gola, le tempie e lo stomaco. Forse un rimedio naturale ? Non lo scrive, ma sente il bisogno di aggiungere che un giorno la cappuccina gli fece visita ed estrasse da una borsa una scatola. Una scatola semplice, con pochi intagli. Dentro c’era una Ave Maria a forma di granato sfaccettato che ripose sul tavolino. Accese delle candele. Lui era curioso di cosa rappresentasse quello strano granato e lei gli disse che quello che lui stava vedendo era il sacro rosario della Beata Giovanna della Croce di Madriso e che grazie a quella speciale reliquia gli avrebbe tolto la febbre. Ormai alle visite di quella strana cappuccina assistevano anche la madre del nobile, tale Zanetta moglie di Agostino Mariner e la serva Marietta, tutte incuriosite dai rituali pronunciati.

La lettera continua, raccontando di come la sorella Lucida gli mandò un giorno dal monastero un cesto con delle “fugacette e bussolai”, dolci tipici veneziani. Prima che arrivassero, però, il cesto fu benedetto dalla cappuccina con dell’acqua. Certo, fino a qui non sembra una vera denuncia di stregoneria, anzi.  Ma c’è dell’altro, perché Margherita è strana. Non per i rituali che compie o per quei strani santi che invoca. Nemmeno per le strane reliquie che possiede. La suora sembra avesse delle strane attenzioni per la sorella. Per due volte era entrata nel suo monastero, quello di Santa Maria dei Miracoli, nella zona di clausura. Il monastero sorgeva vicina alla famosa chiesa di Santa Maria dei Miracoli. Durante la seconda metà del Cinquecento era stato affidato alle Francescane di S. Chiara di Murano che mandarono dodici di loro nel nuovo chiostro e non si poteva certo definire un luogo isolato e difficile da controllare. Ma quella strana suora era riuscita ad entrare, non solo, in una di queste notti l’aveva addirittura presa a schiaffi. Suor Lucida informò subito il nobile fratello dell’episodio. La volta successiva, sempre di notte, si presentò ancora al capezzale di suor Lucida e dopo averle dato un bacio le chiese di seguirla. La suora, spaventata da questa presenza insistente, la cacciò via gettandole addosso un rosario che la stessa cappuccina le aveva regalato. E’ strana questa Margherita, ma questo non basterebbe a renderla sospetta per l’inquisizione. Forse per questo il nobile, prima di chiudere la denuncia aggiunge un ultimo episodio inquietante. Dopo che era guarito dalla febbre, il 19 dello stesso mese, Girolamo era uscito ed aveva incontrato la cappuccina in campo della Tana, vicino all’attuale Arsenale. Lei lo aveva salutato come nulla fosse e lui nel cercare di risponderle si rese conto che era rimasto privo di voce, si sentiva le mani legate ed il cuore stretto come se due mani lo stessero fermando. Come se due mani invisibili lo stessero uccidendo. Questo non lo aveva scritto ma lo lasciava supporre. Quella donna è inquietante e fa cose sovrannaturali. Ha la capacità di entrare in un monastero di clausura senza che qualcuno le apra i portoni chiusi e gira a Venezia di notte. Inoltre, solo con lo sguardo può farti stringere il cuore. Si, qualche elemento per prendere sul serio la faccenda esiste, la denuncia viene presa seriamente e si avvisa l’inquisizione. Arriva il nunzio apostolico al vescovato di San Pietro di Castello. Sebbene ci possa far sorridere una lettera simile, non dobbiamo dimenticarci che solo cinquant’anni dopo in America nel villaggio di Salem la caccia alle streghe portò a giustiziare 19 persone, 55 fra uomini e donne furono torturati ed oltre duecento persone accusate di stregoneria. Il diavolo camminava tra gli uomini e poteva ingannarli travestendosi anche da suora per circuirli e dannarli.

La prima testimone ascoltata è Margherita, la quale risiede nella fondamenta della Celestia. Suo marito svolge la professione di “diamanter”, mentre lei è la serva delle monache del monastero doveva risiedeva la sorella del Colonna. Margherita può aver sentito e visto qualcosa e quindi è un buon punto di partenza. Le viene chiesto se conosceva la cappuccina inquisita. Certo che la conosce, abita in una casa a San Severo in corte del Tagiapiera. Oggi quella corte è vicina a dove sorge il palazzo dell’Unesco ed è una zona tranquilla. Per lei quella donna ha qualcosa di strano.
All’inizio pensava che fosse una santa e siccome aveva dei forti dolori allo stomaco le chiese un rimedio. La donna le diede alcuni “scorzi di ovi pisti” (ovvero alcuni gusci di uovo pesto) e certi oli. Ma il dolore non cessò, cosi decise di bruciare gli oli e gettare il resto.
Ma la notte seguente si senti male, forse a causa di quello che aveva fatto. Ma c’è dell’altro. Suo marito un lunedì notte stava camminando in Campo dei Casoni, nei pressi di San Canciano, quando fu chiamato per nome. Si girò per vedere chi lo chiamava e vide la monaca che lo osservava. Come sapeva il suo nome ? E sopratutto cosa ci faceva di notte in giro per la città? Mentre gli inquisitori l’osservavano durante l’interrogatorio, lei abbassò lo sguardo e sussurrò quello che molti temevano. La monaca Lucida, sorella del Colonna, le aveva anche detto che quella cappuccina aveva viaggiato molto, era stata in tanti luoghi ma sopratutto per due volte la santa inquisizione in Romania l’aveva arrestata. Quindi c’era un precedente ?

