Migranti soccorsi. Comandante nave della Marina: “I miei uomini hanno rischiato vita”

CATANIA – “Se il gommone fosse affondato anche i miei uomini sarebbero ‘scesi’ insieme ai migranti.

I ragazzi sono stati decisamente molto coraggiosi e sono molto orgoglioso di come hanno operato e reagito”. E’ la ricostruzione del salvataggio di 108 migranti e del recupero di 10 corpi di donne annegate nel Canale di Sicilia fatta dal comandante della nave Diciotti della guardia costiera, il capitano di fregata Gianluca D’Agostino, incontrando i giornalisti a Catania. “Si sono trovati in mezzo a cadaveri che galleggiavano – spiega – e si sono butti prima sui corpi di quelli che soltanto dopo abbiamo scoperto erano già morti. Con il personale del Cisom che abbiamo a bordo abbiamo cercato di rianimare tutti quelli che tiravamo su, ma non ci siamo riusciti”. Sono 108 i superstiti del naufragio.

“Abbiamo avuto contro non soltanto il tempo – sottolinea il comandante di nave Diciotti – ma anche il mare grosso che ha ostacolato la ricerca”. Il problema più grave le condizioni del gommone che aveva il ‘pavimento’ spaccato rendendo “le operazioni di soccorso difficilissime”. Tanto che, osserva il capitano di fregata D’Agostino, “ci eravamo preparati a una tragedia di proporzioni decisamente superiori rispetto a quella che poi abbiamo affrontato” anche se “sempre di tragedia si parla visto che sono morte 10 giovane donne, ma è stata contenuta nei numeri”. “I ragazzi – afferma – si sono trovati in mezzo a cadaveri che galleggiavano e si sono butti prima su quelli che soltanto dopo abbiamo scoperto erano già morti. Con il personale del Cisom che abbiamo a bordo abbiamo cercato di rianimare tutti quelli che tiravamo su, ma non ci siamo riusciti”.

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