Evasione fiscale, sequestro beni per 127 mln a imprenditore

MARSALA (TRAPANI) – Beni immobili, società e denaro liquido per un valore complessivo di circa 127 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza a Michele Angelo Licata, 52 anni, principale imprenditore del settore ristorazione-alberghiero di Marsala.

Il maxi-sequestro è stato disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani su richiesta della Procura di Marsala. Si tratta – dicono gli inquirenti – della più imponente misura di prevenzione patrimoniale per “pericolosità fiscale” a livello nazionale. Nello specifico, sono state sequestrate 10 società, 3 ditte individuali e relative aziende (alberghi, lussuose sale ricevimento, resort con piscine e centro benessere, ristoranti , stabilimenti balneari e altre strutture ricettive a Marsala e a Pantelleria), 75 fabbricati, 257 terreni, 23 autoveicoli, 71 conti correnti bancari sui quali erano depositati circa 6 milioni di euro, sei polizze vita del valore di 4,6 milioni di euro e partecipazioni societarie. 

Il sequestro di beni è stato eseguito nei confronti di Giuseppe Faro, di 58 anni, noto imprenditore pluripregiudicato a capo di attività operanti nei settori dell’edilizia e del movimento terra, ritenuto vicino all’organizzazione mafiosa facente capo al clan “La Rocca”, affiliata alla famiglia mafiosa “Santapaola” di Catania, di cui è rappresentante nel territorio di Caltagirone.Le indagini di natura economico-finanziaria svolte dalla Dia, riguardanti il periodo compreso tra il 1992 ed il 2011, finalizzate a rilevare la capacità reddituale dell’uomo e dei suoi familiari, hanno permesso di accertare “forti profili sperequativi tra i redditi dichiarati ed i beni posseduti, tali da fondare la presunzione, condivisa dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania ed accolta dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, di una illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose connesse all’organico e prolungato rapporto di frequentazione dello stesso con esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Catania e Caltagirone”.Inoltre, è stato rilevato come Faro, dopo avere costituito svariate imprese e società, successivamente al suo arresto avvenuto nel 2001, abbia preferito eclissarsi dalla scena economica delegando a moglie e figli il compito di incrementare il patrimonio di famiglia, investendone i frutti, derivanti da attività delittuose, nell’acquisto di ulteriori quote societarie, nella titolarità di altre imprese o nell’acquisto di numerosi immobili e autoveicoli.

Il patrimonio sottoposto a confisca è stato stimato complessivamente in circa 7 milioni di euro ed è costituito da numerose ditte, operanti perlopiù nel settore edile-immobiliare, da terreni, da immobili e da fabbricati, siti nei comuni di Palagonia (CT), San Zenone degli Ezzelini (TV), Albignasego (PD), Surbo (LE), da autocarri e da autovetture, oltre che da rapporti bancari e postali su tutto il territorio nazionale. Con l’odierno provvedimento è stata, altresì, disposta nei riguardi di Faro la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di polizia per la durata di anni due, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e presentazione bisettimanale all’Autorità di polizia territorialmente competente, nonchè il pagamento di una cauzione di 5.000 euro.

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