Elezioni a Roma. Riprende la battaglia per il cambiamento

ROMA – A Roma ci si gioca parecchio. Anzi, mai elezioni amministrative hanno avuto un peso nazionale come queste di fine maggio. Anche se i media fanno finta di nulla. Anche se la politica nazionale si sta incartando in un loop di veti incrociati che immobilizzano non solo il paese ma l’idea stessa di un paese nuovo, e alle elezioni su Roma non ci pensano proprio se non per trasferire lì brandelli di sterile conflitto.

A Roma si gioca una partita fondamentale contro la faccia peggiore e misera del berlusconismo, quella incarnata da Gianni Alemanno, Renata Polverini e dai troppi famelici Fiorito e Mancini & co che in questi anni hanno saccheggiato la cosa pubblica spinti da una fame inestinguibile. Parentopoli, affari spregiudicati, cafonaggini, speculazioni edilizie e finaziarie, corruzione. E poi blandire i neo fascisti, aizzare le peggiore paure, non fare assolutamente nulla contro il degrado morale e “fisico” della città anzi alimentandolo. E poi negare l’evidenza della penetrazione profonda e strutturale delle mafie in città che non solo gestiscono i traffici di droga, il racket e si stanno scannando in una guerra fra clan sanguinosa, ma riciclano fiumi di denaro sporco di cocaina e grondanti sangue in affari apparentemente leciti. I soldi non puzzano, e la fame è tanta e si chiudono occhi e bocche e orecchie.

Questi livelli di degrado fisico, morale, politico e economico/sociale non si erano mai visti nella Capitale.
Ed è in questo scenario che a fine maggio si vota. E le poche speranze di cambiamento sono aggrappate a quella sinistra acciaccata che attraverso le primarie ha espresso un candidato sindaco unitario, Ignazio Marino, e nella capacità, se riuscirà ad esprimersi e agire svincolandosi dalla demagogia del megafono Grillo e dello stratega della catastrofe Casaleggio, dei Cinque Stelle.

Il M5S romano merita un piccolo inciso. Non è possibile, mai e soprattutto in questo periodo in Italia e a Roma, prendere le distanze dal 25 aprile come ha fatto il candidato De Vito ieri. Come non è pensabile affrontare i problemi di Roma attaccando la “Kasta” che accomuna nel loro racconto tutti e tutto quello che non è catalogato e certificato (da chi e come?) “a cinque stelle”. E questo mentre le mafie si stanno prendendo il potere visibile e occulto ma mai così reale come oggi nella Capitale. Non è possibile, poi, rifugiarsi in un’autodeterminata purezza (del tutto presunta) e spesso sfacciatamente narcisista e masturbatoria, confondendo programmi con slogan, complessità con battute da bar, politica con appartenenza “religiosa” e “settaria”. Roma non ha bisogno di demagoghi di destra o di sinistra e ancor meno di quelli a cinque stelle. Perché qui si gioca il futuro (in un colpo solo) di 4 milioni di cittadini (ufficiali) e almeno altri 800mila (non ufficiali). Perché qui si gioca il futuro non solo di Roma, ma anche quello del paese. Da qui può partire una rivoluzione politica e culturale e etica. Come da qui, se ci si arrocca, può andare in scena una catastrofe. Una catastrofe che potrebbe avere la faccia di Alemanno o quella sorridente di Alfio Marchini, uomo dei poteri forti che mirano a papparsi Roma. Imprenditore pre e post ideologico, Marchini, che userà il consenso ottenuto per contrattare fette di potere reale. E che guarda caso è cosi trasversale da piacere sia a Santoro che all’Annunziata e a Floris. Sorridendo. Come l’ennesimo imprenditore di successo prestato alla politica.

Ci sono temi e sogni nei programmi e nella vita di tanti simpatizzanti M5S a Roma che coincidono con quelli della sinistra che sostiene Marino. Giocarsi un’opportunità del genere per tatticismi presi in prestito per imitazione dai peggiori D’Alema e Cicchitto sarebbe non solo uno spreco. Sarebbe un delitto.
Ho scritto per I Siciliani giovani (www.isiciliani.it) un eBook (in distribuzione da ieri anche su http://www.amazon.it e http://www.lulu.com) sul potere incarnato in questi 5 anni dalla giunta Alemanno. Si intitola L’Era Alemanna ed è un ritratto spietato di quello che è avvenuto anche sul piano culturale, politico, sociale e morale in questi anni, e non solo la lista (enorme) delle inchieste giudiziarie e degli scandali a cui abbiamo assistito. C’è Roma, dentro. Quella che é e quella che dovrebbe essere.
Bene! Ne abbiamo parlato ieri sera anche con il direttore Riccardo Orioles. Quelle forze politiche e i candidati sindaco che vogliano avere uno strumento in più elaborato da persone indipendenti e critiche come quelle che portano avanti il progetto eretico de I Siciliani giovani, possono prenderlo e utilizzarlo. Liberamente. Stampatelo, fatelo girare, mettetelo in rete. Fatene buon uso. A noi non frega nulla, davanti a quello che rappresentano le elezioni a Roma, dei soldi e dei diritti. Anche se il progetto è nato per sostenere I Siciliani giovani e il tentativo di portare il giornale su carta, rinunciamo volentieri all’esclusiva. Perché a Roma si gioca una battaglia unica. E non ci saranno altre occasioni per dare voce a un sogno di reale cambiamento.

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