Lo Porto. La famiglia non ha una bara su cui piangere

PALERMO  – “Siamo stati informati che il nostro Giancarlo è stato ucciso durante un attacco americano.

Siamo devastati dal dolore, senza parole e senza una bara su cui piangere. Non capiamo i come e i perchè della sua morte ma pretendiamo che il governo faccia ora completa chiarezza  sulla vicenda”. Sono le parole di un messaggio scritto dai familiari di Giovanni Lo Porto, letto dalla cognata Giovanna Piazza, davanti al portone del palazzo di via Pecori Giraldi a Palermo dove abita la madre del giovane cooperante rimasto ucciso in un raid americano a gennaio scorso. Con lei anche Daniele Lo Porto, uno dei fratelli di Giovanni, che vive a Pistoia e che da ieri è a Palermo.

“Siamo stati rassicurati dalla Farnesina e aspettavamo con fiducia il suo ritorno ed ora si scopre che i fatti erano diversi. Giancarlo poteva e doveva essere liberato. Che fosse in quella zona era chiaro a tutti. E quindi l’uso di droni metteva a rischio la sua vita – continua il messaggio – .La sua morte non è stata un semplice errore la sua salma ci deve essere restituita. Il discorso del ministro Gentiloni davanti a un aula semideserta ha ingigantito nostro dolore”. “Una commemorazione ufficiale – prosegue il messaggio – è un atto dovuto. Ai giornalisti chiediamo di rispettare il nostro dolore e di seguire il lavoro della magistratura e delle istituzioni”.

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