Cantone. Si curano solo i ricchi. La politica rilanci sanità e welfare

ROMA – Due milioni di anziani hanno rinunciato alle cure per colpa della crisi e hanno dovuto tagliare drasticamente la spesa per i farmaci non rimborsati dal Servizio sanitario.

Quattro su dieci invece sono quelli che ormai si sono rassegnati alle lunghe liste di attesa del pubblico quando in altri momenti si sarebbero rivolti alle strutture private pagando interamente di tasca propria.
A dare questi numeri è il Censis, che ha fatto una fotografia agghiacciante ed impietosa sulla condizione in cui sono costretti a vivere gli anziani nel nostro paese.
“Di fronte a questi dati – ha commentato il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone – è del tutto evidente che per potersi curare in Italia bisogna essere ricchi e facoltosi. Gli anziani con redditi medio-bassi rinunciano alle cure perché non possono più permettersele”.

La difficile situazione degli anziani
“Viene da domandarsi – ha continuato Carla Cantone – che cos’altro debba ancora succedere affinché la politica si svegli e rilanci sanità e welfare, che da cinque anni a questa parte sono stati inesorabilmente smontati pezzo dopo pezzo”.

Il Sindacato dei pensionati della Cgil si rivolge quindi ancora una volta alla politica – tutta presa da una campagna elettorale mai così distante dai problemi reali delle persone – perché si impegni ad affrontare fin da subito la difficile condizione di vita degli anziani.
Anziani che in questi anni hanno visto diminuire sensibilmente il proprio potere d’acquisto, che si ritrovano a pagare sempre più tasse ricevendo in cambio sempre meno servizi e che sono arrivati al punto di negarsi le cure perché non ce la fanno a sostenerne i costi.

Occorre riprogrammare le politiche sociali
Chi si candida a governare il paese dovrebbe avere chiaro che la situazione è davvero grave, che non si può continuare a tagliare le risorse per la sanità e che bisogna riprogrammare le politiche sociali in particolare per tutti quegli anziani più fragili ed esposti che non possono rivolgersi alle strutture private.

Il paese si deve finalmente interrogare sul costante invecchiamento della popolazione – sul quale l’Italia detiene il primato in Europa – e si deve attrezzare di conseguenza.
La risposta sta nell’investire in welfare pubblico, per offrire servizi e assistenza a chi ne ha bisogno ma anche come motore di sviluppo per il paese e come occasione occupazionale per i tanti giovani che non trovano lavoro.
Negli altri paesi europei si sono mossi già da tempo. Sarebbe bene che lo facesse anche l’Italia.

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