Gli attacchi a Cécile Kyenge. L’Italia razzista, dell’ignoranza e dei pregiudizi colpisce ancora

ROMA – In Italia i pregiudizi sono duri a morire e se poi ci metti un pizzico di ignoranza il danno è assicurato. A pagare le spese delle malelingue è ancora una volta il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, la quale, come aveva promesso ha trascorso il 25 dicembre servendo il pranzo natalizio  con la sua famiglia  al Centro Astalli di Roma, ovvero una mensa per profughi gestita dai gesuiti.

“Oggi – aveva detto il ministro – ho voluto essere, insieme alla mia famiglia per servire le persone che frequentano la mensa. Ho voluto mangiare quello che mangiano loro e soprattutto servirli. Una persona che siede nelle istituzioni deve dimostrare di essere tra la gente e servire gli altri”, ha sottolineato Kyenge. Fin qui tutto bene. Tuttavia qualcuno ha subito tentato di rovinare il buon esempio lanciato dal ministro, insinuando e facendo circolare la voce che la rappresentante istituzionale avrebbe indossato un orologio costosissimo, ovvero un Vacheron Costantin del valore di 23 mila euro. Insomma, sarebbe bastato andare a chiedere spiegazioni alla diretta interessata almeno per accertarsi la veridicità dell’oggetto, invece, la solita macchina del fango si è messa in moto facendo di tutto per mettere in evidenza la presunta contraddizione. Alla fine la notizia era completamente falsa. Come ha raccontato il marito, l’orologio altro non era che un Lorenz automatico di appena 200 euro, che tra l’altro lo stesso ministro spesso dimentica di caricare. Insomma, inutile dire che la Kyenge è una di quelle persone prese di mira fin dall’inizio del suo incarico istituzionale. Le hanno detto di tutto e di più. E sui social network si sono davvero sfogati in parole che somigliano ai cori razzisti lanciati dalle curve degli ultrà.

Dal leghista Roberto Calderoli che l’ha definita un orango, all’assessore del Pdl Cristiano Za Garibaldi che gli ha dato della prostituta. Senza contare le frasi di gruppi estremisti apparse sul web. Da ‘ministro bonga bonga’ a ‘scimmia congolese’ o peggio ancora ‘governante puzzolente’. Insomma offese gratuite che mettono in evidenza l’arretratezza culturale che regna in questo Paese, un tempo culla delle civiltà, e che ci fa vergognare di essere italiani. 

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