Foggia, a fuoco il “grande ghetto” in un clima di caccia al migrante

FOGGIA – Due persone, probabilmente due migranti, sono morte carbonizzate a causa di un incendio divampato nel “grande ghetto” tra Rignano Garganico e San Severo, in provincia di Foggia, una baraccopoli che si estende su 5.000 metri quadri.

Sul posto i vigili del fuoco: il rogo è ancora in corso, ma le fiamme sono sotto controllo. Da chiarire le cause dell’incendio. Mercoledì mattina il “grande ghetto” era stato sgomberato dalle forze dell’ordine nell’ambito di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Bari del 2016 per presunte infiltrazioni mafiose. Al momento dello sgombero erano presenti circa 250 migranti e ieri notte in oltre cento hanno dormito a ridosso del campo, sperando di prendere nuovamente possesso delle loro case. Sempre ieri quasi duecento migranti avevano protestato sotto la Prefettura di Foggia, per chiedere di riaprire la baraccopoli dove vivevano.  L’incendio è divampato nella notte. I vigili del fuoco sono arrivati sul posto intorno alle 2, allertati dalla polizia. Il rogo è stato spento e sono in corso accertamenti e indagini per individuare le cause. Non risultano feriti. 

Intanto la federazione regionale dell’USB Puglia, esprime “la massima solidarieta’ alle comunita’ dei braccianti migranti del “campo” di Rignano Garganico distrutto dalle fiamme questa notte e che ha causato la morte di due cittadini migranti”. “Queste – afferma l’Unione sindacale di Base in una nota – sono le conclusioni tragiche di anni di assenza di politiche reali di accoglienza e del clima di caccia all’immigrato costruito nel nostro paese e nella nostra regione”. “Migliaia di braccianti agricoli – e’ detto ancora – buoni per i lavori schiavistici nelle campagne foggiane e pugliesi, a cui non viene riconosciuta alcuna dignita’ umana. Questi episodi sono proprio la conseguenza della caccia alle streghe dei benpensanti razzisti”. “Aver avviato lo sgombero del campo di Rignano senza coinvolgere i lavoratori che lo abitano – afferma l’Usb – e’ stato un atto di prepotenza istituzionale che non e’ possibile accettare”. “Amministratori locali, politici regionali, imprenditori agricoli, hanno la responsabilita’ di queste due morti. L’Unione Sindacale di Base – conclude la nota – sosterra’ tutte le iniziative di solidarieta’ e assistenza legale possibile e allo stesso tempo invita tutti i veri antirazzisti alla massima mobilitazione”. 

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