Il 24 febbraio il nunzio apostolico entra nel parlatorio del monastero di Santa Maria dei Miracoli e va ad interrogare suor Lucida Colonna. Le chiede come mai conosceva la cappuccina.
Lei racconta che da pochi anni, prima della festa di Ogni Santi, iniziò a servire in monastero tale suor Margherita. La fama dei suoi miracoli la seguiva da Roma. Quando suo fratello si ammalò pensò di fare una cosa giusta nel chiederle aiuto. Erano ormai tre giorni che aveva perso conoscenza quando all’improvviso la cappuccina le disse che suo fratello non sarebbe morto. La mattina successiva lui si svegliò e parlò, da quel momento stette meglio.  
Cosi iniziò a pensare fosse una santa e fu ben felice di stringere amicizia con lei. Ma la cappuccina venne a trovarla due volte in circostanza alquanto sinistre. La prima volta si presentò alle due della notte e fu in quella occasione che le diede uno schiaffo. Non sa spiegarsi il motivo ma la suora le disse che voleva solo darle una carezza. Raccontò al nunzio che stava dormendo nella sua cella quando senti come una presenza al suo capezzale, svegliandosi piano apri gli occhi e le parve di vedere la cappuccina che l’osservava, poi, senti chiaramente lo schiaffo.

L’inquisitore che voleva capire come si erano svolti i fatti e che non aveva intenzione certo di inquisire una donna innocente le chiese se non poteva essere stata qualche altra monaca che per burla l’avesse colpita. Ma lei gli rispose che il giorno dopo tutte negarono di averle giocato questo brutto scherzo.
La seconda volta avvenne di giovedì all’una di notte, dieci giorni prima di Natale. Quella sera, dopo gli avvenimenti trascorsi, decise di lasciare un lumicino che rischiarasse le profonde tenebre della sua cella. Come la volta precedente, avverti la presenza della cappuccina prima ancora di svegliarsi. Quando apri gli occhi, la tenue luce illuminava chiaramente i lineamenti della donna che la stava osservando. Lei si spaventò e la suora le regalò una corona, le disse che gliela avevano regalata degli angeli. Ma lei di quella presenza non si fidava e pensando fosse stregoneria la butto via. Quella notte la cappuccina le chiese di seguirla e dopo averle dato tre baci cerco di convincerla. Ma lei si rifiutava e cosi colta dall’ira la suora le diede tre pugni sulla schiena, saltò giù dal letto e scomparve. Come aveva fatto ad entrare ed uscire senza che nessuno se ne accorgesse ? tre baci e tre pugni, un racconto simbolico o un gesto cabalistico?

Il giorno terrorizzata buttò via gli oli e un pezzo di  corda che la cappuccina diceva essere quella di San Bartolomeo da Roma riformato santo. Per lei il diavolo era venuto nella sua forma affermando che fosse la cappuccina. Dopo quegli episodi Margherita non le parlò più per un lungo periodo. Un giorno l’avvicinò e le disse che la notte di natale aveva gustato la passione del Signore e che portava una piaga nel costato a simbolo della sua devozione.
L’inquisizione aveva molti elementi sui quali riflettere. Si decise di interrogare suor Cristina che era la suora che dormiva accanto a Lucida. Suor Cristina conferma in parte il racconto di Lucida, si ricordava che una notte aveva chiaramente sentito dare un pugno forte su di una schiena. Inoltre, anche lei aveva sentito quel racconto da quella strana cappuccina sulla piaga che aveva sotto il braccio.
Si interroga la badessa, Suor Serafina. La badessa giura che la piaga non l’ha mai vista ma Suor Ortensia e Isabetta converse l’avevano vista e sembrava come una graffiatura e per il resto senti tutta questa storia solo da suor Lucida.
Il 24 febbraio al Palazzo Patriarcale viene interrogata suor Ortensia Vetinelli conversa.
Lei sapeva che suor Margherita cappuccina era stata inviata dalla Madre Suor Maria Francesca badessa di Santa Maria della Purificazione di Roma. Era in odor di Santità e senti della piaga che il venerdì ed il sabato le dava gran dolore. Era come un segno mandato dal signore, come le sante stigmate. Anche Angela Grisenti, conversa del monastero di Santa Maria delle Grazie, conferma di aver visto quella strana piega sotto il costato. Tante dichiarazioni, ma sono sufficienti?
Purtroppo il fascicolo termina qui. Non ci sono altre carte che ci diano indicazioni su cosa decise di fare la Santa Inquisizione. Nei libri delle sentenze non si trova traccia di nessuna condanna. Margherita, la strana cappuccina, resta un episodio di come l’inquisizione arrivò anche a Venezia, ma per fortuna nessun rogo fu acceso per lei in piazza San Marco.

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