Il “nuovo” del Pd. Linciaggio, gogna per gli intellettuali che pensano con la propria testa

ROMA – Linciaggio, gogna, al rogo come gli eretici. Le parole si sprecano, basta scegliere: qualcuno dirà che esageriamo. Che Rodotà, Zagrebelsky, Roberta De Monticelli, Settis, Carlassere, gli altri firmatari dell’appello contro la riforma del Senato come da patto Renzi – Berlusconi, in fondo la polemica se la sono andata a cercare.

L’appello lanciato da Libertà e Giustizia parla dei rischi di involuzione autoritaria ed è logico che gli “accusati“ si difendano. Figuratevi, con noi si sfonda una porta aperta, Ma le parti in causa devono giocare pulito, invece qui il gioco si fa sporco, sempre più  sporco. In particolare viene preso di mira Stefano Rodotà. Ovviamente non ha bisogno delle nostre difesa così come gli altri intellettuali.  Ma ciò che è inaccettabile è che il dibattito, il confronto, non avviene sulle idee, sulle proposte, ma è un vero e proprio linciaggio nel tentativo di screditare, con ogni mezzo, gli intellettuali  firmatari dell’appello. Lasciamo perdere il goffo tentativo di indicare Rodotà come un “voltagabana” per una sua presa di posizione sul bicameralismo che risale a quasi trenta anni fa quando si votava con il proporzionale.

L’Unità con un tal Adinolfi attacca gli “idealisti con il broncio”, da Rodotà a Zagreblesky

Veniamo invece, e ci spiace che sia proprio l’Unità a farsi partecipe del linciaggio. “Riforme, gli idealisti con il broncio”, così definisce il gruppo degli intellettuali, un tal Massimo Adinolfi, credendo di far dell’ironia, invece è solo cafonaggine politica. E poi se la prende con Rodotà perché Grillo e Casaleggio hanno firmato l’appello di Libertà e giustizia. E si chiede, sospettoso: “Cosa vuol dire questa così vistosa  convergenza di vedute?” . Forse dovrebbe chiederlo  a due capi dei pentastellati. Invece no. E giù accuse agli intellettuali che hanno osato indicare un pericolo, anzi – dice il nostro tizio: “quod periculusum mazime”, il più grande dei pericoli, quello di un colpo mortale inferto alla democrazia”. Non l’avessero mai fatto, il tizio si incarta fra “sinistra reale”, ”sinistra morale”, “sinistra ideale”. Per concludere con un richiamo a Robert Musil il quale diceva, “non si può mettere il broncio ai propri tempi senza riportarne danno”. Allora ci siamo detti, anche Adinolfi deve essere un intellettuale oltre a scrivere per l’Unità. Siamo andati a vedere chi è? E’ un professore associato, insegna teoretica, ma ciò non vuol dire che sia un intellettuale. E’ stato anche parlamentare del Pd, ma non sembra aver lasciato tracce a Montecitorio. Nel suo curriculum politico il sostegno a Renzi nelle primarie. Lui non ce la fa. Alle primarie per i deputati non passa. Non se la sente di votare per Bersani, dice lui stesso, alla Camera opta per Scelta civica, al Senato per M5S.

Ex deputato Pd, giocatore di poker, matrimonio a Las Vegas

Dimenticavamo che la sua notorietà la deve al matrimonio celebrato a Las Vegas e non poteva che essere così, visto che lui, oltre ad essere  blogger, è un fanatico del poker. Leggiamo sul suo blog la cronaca del matrimonio celebrato nelle sale della Pop-Up Wedding Chapel del Cosmopolitan Hotel: ”Una mezzanotte da leoni – scrive – nell’unica cappella della Strip, tutta trasparente con i passanti a far festa con noi. Un’opera d’arte contemporanea, non una cerimonia”. Abito bianco corto e tacco alto lei, panama, polo e scarpe da ginnastica color fluo, lui. E la formula del sì rigorosamente letta su iPad.  Pensate da che pulpito viene la predica!

Pd renziano è quanto di più vecchio ci sia sul mercato della politica

Il “nuovo” del Pd renziano è  quanto di più vecchio ci sia nel mondo della politica, o meglio della cattiva politica. La campagna contro i firmatari dell’appello è tipica delle bande dei falsari. Si dice che Rodotà e soci sono conservatori che vogliono mantenere il Senato così com’è, il bicameralismo perfetto è il loro obiettivo, mentre  “la gente”, secondo sondaggi farlocchi, vuole una sola Camera, manifesterebbe nelle strade e nelle piazze al grido “senatori a casa”.  Questo ovviamente vale per il presidente del Senato, Grasso, che ha osato esprimere la propria opione e per i 22 senatori del Pd che la pensano diversamente da Renzi e da Berlusconi ed hanno presentato un disegno di legge . Addirittura la ”neo stalinista”  e neo vicesegretaria del Pd, Serracchiani, ha richiamato la seconda carica dello Stato in nome della disciplina di partito. Repubblica addirittura in un titolo ha raccontato che Napolitano ha corretto Rodotà. Quando il Capo dello Stato ha richiamato solo la necessità che con la legge si ponga fine al bicameralismo perfetto, senza entrare nel merito. Ma anche Rodotà e tutti i firmatari, così come Grasso, Vannino Chiti, primo firmatario del disegno di legge di legge dei 22 senatori del Pd,  propongono il superamento del bicameralismo  perfetto contrassegnato dal doppio voto di fiducia. Eliminato il “difetto”  si tratta di vedere che fare del Senato. La proposta del governo, di fatto, lo elimina, le rende inutile e guarda al premierato forte, in ultima ipotesi il presidenzialismo. Tutti i mezzi sono buoni per linciare i “conservatori” i quali hanno la colpa di pensare con la loro testa e, appunto, pensano che, eliminata la doppia fiducia, il Senato deve mantenere il ruolo di garanzia, una Camera alta con compiti ben individuati, con senatori veri eletti dal popolo. Dice il presidente del Centro per la riforma dello Stato, il senatore del Pd, Walter Tocci, che Palazzo Madama non può essere trasformato in un ”dopolavoro” di sindaci e amministratori regionali.

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